Si è appena conclusa l’elezione di miss Italia 2024 con la vittoria di Ofelia Passaponti, ventiquattrenne senese in procinto di laurearsi che vorrebbe fare la presentatrice o l’attrice.
Miss Italia, un tempo una delle competizioni più seguite e ambite nel panorama italiano, oggi sembra sempre più un evento anacronistico e superato. Nato nel 1946, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il concorso rifletteva una società in trasformazione, desiderosa di celebrare la rinascita e il fascino femminile. Tuttavia, con il passare degli anni, la manifestazione ha perso la sua rilevanza culturale, finendo per rappresentare più la mercificazione della bellezza che un vero tributo al talento, all’intelligenza o alla complessità delle donne.
Il format di Miss Italia è rimasto quasi invariato negli anni, incentrato sull’aspetto fisico delle concorrenti come principale criterio di valutazione. Nonostante i tentativi di modernizzazione, come l’eliminazione della sfilata in costume da bagno o l’introduzione di domande più articolate per le partecipanti, il fulcro della competizione resta l’aspetto esteriore. La bellezza fisica diventa così una merce da esibire, da giudicare e da premiare, riducendo il ruolo delle donne a quello di oggetti da contemplare, carne da macello.
In un’epoca in cui i movimenti per l’uguaglianza di genere e la lotta contro gli stereotipi sessisti sono in prima linea, eventi come Miss Italia appaiono sempre più fuori tempo. La società odierna cerca di superare il concetto che il valore di una donna possa essere definito unicamente dalla sua avvenenza, promuovendo piuttosto l’idea che l’intelligenza, la creatività, l’empatia e le competenze debbano essere riconosciute e celebrate.
Il concorso di Miss Italia rappresenta in modo evidente la mercificazione della bellezza, un processo attraverso cui l’aspetto fisico viene trasformato in un prodotto da vendere e consumare. Le partecipanti vengono valutate per la loro conformità a certi standard estetici, spesso irrealistici e limitati, che alimentano una visione superficiale e riduttiva delle donne.
Questo modello contribuisce a perpetuare un’idea di bellezza standardizzata e irraggiungibile, che può avere effetti deleteri sull’autostima delle donne, in particolare le più giovani. Il costante bombardamento di immagini di donne ritenute “perfette” perché rispondono a determinate misure, crea un clima di insoddisfazione, alimentando insicurezze e disturbi legati all’immagine di sé. Spesso questo voler arrivare a un ideale irraggiungibile spinge anche a cadere nel baratro dei disturbi alimentari. In un mondo già dominato dai social media e da ideali di bellezza irrealistici, Miss Italia non fa che rafforzare questi pericolosi messaggi.
Oltre alla mercificazione della bellezza, Miss Italia appare oggi distante dalla realtà della società contemporanea. Le donne non sono semplicemente oggetti di bellezza: occupano ruoli di primo piano in ogni ambito, dall’imprenditoria alla scienza, dalla politica all’arte. Celebrare un concorso che si basa quasi esclusivamente sull’estetica sembra non solo limitante, ma anche offensivo nei confronti dei progressi ottenuti dalle donne in tutti i settori della vita pubblica e privata.
Se nel dopoguerra un concorso di bellezza poteva avere il senso di esaltare una femminilità che emergeva dalle ceneri della guerra, oggi questo stesso concorso appare una reliquia di un passato che non riflette più la realtà e le aspirazioni delle donne contemporanee. Piuttosto che celebrare il potenziale femminile in tutte le sue forme, Miss Italia continua a mettere al centro un criterio di giudizio ormai obsoleto.
Quando si accendono i cervelli delle nostre bambine, se interrogate spesso chiedono di voler diventare veterinari, ostetriche, astronaute, pilote scienziate, maestre, persino principesse. Perciò
se programmi come Miss Italia, rappresentano un evento anacronistico e superato, che mercifica la bellezza e perpetua stereotipi ormai obsoleti, in una società che evolve verso una visione inclusiva e rispettosa delle donne, è tempo di abbandonare questi schemi e di dare spazio a nuove forme di celebrazione del talento e della complessità femminile: spegniamo la tv e accendiamo le menti.