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Il rapporto tra fede e ragione nel pensiero di Paul Ricœur

da | 31 Mar 2023 | Filosofia

Il rapporto tra fede e ragione espresso da Paul Ricœur (1913-2005), esponente di spicco tra i filosofi dell’ermeneutica, risulta essere particolarmente intrigante e significativo. L’itinerario speculativo alla base del pensiero di questo grande Intellettuale, sottende il pensare Dio e interroga e interpreta la fede. A più riprese, nel corso della sua vita filosofica, Ricœur si è trovato infatti di fronte al problema della dimensione teologico-religiosa che “dà a pensare”.

Nel suo tentativo di ricostruzione del sé, focalizzando il vagabondare inquieto, lungo e accidentato del soggetto stesso alla ricerca dei segni e delle cifre del suo senso, dunque, del soggetto umano che tenta di comprendere sé stesso, Ricœur, non può fare a meno di prendere in considerazione anche la riflessione sulla religione, “questione inquieta, ma anche questione delle questioni” (J. Derrida).

Inizialmente, nella sua speculazione, sostiene un certo “ascetismo della argomentazione”, convinto di non dover impropriamente mescolare i generi filosofico e teologico, evitando così qualsiasi tipo di intreccio tra le due discipline. Egli motiva la sua scelta con la necessità di offrire un discorso filosofico autonomo, con l’esigenza di addurre ragioni senza chiamare in causa la fede, sia come consenso che come rifiuto.

Ma se, in un primo tempo, si evidenzia la differenza tra il compito del filosofo da quello del teologo, successivamente, si afferma che, pur partendo da situazioni antinomiche, ragione e fede devono ancora compiere un tragitto di avvicinamento.

Ricœur, in nome della pluralità e della polifonia, sostiene un’alternativa “osmosi tra l’ambito religioso e quello filosofico”, necessaria nel momento in cui le difficoltà sono accresciute per il profondo rapporto che lega la crisi della ragione e della fede; si constata infatti che “queste, quasi bestie ferite, si esauriscono in una lotta tra loro, invece di combattere il nemico comune, cioè la perdita di senso”.

Egli, pertanto, riconosce di aver mutato il suo precedente atteggiamento poiché, pensare la religione, e non solo confutarla, è forse la sfida più urgente del nostro tempo; sfida carica di drammaticità, di conflitti e armistizi, perché spesso l’uomo di fede e l’uomo di ragione coesistono nella stessa persona. È questa l’importante presa di coscienza che si rinviene nel saggio La critica e la convinzione, resoconto di alcuni colloqui tenuti su queste tematiche dall’ormai anziano Filosofo con alcuni colleghi francesi.

Si legge tra quelle pagine: “È per noi un compito dato il far comunicare registri distinti: quello del morale filosofico e quello del religioso. È ciò che direi oggi, dopo aver difeso, per decine di anni, talvolta astiosamente, la distinzione dei due registri. Credo di essere sufficientemente avanzato nella vita e nell’interpretazione di ciascuna di queste tradizioni, per arrischiarmi sui luoghi della loro intersezione”.

Così, Ricœur descrive un nuovo e affascinante, più sottile e rischioso, arco ermeneutico, ai cui due estremi stanno la critica e la convinzione. E se la prima è frutto che scaturisce da poteri che si dominano, la seconda fa capo a un fondo di interpellanza, che è piuttosto una donazione di senso, che viene da più lontano, ed è costitutiva sia del soggetto ricevente che del soggetto critico.

Solo recuperando la capacità di una ragionevolezza più ampia, in grado di aprirsi a una dimensione elargiva, andando oltre le peculiarità della razionalità logico-formale, sarà possibile realizzare in pienezza e in modo particolare il recupero dell’unità profonda tra fede e ragione, elaborando un pensiero filosofico metodologicamente autonomo e corretto e, allo stesso tempo, capace di riceve e accoglie il messaggio metaculturale che proviene dalla Rivelazione di Cristo.

Questa visione di un rapporto dialettico circolare tra fede e ragione offerta da Ricœur, è un dono prezioso di cui far tesoro, soprattutto nel tentativo di arginare l’emorragia e il depauperamento di senso che caratterizza la cultura della nostra epoca.

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