Periodico di informazione religiosa

Il disagio dell’uomo contemporaneo

by | 25 Apr 2023 | Filosofia

Oggi più che mai, la questione antropologica è attuale e urgente visto il disagio che vive l’uomo contemporaneo. Il secolo appena trascorso è senza dubbio una delle epoche nelle quali più si è parlato dell’uomo e dei diritti umani. Tuttavia, è anche uno dei tempi in cui si sono vissute le angosce più profonde, la violazione sistematica dei diritti e la perdita del senso dell’uomo. L’uomo che la filosofia aveva coltivato lungo il suo corso, si è dissolto in un’entità generica e universale come lo Spirito Assoluto, la Materia, l’Inconscio, la Massa sociale, e così via.

A ben vedere poi, la priorità della tecnica sull’etica, il primato delle cose sulle persone, la superiorità della materia sullo spirito, appaiono come le direttrici principali della “cultura dominante”. Essa però è antitetica alla vera cultura dell’uomo e, perciò, fa entrare in un oggettivo disagio di civiltà che depaupera l’umano dell’uomo. Essa infatti orienta strutture e meccanismi, estendendo in tanti soggetti amarezza, frustrazione, angoscia, paura, ma anche introversione, egoismo, insensibilità e indifferenza in tanti altri: a pagare il prezzo di tutto, è sempre e comunque l’uomo.

È come se oggi ci si trovasse, soprattutto, davanti ad un bivio: tecnicizzare l’uomo o umanizzare la tecnica?

Numerose e note poi sono le istanze antropologiche totalizzanti di segno assolutista, come quelle della filosofia idealista o materialista nonché della politica totalitaria, del positivismo e dello scientismo da una parte, e quelle totalizzanti di segno liberista, tipiche di fenomeni come il consumismo o il libertinaggio e che rappresentano in varie forme il nichilismo e il relativismo dominanti, dall’altra.

In questa situazione si assiste ad una sorta di dissoluzione del singolo a favore di un “imperialismo del medesimo”, e diventa quanto mai urgente un ritorno dell’uomo a sé stesso, riconoscendo la propria vita intenzionale, in realtà ed inevitabilmente, come un tendere permanente all’incontro concreto con “altro” (il mondo-ambiente) e con “altri” (gli altri umani), perché solo dall’alterità un essere umano ricava anzitutto e per lo più, la vita e il suo senso. E la relazione ad “altro” e ad “altri” può anche essere dilatata, fino ad includere le forme della nostra relazione ad una “Alterità” assoluta e trascendente (il riferimento in tal senso è, in particolare, al pensiero filosofico di Emmanuel Levinas).

Spesso sentiamo dire che le persone oggi sono distratte. Ecco il problema. Non si tratta però di una distrazione così come potrebbe essere intesa dal senso comune, piuttosto di qualcosa di molto più profondo, di ontologico ed esistenziale, che merita un approfondimento. L’uomo d’oggi, risulta essere mancante di un centro che lo determini e lo organizzi in maniera armonica. Di questa condizione esistenziale sono ad esempio metafora, a mio avviso, i ritratti di Francis Bacon (1909-1992).

Il soggetto umano risulta essere sformato, con una silhouette indefinita, una persona che potremmo definire distratta; ed è distratto colui che si ignora perché vive “fuori di sé”, fuori del suo centro o del suo cuore, non curante della sua interiorità. Così, la perdita del centro della propria esistenza porta come conseguenza inevitabile, o meglio rappresenta in sé stessa, lo smarrimento del senso della vita.

Soggetti così distratti rischiano di essere superficiali, in quanto incapaci di profondità e stabilità, ma soprattutto rischiano di non-essere quello che devono essere, ovvero autenticamente umani (incapaci come sono di relazioni e comunicazione), soggetti caratterizzati da uno sguardo deformante la realtà vera dell’esistenza che, invece di vivere in profondità e in equilibrio, vivono sfiorando la vita stessa, gli altri e le cose, dunque: persone fragili.

La crisi antropologica delineata, in fin dei conti, va ad inficiare tutte le dinamiche relazionali che riguardano l’esperienza quotidiana di ciascun individuo. Prendere consapevolezza di questo, probabilmente, è il primo e necessario passo da compiere per cercare di andare oltre la crisi esistenziale che ci attanaglia.

Immagine: “Portrait of George Dyer Talking” di Francis Bacon in mostra da Christie’s, Londra (AFP PHOTO/ANDREW COWIE)

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