Periodico di informazione religiosa

Il lieto annuncio nell’Angelus di papa Francesco

da | 27 Gen 2025 | Teologia

«È il lieto annuncio per tutti e in modo speciale per i poveri, per i prigionieri, per i ciechi, per gli oppressi, così dice il Vangelo»: papa Francesco – durante la consueta preghiera dell’Angelus, in questa III Domenica del Tempo Ordinario – ci invita a meditare sulla pericope evangelica proposta dalla liturgia, quella dell’inizio del racconto lucano e della inaugurazione, per mezzo della predicazione, del ministero gesuano in Galilea (cfr. Lc 1,1-4;4,14-21).

Il Pontefice spiega: «L’Evangelista Luca in questa domenica ci presenta Gesù nella sinagoga di Nazaret, il paese dove era cresciuto. Gesù legge il passo del profeta Isaia che annuncia la missione evangelizzatrice e liberatrice del Messia. […] Quel giorno, a Nazaret, Gesù pose i suoi interlocutori di fronte alla scelta sulla sua identità e missione. Nessuno, nella sinagoga, poté fare a meno di interrogarsi: Lui è soltanto il figlio del falegname che si arroga un ruolo che non gli appartiene, oppure è veramente il Messia, inviato a salvare il popolo dal peccato? L’Evangelista ci dice che i nazaretani non riuscirono a riconoscere in Gesù il consacrato del Signore. Pensavano di conoscerlo troppo bene e questo, invece di facilitare l’apertura della loro mente e del loro cuore, li bloccava, come un velo che oscura la luce».

Il Vescovo di Roma – dunque – traduce la narrazione per il nostro livello esistenziale, invitandoci a riflettere: «Sorelle e fratelli, questo avvenimento, con le dovute analogie, succede anche per noi oggi. Anche noi siamo interpellati dalla presenza e dalle parole di Gesù; anche noi siamo chiamati a riconoscere in Lui il Figlio di Dio, il nostro Salvatore. Ma può capitarci, come allora ai suoi compaesani, di pensare che noi lo conosciamo già, che di Lui sappiamo già tutto, siamo cresciuti con Lui, a scuola, in parrocchia, al catechismo, in un Paese di cultura cattolica… E così per noi è una Persona vicina, anzi, “troppo” vicina. Ma proviamo a chiederci: avvertiamo l’autorità unica con cui parla Gesù di Nazaret? Riconosciamo che Lui è portatore di un annuncio di salvezza che nessun altro può darci? E io, mi sento bisognoso di questa salvezza? Sento che anch’io in qualche modo sono povero, prigioniero, cieco, oppresso? Allora, solo allora, “l’anno di grazia” sarà per me!».

Ci guidino, in questa settimana, le parole della liturgia, che, insieme, abbiamo pregato nella santa messa: «O Dio, che in questo giorno a te consacrato convochi la Chiesa santa alla tua presenza perché il tuo Figlio annunci ancora il suo Vangelo, fa’ che teniamo i nostri occhi fissi su di lui, e oggi si compirà in noi la parola di salvezza» (Colletta Anno C, Messale Romano, 1020).

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