Periodico di informazione religiosa

Papa Leone agli studenti di teologia: educare è rialzare l’altro  

da | 28 Ott 2025 | Teologia

Nella Messa per gli studenti delle Università Pontificie, il Pontefice esorta a non restare “curvi su sé stessi”, ma a unire studio, vita e fede. “Educare è rialzare l’altro, come Gesù con la donna del Vangelo”.

Città del Vaticano, 27 ottobre 2025 — Nella Basilica di San Pietro, gremita di giovani teologi, ricercatori e docenti delle Università Pontificie, Papa Leone XIV ha celebrato la Messa del Giubileo degli studenti, offrendo un’omelia intensa e profondamente simbolica: un invito a “rialzare lo sguardo”, a vivere lo studio non come un esercizio sterile, ma come un atto di fede e di amore.

Un cammino che diventa conversione

Il Papa ha aperto la sua riflessione ricordando che il pellegrinaggio giubilare non è solo un rito, ma un segno di vita “in cammino”. Attraversare la Porta Santa — ha spiegato — significa compiere un “passaggio pasquale”: «La vita è viva solo se è in cammino, solo se sa compiere dei passaggi».
La Chiesa stessa, ha aggiunto, è chiamata a vivere questo dinamismo: «Ha bisogno di convertirsi, di camminare dietro Gesù, senza tentare di sorpassarlo». Un richiamo che, nell’aula universitaria della fede, suona come un invito a una teologia che non si chiude in sé, ma si lascia continuamente rinnovare dallo Spirito.

Lo sguardo guarito della donna del Vangelo

Al cuore dell’omelia, Leone XIV ha meditato sulla pagina di Luca (13,10-17), la guarigione della donna curva. In quella figura piegata su sé stessa il Papa ha visto l’immagine dello studente o del credente che, prigioniero delle proprie idee o paure, smette di guardare oltre.
«L’ignoranza spirituale e intellettuale — ha detto — assomiglia a quella curvatura: chi è ripiegato su di sé non riesce a vedere più in là della propria esperienza».

Ma l’incontro con Cristo “rialza”, dona una postura nuova: «Quando accogliamo la verità che viene da Dio, riceviamo la grazia di uno sguardo più ampio, che libera e apre alla speranza». Per gli studenti, questo significa vivere la ricerca del sapere come guarigione dalla chiusura e come esercizio di libertà.

La grazia dello sguardo unitario

“Chi studia si eleva”, ha proseguito il Pontefice, delineando la “grazia propria dello studente”: quella di un’intelligenza che guarda in alto, non solo in basso, capace di tenere insieme fede, ragione e vita.
Papa Leone ha denunciato la frammentazione del sapere contemporaneo, dove «siamo diventati esperti di dettagli infinitesimali, ma incapaci di avere una visione d’insieme». Al contrario, la teologia — e ogni autentica ricerca — deve aiutare a ricomporre il tutto, «a guardare la realtà con uno sguardo unitario, che abbraccia e non divide».

E ha aggiunto: «La Chiesa di oggi e di domani ha bisogno di questo sguardo. Guardate a maestri come Agostino, Tommaso, Teresa d’Avila, Edith Stein: hanno saputo integrare la ricerca nella vita spirituale».

Educare è rialzare

Uno dei passaggi più vibranti è stato l’appello alle Università Pontificie e al mondo dell’educazione: «Educare è come il miracolo del Vangelo: è rialzare l’altro».
Il Papa ha descritto l’insegnamento come un gesto di carità intellettuale: «Rimettere in piedi chi è curvo, aiutarlo a essere sé stesso, a maturare un pensiero libero». L’università, dunque, non è solo il luogo della conoscenza, ma della rinascita personale e spirituale.
«C’è una carità che passa attraverso l’alfabeto dello studio — ha detto —: saziare la fame di verità e di senso è un atto d’amore».

La verità che libera e fa figli

Citando San Paolo («Non avete ricevuto uno spirito da schiavi, ma lo Spirito che rende figli»), Leone XIV ha concluso ricordando che la ricerca della verità non isola, ma rivela un’appartenenza: quella a Dio, che chiama per nome e ama ogni studente come figlio.
«Studiare — ha sottolineato — non è un esercizio solitario: è scoprire di appartenere a qualcuno che ci ama e ha un progetto d’amore per la nostra vita».

Mai curvi su sé stessi

In chiusura, il Papa ha affidato gli studenti alla Vergine Maria, Sede della Sapienza, chiedendo che lo studio li renda «capaci di uno sguardo nuovo», pronti a portare nei luoghi del mondo “la gioia e la consolazione del Vangelo”.
«Siate donne e uomini mai curvi su voi stessi — ha detto — ma sempre in piedi, capaci di guardare lontano».

Ultimi articoli

Author Name