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La Pasqua e la Chiesa. Una tela sinodale

da | 19 Lug 2024 | Teologia

La Pasqua e la Chiesa, la preghiera di intercessione e la fraternità, la successione apostolica e la testimonianza di santità: nell’olio su tela “Francesco e Chiara restaurano la Chiesa”Carmino Visintini, pala d’altare, sec. XX – emergono tutte quante queste dimensioni, insieme alla realtà sinodale.

Avevamo già presentato ai lettori quest’opera, conservata presso la sala “S. Chiara” adibita a chiesa, nel nostro convento aquilano; tuttavia, soffermandoci ancora sulla globalità delle scene rappresentate, scopriamo quel tratto di sinodalità che è diventato molto caro alla attuale riflessione teologica e magisteriale, nonché al vissuto ecclesiale ordinario.

In primo piano, nella tela, emergono le grandi figure dei Santi assisiani Chiara e Francesco (1):

essi stanno riedificando la Chiesa di Dio, lavorando in prima persona con le proprie mani; e questo secondo l’invito che il Santo aveva ricevuto da Gesù Crocifisso: «Francesco, va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina» (Tommaso da Celano, Memoriale nel desiderio dell’anima VI,10, in FF 593). La Madre Chiara – dal canto suo – riporta la propria esperienza di fede, esortando tutte le Sorelle: «Inginocchiata e prostrata interiormente ed esteriormente, raccomando tutte le mie sorelle che sono e che verranno alla santa madre Chiesa romana, al sommo pontefice, e specialmente al signor cardinale che sarà assegnato alla Religione dei frati minori e a noi, affinché per amore di quel Dio che povero fu posto nella mangiatoia, povero visse nel mondo e nudo rimase sul patibolo, e al suo piccolo gregge, che il Signore e Padre generò nella sua santa Chiesa con la parola e l’esempio del beatissimo padre nostro Francesco, per seguire la povertà e l’umiltà del suo Figlio diletto e della gloriosa vergine sua Madre, faccia sempre osservare la santa povertà che promettemmo al Signore e al beatissimo padre nostro Francesco, e si degni di sostenerle sempre e di conservarle in essa» (Chiara d’Assisi, Testamento 44-47, in FF 2841).

Alle spalle delle figure di Chiara e Francesco domina – come una sorgente fresca e zampillante – il mistero pasquale (2)

fulcro della Rivelazione e della fede che noi professiamo; viene evidenziato nostro Signore Gesù Cristo, morente sulla croce, dal cui fianco sgorgano «sangue e acqua» (Gv 19,34); ci ricorda la liturgia: «Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto. […] In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte» (Annuncio del giorno della Pasqua, Messale Romano, 996).

La preghiera di intercessione rimane sullo sfondo, a sinistra, ma è realmente presente: è la beata Vergine Maria, la piena di grazia, che impetra la salvezza e l’aiuto dal Figlio di Dio e Figlio dell’uomo (3); ella ha le mani in esplicito atteggiamento orante.

Nella parte bassa della tela ci sono: sulla destra volti di frati e di suore (4), e sulla sinistra un pastorale (5).

 

I primi rivelano una verità di fede e una certezza nel cammino verso la salvezza definitiva: siamo chiamati alla fraternità, alla comunione, alla reciprocità nell’amore; «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi» (Gv 17,11); Francesco e Chiara “ricevettero” dal Signore i frati e le suore, da accogliere e amare, da servire e per lasciarsi amare: «E dopo che il Signore mi dette dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo Ed io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la confermò» (Francesco d’Assisi, Testamento 14-15, in FF 116); sottolinea l’Assisiate: «E ovunque sono e si incontreranno i frati, si mostrino familiari tra loro reciprocamente. E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?» (Francesco d’Assisi, Regola bollata VI,7-8, in FF 91), come anche scrive Chiara: «Tranquillamente manifesti l’una all’altra la propria necessità. E se la madre ama e nutre la sua figlia carnale, con quanto maggiore amore deve la sorella amare e nutrire la sua sorella spirituale?» (Chiara d’Assisi, Regola VIII,15-16, in FF 2798).

Il pastorale – raffigurato in basso sulla parte sinistra – rimanda al ruolo del vescovo nella Chiesa diocesana: egli è l’immagine del pastore che custodisce l’intero gregge; e quest’ultimo è chiamato a una sempre maggiore sinodalità, per la propria vita di fede: battezzati, consacrati, ministri ordinati, tutti in cammino – insieme – verso il regno di Dio e l’edificazione della civiltà dell’amore.

La pala d’altare del Visintini – dunque – risulta molto ricca di simbologia: teologica, sinodale, mistica, francescana, battesimale.

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