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Lunedì dopo Pentecoste, Maria Madre della Chiesa

da | 9 Giu 2025 | Vita ecclesiale

Lunedì dopo Pentecoste, Maria Madre della Chiesa. Il sigillo mariano del Cenacolo ecclesiale

Ogni anno, il lunedì dopo Pentecoste, la liturgia ci guida a contemplare una figura che da sempre accompagna silenziosamente la Chiesa nel suo cammino: Maria, Madre della Chiesa. Una memoria liturgica relativamente recente, ma teologicamente antica quanto il grembo stesso della fede cristiana. Istituita per tutta la Chiesa da papa Francesco nel 2018, questa celebrazione affonda le radici nella proclamazione di san Paolo VI, che nel 1964, al termine della terza sessione del Concilio Vaticano II, definì Maria “Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei pastori, che la chiamano Madre amorosissima“. Il Concilio Vaticano II aveva parlato diffusamente di Maria nella Lumen Gentium, nel capitolo conclusivo. Ma mancava un atto che ne esprimesse il cuore: riconoscere in Lei il volto materno della Chiesa stessa. Disse Paolo VI: “Questo titolo aiuterà a onorare Maria Santissima, regina amorosa del mondo, fonte di unità come nostra Madre e tenera speranza della nostra salvezza”. Questo desiderio fu raccolto da Papa Francesco, che rese universale la celebrazione. E c’è un luogo emblematico, nel cuore stesso della cattolicità, che ne custodisce un’immagine visibile: il mosaico di Maria Mater Ecclesiae in Piazza San Pietro.

Il volto di Maria sulla soglia del mondo

Siamo nell’Anno Santo del 1980. Durante un’udienza papale in Settimana Santa, un giovane universitario, Julio Nieto, fa notare a Giovanni Paolo II che in Piazza San Pietro, tra statue e santi, manca visibilmente la Madre del Signore. Il Papa, colpito dalla semplice ma profonda osservazione, risponde: “Molto bene! Dobbiamo mettere il tocco finale alla piazza”.

Quel tocco finale divenne un mosaico, installato l’anno seguente, ispirato all’icona mariana detta Madonna della Colonna, che risaliva alla basilica costantiniana. Sormontato dalla scritta “Totus Tuus”, motto mariano del pontificato di Wojtyła, l’immagine di Maria Mater Ecclesiae appare oggi su un angolo del Palazzo Apostolico, visibile da ogni punto della piazza. Il mosaico venne benedetto l’8 dicembre 1981, appena sette mesi dopo l’attentato che quasi costò la vita al Papa. Lui stesso attribuì la propria salvezza alla protezione della Vergine. Quell’immagine, posta in alto a vegliare sul cuore della cristianità, non è solo un’opera artistica: è una professione di fede e di affidamento.

Chi oggi entra in Piazza San Pietro e solleva lo sguardo verso quell’angolo del Palazzo Apostolico, incontra gli occhi della Madre. Giovanni Paolo II lo diceva chiaramente: “Voglio che tutti coloro che vengono in Piazza San Pietro possano alzare gli occhi verso Maria, salutarla con fiducia filiale e preghiera”.

Il grembo di Maria, grembo della Chiesa

L’idea che Maria non solo generi Cristo, ma rigeneri in Lui anche ogni credente, percorre la teologia patristica come un filo d’oro. Scrive sant’Ireneo: “Il seno puro della Vergine rigenera gli uomini in Dio” (Adversus Haereses 4,33,11). E ancora: “Maria è diventata causa di salvezza per tutto il genere umano” (3,22,4).

Non è una generazione fisica ma spirituale, eppure radicata nella realtà concreta di un grembo che ha custodito il Verbo. Come osserva la teologia più profonda, citando il Prologo di Giovanni (1,12-13), “a quanti lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Così, quel grembo che ha generato il Figlio dell’Uomo, diventa grembo di salvezza per chiunque si unisce a Lui per fede e per grazia.

Questa è la visione che percorre i secoli: sant’Ambrogio canta che “una Vergine ha generato la salvezza del mondo”; sant’Anselmo la chiama “madre dei giustificati, madre della salvezza, madre dei salvati”. Il suo “fiat” a Nazaret si estende nel tempo fino a diventare “sì” alla maternità ecclesiale, sul Calvario, quando Gesù le dice: “Donna, ecco tuo figlio” (Gv 19,26). Lì, Maria riceve la Chiesa.

Madre della Croce, madre dell’altare

La scelta di collocare la memoria di Maria Madre della Chiesa il giorno dopo Pentecoste non è casuale. È il giorno in cui la Chiesa nasce pubblicamente, infuocata dallo Spirito. E nel Cenacolo, insieme agli apostoli, c’è Lei. Non come spettatrice, ma come Madre, già resa tale da quel Figlio crocifisso e risorto.

Il suo ruolo non si esaurisce nel passato, ma accompagna ogni eucaristia, ogni battesimo, ogni vocazione. Maria è presenza immanente nel mistero della salvezza. Non media con parole, ma con la sua stessa esistenza. È figura della Chiesa, ma anche grembo del nuovo popolo di Dio.

Conclusione: la maternità che genera comunione

Celebrando Maria Madre della Chiesa, la liturgia ci ricorda che la nostra fede non è un’adesione individuale, ma una rinascita comunitaria. Ogni battezzato è figlio di Dio nel Figlio, e in questo mistero Maria è grembo e custode. Non è un’aggiunta alla dottrina: è parte del suo cuore pulsante.

In un tempo in cui la Chiesa è spesso lacerata da divisioni, il volto materno di Maria ci richiama alla comunione, alla tenerezza, all’obbedienza alla verità nell’amore. È l’invito a essere figli nel Figlio, fratelli tra noi, e a ritrovare nel grembo della Madre il segreto della nostra rinascita. Totus Tuus, Maria.

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