Celebriamo la Giornata della Memoria 2025 in uno dei periodi più bui della storia europea e mondiale dalla Seconda Guerra mondiale. Uno dei sintomi di questo malessere globale o di terza guerra mondiale combattuta a pezzetti, come direbbe Papa Francesco, è il ritorno prepotente della razza nel dibattito politico. È quanto evidenzia Andrea Graziosi, docente di Storia Contemporanea nell’Università di Napoli Federico II, ne “Il ritorno della razza”, un saggio pubblicato dal Mulino, dove delinea alcuni punti essenziali per affrontare “un grande problema politico contemporaneo”, come recita il sottotitolo.
Andrea Graziosi traccia il percorso che ha portato, dall’età antica ai nostri giorni, al complesso sviluppo delle teorie sulla razza e a leggere la storia come lotta tra popoli, razze e colori, costellata da guerre e genocidi. E oggi? Nel mondo la razza è tornata. Prepotentemente, come colore della pelle, e spesso come rivendicazione identitaria. Il passo, però, dall’umanità alla bestialità è breve, soprattutto nei periodi di crisi come quello che stiamo attraversando. L’autore pone l’accento sulla pericolosità di questo ritorno, evidenziando la necessità di una riflessione critica per evitare che si ripetano gli errori del passato, ma l’attuale politica non solo non sembra essere in grado mettere in circolo i giusti anticorpi, ma l’ondata di destra, che ora è una marea, sembra voglia soffiare sul fuoco.
Capitolo I: Radici
In questo capitolo, Graziosi esplora le radici storiche del concetto di razza. Analizza come, nell’antichità, le differenze tra gruppi umani fossero interpretate principalmente in termini culturali e non biologici. Con l’avvento dell’era moderna, tuttavia, emergono teorie che cercano di classificare gli esseri umani su basi biologiche, dando origine alle prime forme di razzismo scientifico. L’autore esamina le motivazioni politiche, economiche e sociali che hanno alimentato queste teorie, evidenziando come esse siano servite a giustificare pratiche di oppressione e sfruttamento.
Capitolo II: La crescita della scienza e della potenza europee e la nascita di una politica fondata su discendenza e identità
Graziosi approfondisce l’epoca in cui l’Europa, grazie ai progressi scientifici e tecnologici, acquisisce una posizione dominante a livello globale. In questo contesto, le teorie razziali si consolidano, influenzando le politiche coloniali e imperialiste. L’autore analizza come la scienza dell’epoca sia stata utilizzata per legittimare la supremazia europea, creando gerarchie razziali che hanno avuto conseguenze devastanti per le popolazioni colonizzate. Viene inoltre esaminato il ruolo delle ideologie nazionaliste, che rafforzano l’idea di identità fondate sulla discendenza e sulla purezza razziale
Capitolo III: L’Europa e il mondo tra Ottocento e Novecento: razza, nazione e genocidi
Questo capitolo si concentra sul periodo tra il XIX e il XX secolo, evidenziando come le teorie razziali abbiano influenzato eventi storici cruciali. Graziosi analizza il legame tra razzismo e nazionalismo, mostrando come l’idea di nazione sia stata spesso costruita sull’esclusione dell'”altro”. Particolare attenzione è dedicata ai genocidi, come l’Olocausto, in cui l’ideologia razziale ha portato all’eliminazione sistematica di interi gruppi etnici. L’autore riflette sulle responsabilità storiche e sulle dinamiche che hanno reso possibili tali atrocità.
Capitolo IV: La critica del razzismo, il trionfo dei popoli e il ritorno di razza e colori
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il concetto di razza subisce una profonda delegittimazione. Graziosi esamina i processi che hanno portato a questa trasformazione, tra cui la condanna internazionale del razzismo, le lotte per i diritti civili e le nuove scoperte scientifiche che smentiscono le basi biologiche delle teorie razziali. L’autore analizza come la società globale tenti di superare le divisioni razziali, promuovendo l’uguaglianza e la diversità. Ma nonostante tali progressi, si osserva un ritorno del concetto di razza nel discorso pubblico odierno, nuove forme di razzismo spesso mascherate da preoccupazioni culturali o di sicurezza. L’autore esplora come la razza venga utilizzata come strumento politico, sia per mobilitare consensi sia per giustificare politiche discriminatorie. Viene inoltre discusso il ruolo dei media e dei social network nella diffusione di idee razziste e nella polarizzazione del dibattito pubblico.
Conclusioni
Nelle conclusioni, Graziosi sottolinea la necessità di un impegno collettivo per contrastare le nuove forme di razzismo e promuovere una società inclusiva. L’autore invita a una maggiore consapevolezza storica, affinché gli errori del passato non si ripetano, e auspica una politica che riconosca la complessità delle identità umane senza ricorrere a semplificazioni pericolose.
Vorremmo aggiungere una chiosa. Il ritorno del concetto di razza nel discorso pubblico ha implicazioni significative nelle dinamiche geopolitiche contemporanee: ad esempio, le recenti tensioni tra Israele e Gaza evidenziano come le identità etniche e religiose possano essere strumentalizzate per giustificare conflitti e violenze. La proposta di Trump di “ripulire” la Striscia di Gaza, la deportazione di migranti dal suolo americano, di cui ha già pubblicato una foto, sono tutti elementi che sollevano preoccupazioni riguardo a possibili politiche di pulizia etnica mascherate da soluzioni strategiche. Parole, gesti, simboli, che richiamano alla memoria eventi storici in cui la razza è stata utilizzata come giustificazione per spostamenti forzati ed eliminazioni sommarie.