San Cirillo di Gerusalemme (313-387) è una figura di fondamentale importanza nella storia del cristianesimo, la cui vita e opera letteraria ebbero un grande impatto sulla dottrina e sulla formazione cristiana del IV secolo. Proclamato Dottore della Chiesa da Papa Leone XIII, Cirillo è noto per le sue Catechesi, un’opera fondamentale per comprendere il cristianesimo del IV secolo, in particolare per quanto riguarda il Battesimo e la cristologia. La sua figura rappresenta un esempio di come la Chiesa orientale affrontò in modo sinodale la crisi ariana e come, attraverso il dialogo teologico e la crescita nella comprensione, riuscì a definire la dottrina sulla Trinità che oggi costituisce uno dei pilastri della fede cristiana.
Cirillo e l’eredità del Concilio di Nicea
Cirillo nacque a Gerusalemme tra il 313 e il 315 e divenne vescovo della città tra il 348 e il 350. Durante il suo episcopato, la Palestina stava vivendo un periodo di grande fermento teologico e politico, segnato dalla lotta contro l’arianesimo.
Inoltre, Gerusalemme aveva ritrovato il suo splendore con la riscoperta del Santo Sepolcro e della Vera Croce, grazie all’impegno di Sant’Elena e di San Macario. Cirillo fu un attivo protagonista di questo periodo così delicato, pur non aderendo immediatamente al termine “consustanziale” (homoousion) introdotto dal Concilio di Nicea, un termine che esprimeva la piena divinità del Figlio in relazione al Padre. Nonostante le difficoltà, tra cui vari esili, Cirillo continuò il suo ministero e le sue scritture, partecipando infine al Concilio di Costantinopoli del 381, che consolidò la dottrina nicena.
Cirillo fu coinvolto in numerosi conflitti ecclesiastici, in particolare con Acacio di Cesarea, che inizialmente lo sostenne, ma che si oppose poi a lui su questioni dottrinali e di giurisdizione. Questo portò a una serie di esili, il primo dei quali nel 357, quando fu deposto in seguito ad accuse mosse da Acacio. Sebbene esiliato più volte, Cirillo fu infine riabilitato e poté continuare a esercitare il suo ministero fino alla morte nel 387.
Le Catechesi: Il cuore della sua opera teologica
L’opera principale di Cirillo è senza dubbio il *Catechesi*, una raccolta di 24 omelie, accompagnate da una introduttiva, rivolte ai catecumeni, ossia i neofiti in preparazione al Battesimo, tenute nella Basilica del Santo Sepolcro.
Queste catechesi offrono una spiegazione approfondita del simbolo della fede, del Battesimo e della vita cristiana, con particolare enfasi sulla divinità del Figlio e sulla salvezza attraverso Cristo. Sebbene Cirillo non usasse esplicitamente il termine “consustanziale”, la sua teologia cristologica sottolineava la piena divinità del Figlio, contrariamente alla visione di Ario, che sosteneva che il Figlio fosse una creatura subordinata al Padre.
Le catechesi di Cirillo sono tra le più preziose testimonianze teologiche del IV secolo. Contengono anche una polemica contro l’idolatria pagana e l’eresia manichea, mostrando la determinazione di Cirillo nel guidare i suoi ascoltatori verso una fede autentica e un’ortodossia fondata sulla Scrittura e sulla tradizione apostolica. Queste omelie sono state tramandate grazie alla trascrizione stenografica, che testimonia la pratica comune del IV e V secolo di registrare gli insegnamenti orali, un metodo che permise la diffusione del pensiero cristiano in modo capillare.
Tra Oriente e Occidente
Cirillo non adoperò mai il termine “consustanziale” nelle sue opere, ma la sua dottrina cristologica era vicina a quella eusebiana, che riconosceva la divinità piena ed eterna del Figlio, pur evitando il termine niceno. Questa posizione non fu priva di controversie. In Occidente, teologi come Gerolamo e Rufino lo accusarono di non aderire pienamente al concetto niceno di “consustanzialità”, etichettandolo come “eusebiano” e quindi sospetto di arianesimo. Tuttavia, nel tempo, Cirillo si avvicinò alla formulazione nicena, partecipando al Concilio di Costantinopoli del 381, dove l’ortodossia cristiana venne definitivamente sancita.
La sua evoluzione dottrinale, pur lontana da quella di Atanasio di Alessandria, dimostra un processo teologico che non ignorava i cambiamenti delle esigenze ecclesiali e le sfide dottrinali del suo tempo. Cirillo contribuì così, seppur in modo graduale, alla definizione della teologia trinitaria che alla fine divenne centrale per la Chiesa universale.
La cattolicità della Chiesa
Cirillo di Gerusalemme è anche noto per aver spiegato il concetto di “cattolicità” della Chiesa come “onnipresenza e universalità”. Secondo Cirillo, la Chiesa è “cattolica” non solo per la sua diffusione in tutto il mondo, ma soprattutto per l’insegnamento completo e autentico che trasmette, in linea con la fede apostolica. Questo concetto ha avuto una lunga vita e ha influenzato profondamente il modo in cui la Chiesa si è vista, specialmente nelle tradizioni orientali che adottano il termine “ortodossa” per indicare la verità dottrinale, in contrapposizione ai numerosi movimenti settari che fiorirono nei primi secoli del cristianesimo.