La precarietà degli insegnanti in Italia rappresenta una delle sfide più significative per il sistema educativo nazionale. Negli ultimi decenni, il numero di insegnanti con contratti a tempo determinato è cresciuto in modo esponenziale, trasformando il mondo della scuola in un ambiente caratterizzato da incertezza e instabilità. Le conseguenze negative ricadono non sono solo sugli insegnanti, ma anche sugli studenti e sull’efficienza del sistema educativo nel suo complesso.
Il numero di insegnanti precari in Italia è impressionante. Secondo recenti dati (Uil scuola), circa il 28% delle cattedre assegnate quest’anno, sono state assegnate a docenti precari, una cifra che rappresenta uno dei tassi di precarietà più alti tra i paesi europei. Sono raddoppiati in otto anni, passando dal 12% del 2015 al 24% del totale nel 2023, gli insegnanti precari della scuola italiana. Una crescita costante, di quasi due punti percentuali ogni anno scolastico, arrivando al dato attuale di 234.576 insegnanti precari su un totale di 943.68 docenti in servizio. Il dato emerge dalla mappa della precarietà elaborata dalla Uil Scuola Rua, un dossier che mette in relazione i dati sul personale a tempo determinato e il totale del personale nelle scuole, nell’arco temporale che va dal 2015 al 2023.
Questo fenomeno è alimentato da una combinazione di fattori: il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato, la mancanza di investimenti nel settore, e la difficoltà di completare i concorsi pubblici in modo efficace.
Gli insegnanti con contratti a tempo determinato vivono in uno stato di continua precarietà. Ogni anno scolastico, molti di loro non sanno se e dove lavoreranno, costretti a spostarsi da una scuola all’altra o a cambiare città, spesso molto lontano dalle famiglie. Questo rende difficile pianificare la propria vita personale e professionale, portando a una frustrazione diffusa e, in molti casi, a un’erosione della motivazione o alla scelta di vie brevi come le lauree online per acquisire punteggio e scalare graduatorie infinite.
Tutta questa precarietà degli insegnanti ha conseguenze dirette sulla qualità dell’istruzione. Un insegnante che si trova a cambiare frequentemente scuola o che lavora in condizioni di incertezza non ha il tempo o la possibilità di stabilire relazioni solide con i propri studenti, di conoscere a fondo il contesto scolastico in cui opera, o di sviluppare progetti educativi a lungo termine. Questo può portare a una discontinuità didattica che influisce negativamente sull’apprendimento degli alunni che spesso si affezionano a persone e/o a metodi che dovranno cambiare nel giro di pochi mesi.
Inoltre, la precarietà contribuisce a creare un ambiente scolastico meno stabile. La frequente rotazione degli insegnanti rende difficile la creazione di un corpo docente coeso e affiatato, fondamentale per un buon funzionamento della scuola. Le scuole stesse, in molti casi, si trovano costrette a gestire l’assegnazione delle cattedre in modo frammentato, aggravando il caos organizzativo.
Le radici della precarietà nel mondo della scuola sono molteplici. Tra le principali cause c’è la cattiva gestione dei concorsi pubblici. Nonostante il concorso sia, sulla carta, lo strumento principale per l’assunzione a tempo indeterminato, i ritardi e le difficoltà burocratiche legate al suo svolgimento, i ricorsi e le attese, rendono spesso questo meccanismo inefficace. Ciò ha portato, negli anni, a un continuo ricorso ai contratti a tempo determinato per coprire le cattedre vacanti.
Un altro problema è legato alla scarsità di fondi destinati all’istruzione. I continui tagli al settore scolastico, hanno avuto un impatto diretto sulla possibilità di assumere insegnanti a tempo indeterminato. Questo ha creato una vera e propria “trappola della precarietà”, in cui molti insegnanti rimangono intrappolati per anni. Quale direzione vuole prendere il nostro Paese se non investe sull’insegnamento?
Per affrontare la precarietà nel mondo dell’insegnamento, è necessario un cambiamento strutturale. Occorre sicuramente semplificare e rendere più efficienti i concorsi pubblici, garantendo un numero adeguato di posti a tempo indeterminato ogni anno. Ma cosa più importante sarebbe l’immediato aumento degli gli investimenti nell’istruzione, con l’obiettivo di migliorare le condizioni lavorative degli insegnanti e di offrire maggiore stabilità agli studenti.
La precarietà degli insegnanti in Italia non è solo un problema di lavoro, ma una questione che riguarda la qualità dell’istruzione e, di conseguenza, il futuro del paese. Garantire stabilità e sicurezza agli insegnanti significa investire su un sistema educativo più efficiente e su una società più preparata ad affrontare le sfide del domani, ad avere degli studenti preparati e sicuri del loro futuro.