Periodico di informazione religiosa

Il Cardinale Koovakad: “La guerra in nome di Dio è una perversione religiosa”

da | 20 Giu 2025 | Vita ecclesiale

Il Cardinale George Jacob Koovakad, Prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, è intervenuto giovedì 19 giugno 2025, alla Seconda Conferenza Interparlamentare sul dialogo interreligioso con un accorato appello al superamento dell’odio in nome della religione. Il suo intervento ha tracciato una panoramica storica e teologica del ruolo della Chiesa nel dialogo interreligioso, riaffermando la necessità di promuovere la pace, la dignità umana e la collaborazione tra fedi diverse. “Ogni guerra in nome di Dio è una perversione religiosa”, ha affermato con forza il Cardinale, invitando i rappresentanti istituzionali a riconoscere nel dialogo uno strumento essenziale per costruire un futuro di speranza e riconciliazione.

Davanti ai presidenti delle due Camere, ai rappresentanti dell’Unione Interparlamentare e a numerosi relatori e ospiti italiani e stranieri, il Cardinale ha rinnovato l’impegno della Santa Sede nel promuovere la comprensione e il rispetto reciproco tra le religioni, in un contesto globale segnato da tensioni e conflitti anche a sfondo religioso.

“Il dialogo può costituire un valido strumento di pacificazione tra i popoli?”, ha chiesto con tono diretto, sottolineando tuttavia che “non può sostituire i doveri di chi ha responsabilità di governo nel porre fine alle guerre. Ma può e deve affermare con chiarezza l’incompatibilità dell’odio, della brutalità e della discriminazione con qualsiasi autentica esperienza religiosa.”

Nel suo discorso, il Cardinale Koovakad ha voluto offrire una breve ma densa rassegna storica della nascita del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, fondato nel 1964 per volere di San Paolo VI, in pieno clima conciliare. “Il Concilio Vaticano II – ha ricordato – fu un evento di grande portata, che vide nella dichiarazione Nostra Aetate un punto di svolta nel rapporto della Chiesa con le religioni non cristiane”.

Parole che, secondo Koovakad, conservano una straordinaria attualità: “Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l’interdipendenza tra i popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non cristiane”.

Il Prefetto ha poi citato con riconoscenza i Papi che, a partire da San Paolo VI, hanno dato nuovo impulso al dialogo interreligioso: San Giovanni Paolo II, con i suoi gesti simbolici come l’incontro di Assisi, e il compianto Papa Francesco, che ha posto la fraternità al centro del suo magistero.

“Il nostro Dicastero ha oggi tre missioni fondamentali: promuovere la mutua comprensione, il rispetto e la collaborazione tra i cattolici e i seguaci di altre religioni; incoraggiare lo studio delle religioni; promuovere la formazione di persone votate al dialogo”, ha spiegato.

Ma l’affondo più forte è giunto sul tema della strumentalizzazione religiosa della violenza. Se è vero che “il dialogo religioso non può sostituire coloro che esercitano responsabilità del governo a livello mondiale nel loro impegno a porre fine al alle guerre che si combattono anche nel nome della religione”, ciò che il dialogo può fare è “affermare con chiarezza l’incompatibilità dell’odio, della brutalità e della discriminazione con qualsiasi autentica esperienza religiosa”.  Ogni essere umano è titolare di diritti e libertà inalienabili e in questo contesto “il ruolo della religione è per sua natura un ruolo di pace, che non può mai essere motivo di distruzione”. 

La distruzione nasce sempre da una perversione: “Appellarsi a Dio per giustificare massacri e brutalità è una perversione religiosa. Una guerra in nome di Dio non è mai accettabile. Come credenti, tutti abbiamo il dovere morale di farci testimoni di pace e di comunione.”

Il Cardinale ha anche fatto riferimento alla secolare esperienza della diplomazia pontificia, richiamando il recente discorso di Papa Leone XIV al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, nel quale il Pontefice ha indicato i valori di pace, giustizia e verità come chiavi di un rinnovato cammino comune per l’umanità. “La Santa Sede è sempre animata da una urgenza pastorale che la spinge non a cercare privilegi ma di intensificare la sua missione evangelica al servizio dell’umanità”.

La conclusione del Cardinale Koovakad, riecheggiando le parole di Papa Leone, ha assunto i toni di un vero appello alla speranza, nel solco dell’anno giubilare in corso: “Il nostro è un tempo di conversione e di rinnovamento, occasione per lasciare alle spalle le contese e cominciare un cammino nuovo. Lavorando insieme, ciascuno secondo le proprie responsabilità, possiamo costruire un mondo in cui ognuno possa realizzare la propria umanità nella verità, nella giustizia e nella pace.”

Una riflessione che ha toccato le coscienze dei presenti e che pone la religione non come barriera, ma come ponte per il futuro comune.

 

©https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Card._George_J._Koovakad.jpg#/media/File:Card._George_J._Koovakad.jpg

Ultimi articoli

Author Name