Periodico di informazione religiosa

Vacanza solidale: dall’Ucraina al Salento

da | 24 Ago 2024 | Cronaca

La redazione di Fideliter accoglie con gioia la testimonianza di Oriana Leone, operatrice Caritas della diocesi salentina di Ugento-Santa Maria di Leuca: quest’ultima – anche quest’anno – si è resa disponibile per accogliere un numerosi gruppo di ragazze e ragazzi ucraini per un periodo di vacanza.

La comunità cristiana si rende prossima nel bene, a partire dalla Parola di Gesù: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt25,40); in quale progetto diocesano si inserisce la lodevole iniziativa che avete portato avanti in queste settimane estive?

Con l’arrivo di questo secondo gruppo di ragazzi e ragazze provenienti dalla città ucraina di Leopoli  volge al termine, anche in questa estate 2024, l’iniziativa “E’ più bello insieme”, un programma di vacanze solidali per minori.

Il progetto, avviato nel 2022, subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, è sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana e ha permesso l’accoglienza di 542 persone nell’estate 2023 e 726 minori più accompagnatori quest’anno.

La nostra Caritas diocesana di UgentoSanta Maria di Leuca ha accolto due gruppi: il primo, costituito da 42 ragazzi/e e 6 accompagnatrici, tra il 15 e il 27 giugno e il secondo di 51 persone, di cui 45 minori e 6 accompagnatrici, arrivati lo scorso 11 agosto, che ripartirà il 29 agosto.

Entrambi i gruppi sono stati accolti all’oratorio-ostello “Oasi del Bello” della comunità parrocchiale di Tiggiano.

Oltre alla nostra, durante quest’estate si sono rese disponibili all’accoglienza diverse Caritas diocesane in varie parti d’ Italia (Cosenza, Lamezia Terme, Como, Senigallia, Iglesias, Jesi), accogliendo presso strutture situate in luoghi di mare e di montagna. Inoltre uno dei gruppi ospitati in Piemonte è stato accolto grazie alla partecipazione delle ACLI.

L’accoglienza messa in campo dalla Caritas diocesana ha coinvolto parrocchie, comunità, cittadine e borghi: quale impatto ha avuto nelle tante persone che hanno incontrato i ragazzi ucraini? Hai potuto toccare con mano una certa comunione (fraternità), pur nella diversità culturale e linguistica?

Tante sono state le comunità  del territorio coinvolte, sia attraverso i gruppi parrocchiali che attraverso le diverse associazioni e cooperative.

Ognuna di queste comunità ha messo in campo quanto di meglio poteva dare per far sentire accolti e coccolati i nostri ospiti. Ed è proprio nelle nostre comunità accoglienti che abbiamo trovato interpreti provenienti dall’Ucraina, che vivono qui da quando è iniziato il conflitto e che ci hanno offerto una preziosa opera di mediazione linguistico-culturale.

Abbiamo goduto del sostegno delle Istituzioni civili ed ecclesiali, in particolare modo nei giorni di “Carta di Leuca”, un’iniziativa rivolta a tutti i giovani del Mediterraneo che ogni anno si ritrovano a Leuca (LE) per lavorare insieme ad una visione ed azione di pace. Quei giorni di incontri si concludono con un cammino notturno che, partendo dalla tomba del Venerabile Don Tonino Bello, conduce all’alba presso la Basilica di Santa Maria De Finibus Terrae, con una messa solenne, la proclamazione di un documento frutto delle riflessioni dei giovani (La Carta di Leuca) e la firma di tutti i primi cittadini del Capo di Leuca. Quest’anno i ragazzi e le ragazze ucraini hanno partecipato, accanto a noi, a questa iniziativa di encomiabile valore, permettendoci di vivere l’esperienza della condivisione di un valore universale come quello della Pace.

Da operatrice Caritas, ma soprattutto da madre e da fedele battezzata, quale volto di Dio hai incontrato in questi fratelli bisognosi?

Personalmente quando mi accingo a vivere un’esperienza dalla forte connotazione umana e valoriale, mi faccio sempre una domanda: cosa mi aspetto, cosa imparerò e soprattutto quali emozioni vivrò, che cambieranno il mio modo di vedere le cose?Su quelle aspettative ho in genere molte sorprese. E questa volta non è diversa. È un dono potermi avvicinare a queste perone, così ingiustamente vittime della guerra; mi sembra di poter dare la mano, un sorriso o dei momenti di svago e spensieratezza a creature di Dio, la cui serenità è negata dalla paura delle bombe, dalla violenza, dall’incertezza del futuro per un papà che non potrà più tornare a casa.

Molti operatori della nostra equipe Caritas hanno impegnato parte o tutto il periodo di ferie per preparare e realizzare questa accoglienza, sottraendo un tempo dovuto anche alla propria famiglia.

Tuttavia, nessuno di noi si è risparmiato affinché tutto potesse andare per il meglio. A volte cè stata qualche piccola incomprensione per il troppo caldo, per il carico di lavoro o per le reali differenze culturali, ma è tutto ben più che compensato quando un ragazzo si avvicina e dice: «Thank you, this is a verygood day».

Mi risuonano in mente le parole del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI: «Il seme più bello è per noi, perché molte non sappiamo cosa fare di fronte a un male così grande e questo lo possiamo fare (…) Piccolissimi semi di pace però sono decisivi quando c’è solo il terribile seme della guerra».

Il ringraziamento della redazione di Fideliter va a Oriana per l’intervista che ci ha rilasciato e – primieramente – per la sua testimonianza di fede entusiasta e operosa, prossima nel bene di tutti.

 

 

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