Il Sacro in quanto mysterium tremendum et fascinans. Così l’uomo apprende il manifestarsi originario del nucleo centrale ed essenziale della realtà divina, secondo l’analisi dell’esperienza religiosa proposta dal luterano Rudolf Otto nell’opera Das Heilige (Il Sacro), che vede le stampe per la prima volta in Germania nel 1917 e che verrà tradotta poi in italiano, negli anni Venti del secolo scorso, dal grande storico del cristianesimo Ernesto Buonaiuti.
Attraverso questo fortunato saggio, Otto, apporta un contributo essenziale al pensiero filosofico-religioso contemporaneo, indagando ciò che costituisce l’intima essenza di ogni religione, di ogni fenomeno religioso, offrendo una singolare fenomenologia dell’esperienza religiosa in grado di portare alla luce le dimensioni costitutive del rapporto dell’uomo con il nucleo centrale del Sacro, il cui dato fondamentale e originale è il cosiddetto “numinoso”.
Mysterium…
Come mysterium, il numinoso è, nella sua natura, il “totalmente altro”, l’estraneità assoluta, “quel che ci è estraneo e ci sconcerta, quel che è assolutamente al di fuori del dominio delle cose abituali, comprese, ben conosciute, e di conseguenza familiari”. In quanto mistero, il numinoso è il mirum, la realtà che stupisce e davanti a cui la coscienza religiosa è presa da sbalordimento, da meraviglia, da stupore che paralizza. È per questo che il numinoso è rappresentato come il sorprendente puro e semplice, cioè come l’affermazione bruta di una trascendenza da cui lo spirito umano è colpito e che può essere elaborata razionalmente solo con le categorie della negazione, del paradosso e dell’antinomia.
Queste tre categorie corrispondono, in fondo, a tre aspetti che caratterizzano il numinoso in quanto mirum. Il mistero è prima di tutto il sorprendente puro e semplice: e di conseguenza, l’ineffabile e l’incomprensibile, il meta categoriale che si sottrae ogni volta al nostro pieno intendimento. Esso richiama un discorso dell’alterità che è un’enunciazione negativa o apofantica (ineffabile) della sua essenza. Il mistero è poi una realtà paradossale: esso non trascende solamente tutte le nostre categorie, ma le confonde anche e le oppone le une alle altre. Il mistero è infine una realtà antinomica: forma in sé stesso un’unità spezzata e polemica, fatta di opposizioni e di contraddizioni razionalmente inconciliabili. In breve, “il mirum si presenta… all’intelligenza avida di comprenderlo sotto la sua forma più sconcertante. Esso non è solo inafferrabile dalle nostre categorie, incomprensibile a ragione della sua dissimilitas; non solamente confonde la ragione, l’acceca, l’inquieta, la fa stare in ansia, ma è fatto esso stesso di contrasti, di opposizioni e di contraddizioni”. Il mirum fa valere la logica della coincidentia oppositorum che si trova, per esempio, nell’espressione dei mistici.
… tremendum…
Se il termine mysterium designa la natura propria del numinoso, il qualificativo tremendum ne indica il primo aspetto essenziale sotto cui il numinoso si presenta alla coscienza religiosa e si trova appreso da essa. Nell’esperienza religiosa il numinoso appare all’uomo come un mysteryum tremendum, come un mistero che fa rabbrividire e che ispira all’anima la paura e il timore.
Si possono discernere, nel tremendum, tre aspetti che sono degli attributi del numinoso e che gli conferiscono il suo carattere spaventoso. Ciò che nella sua realtà misteriosa, riempie l’uomo di terrore, è: la sua inaccessibilità assoluta; la sua maestà o la sua onnipotenza sovrana; la sua forza o la sua energia prodigiosa a cui niente resiste e che conferisce un’efficacia soprannaturale a degli esseri naturali che essa investa.
Conviene notare qui che è davanti alla maestà del numinoso e alla sua potenza imponente che, per contrasto, l’uomo si eclissa e si annienta. Il sentimento dello stato di creatura si rapporta, come sua ombra e suo riflesso, all’onnipotenza assoluta della maestà del numinoso.
… et fascinans
Il secondo aspetto sotto cui il mysterium appare allo stesso tempo è quello del fascinans. A dispetto della paura che si impadronisce di lui quando incontra il numinoso, l’uomo si sente attirato irresistibilmente da quest’ultimo come da una realtà in cui egli ha presentimento della promessa di appagamento del suo desiderio di pienezza. L’uomo coglie così il numinoso come un valore soggettivo e beatifico per lui. È questo aspetto del numinoso che Otto chiama fascinans, e di cui l’uomo subisce l’attrazione essendone sedotto. La fascinazione che il numinoso esercita sulla coscienza religiosa genera il desiderio della felicità o della beatitudine che qualifica l’idea religiosa della salvezza.
Quel che è tipico dell’esperienza religiosa, è che l’uomo, nello stesso momento in cui trema davanti al divino, prova simultaneamente il bisogno di avvicinarsi ad esso e persino di appropriarsene in qualche modo. Questa esperienza paradossale rinvia precisamente al mistero come unità di contrasti; il numinoso come mistero, infatti, non comprende solamente un momento di terrore (collera), ma comporta ugualmente e simultaneamente un momento d’amore che conferisce giustamente al numinoso un carattere salvifico e beatifico.
Secondo Otto, una parola è suscettibile di ricapitolare tutti gli aspetti del numinoso: il portentoso. Egli ritiene, in effetti, che questa espressione metta bene in evidenza la ratio formalis, la qualità specifica che caratterizza il numinoso in quanto tale e che si ritrova in tutti i suoi aspetti. Ciò che appartiene propriamente al numinoso, è il suo carattere conturbante ed inquietante. È questo senso fondamentale del portentoso che circola attraverso tutti gli aspetti del numinoso, li lega gli uni agli altri e permette così di raggrupparli come caratteristiche di una stessa realtà. È per questo che Otto è del parere che “il termine portentoso potrebbe servire ad esprimere abbastanza esattamente il numinoso nei suoi elementi del mysterium, del tremendum, ivi compreso anche il fascinans”.
Immagine: Giovanni Gasparro, Il sogno di San Giuseppe (particolare) – Olio su tela, 207 X 155 cm, 2012 – Basilica San Giuseppe Artigiano, L’Aquila