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L’Oriente Cristiano sulla vie della seta

da | 11 Mar 2025 | Cultura

Mercoledì 12 marzo 2025 presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, la prof.ssa Chiara Barbati dell’Università di Pisa terrà una conferenza, dal tema “L’Oriente Cristiano sulle vie della seta. Nuove prospettive di studio e di ricerca”

Mercoledì 12 marzo 2025 presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma, la prof.ssa Chiara Barbati dell’Università di Pisa terrà una conferenza, dal tema “L’Oriente Cristiano sulle vie della seta. Nuove prospettive di studio e di ricerca“. Tra il V e il X secolo, le Chiese sire si diffusero lungo le Vie della Seta, adattandosi ai contesti locali e contribuendo alla trasmissione del sapere tra Oriente e Occidente. La Chiesa d’Oriente rappresenta una delle più affascinanti espansioni del cristianesimo fuori dai confini dell’Impero Romano, sviluppandosi in territori vastissimi, dall’Assiria fino alla Cina e all’India. Questa Chiesa, spesso identificata erroneamente come “nestoriana”, nacque e si affermò nel mondo persiano e si organizzò indipendentemente dalla Chiesa romana e bizantina. Il suo patriarca, residente a Kokhé vicino a Seleucia-Ctesifonte, assunse il titolo di Catholicos e governava una comunità cristiana distribuita su territori immensi.

Espansione e diffusione in Asia: la presenza cristiana in Cina

L’epoca del patriarca Timoteo I (VIII-IX secolo) segnò il massimo splendore della Chiesa d’Oriente. Durante il suo patriarcato, la fede cristiana si estese dalla Persia fino alla Cina, al Tibet e all’Asia centrale, raggiungendo le popolazioni turche. Questa espansione avvenne attraverso la rete commerciale della Via della Seta, grazie ai mercanti cristiani che, oltre a commerciare beni preziosi, diffondevano la loro religione. Città come Herat, Merw e Samarcanda divennero centri importanti, con vescovati e comunità cristiane ben organizzate.

Un documento fondamentale per attestare la presenza del cristianesimo in Cina è la celebre Stele di Xi’an, eretta nel 781 d.C. e riscoperta nel 1625. Questa stele, scritta in cinese e siriaco, descrive l’arrivo del monaco missionario Aluoben (o Alopen) nel 635 d.C. e la diffusione della “Religione Radiosa” (nome con cui il cristianesimo veniva identificato in Cina). La stele dimostra come i missionari cristiani adattarono la loro fede alla cultura cinese, sviluppando un linguaggio e una terminologia teologica compatibili con la filosofia confuciana e taoista, che ne testimonia la presenza e il riconoscimento ufficiale presso la corte imperiale. Furono anche costruiti monasteri e chiese a Chang’an (o Xi’an), Luoyang e nei principali centri lungo la Via della Seta.

I commerci e la lingua sogdiana

L’espansione della Chiesa d’Oriente fu strettamente legata al commercio. I mercanti cristiani sogdiani furono tra i principali diffusori della fede lungo le rotte commerciali dell’Asia centrale. Il sogdiano, una lingua iranica parlata dai mercanti dell’Asia centrale, divenne un veicolo importante per la trasmissione dei testi cristiani. Numerosi manoscritti furono copiati in siriaco e sogdiano, e nelle comunità cristiane dell’Asia centrale si sviluppò una produzione letteraria ricca di testi biblici, agiografici e ascetici. 

I mercanti e missionari della Chiesa d’Oriente sfruttarono questa via per diffondere il cristianesimo tra le tribù turco-mongole e nelle città commerciali strategiche. I Sogdiani, che dominavano il commercio lungo la Via della Seta, contribuirono alla propagazione della fede cristiana grazie alla loro lingua, il sogdiano, usata come lingua franca tra i mercanti.

Il sogdiano ebbe un ruolo cruciale nella trasmissione della cultura e della religione cristiana. I testi cristiani furono tradotti in questa lingua per permettere ai mercanti e alle comunità locali di comprendere la fede. Oltre ai testi religiosi, la cultura sogdiana influenzò anche le pratiche artistiche e iconografiche del cristianesimo orientale, come dimostrano i dipinti cristiani ritrovati nel bacino del Tarim, in particolare a Kotcho e Turfan.

Il declino della Chiesa d’Oriente in Cina e le missioni verso Occidente

Nonostante il successo iniziale, la Chiesa d’Oriente in Cina subì un duro colpo nel 845 d.C., quando l’imperatore Tang Wuzong emanò un editto che bandiva le religioni straniere. La presenza cristiana diminuì, ma con l’epoca mongola e la Pax Mongolica la Chiesa rifiorì temporaneamente, come attestato dai resoconti di viaggiatori europei come Marco Polo. Dopo un periodo di tolleranza e sviluppo (635-845), la Chiesa d’Oriente subì una grave crisi sotto l’imperatore Wuzong (840-846), che vietò tutte le religioni straniere, causando la chiusura di monasteri e la persecuzione di cristiani e buddhisti. La presenza cristiana in Cina si ridusse, ma con la dinastia Yuan (XIII-XIV secolo), governata dai Mongoli, il cristianesimo rifiorì. Numerosi mongoli adottarono la fede cristiana e ne promossero la diffusione. 

La Chiesa d’Oriente non si limitò a espandersi a est, ma ebbe anche missioni verso l’Occidente. Un esempio straordinario è il viaggio di Rabban Bar Sauma, un monaco mongolo che nel XIII secolo fu inviato come ambasciatore del khan mongolo presso il Papa e i sovrani europei. Il suo viaggio attraverso Bisanzio, l’Italia e la Francia fornisce una prospettiva inedita dell’Europa medievale vista dagli occhi di un cristiano asiatico. Tuttavia, con il declino dell’Impero Mongolo e la successiva affermazione dell’Islam in Asia centrale, la Chiesa d’Oriente perse nuovamente terreno.

La presenza della Chiesa d’Oriente nel Golfo Persico e in India

La Chiesa d’Oriente ebbe un ruolo significativo anche lungo le coste del Golfo Persico, dove già nel IV secolo erano presenti comunità cristiane. L’India divenne un altro importante centro della Chiesa, con comunità cristiane attestate sulla costa del Malabar. Marco Polo e i navigatori portoghesi del XV secolo trovarono queste comunità ancora attive, sebbene fortemente integrate nella cultura locale.

Il monachesimo ebbe un ruolo centrale nello sviluppo della Chiesa d’Oriente, ma con caratteristiche diverse rispetto a quello occidentale. I monasteri non erano solo centri di preghiera, ma anche istituzioni culturali e educative, dove si copiava e si traduceva la letteratura cristiana. Importanti centri monastici furono Bulayiq, vicino a Turfan, e il monastero di Mar Mari in Mesopotamia. Tuttavia, il monachesimo non si sviluppò in India, a differenza di altre regioni dell’Asia, suggerendo un diverso modello di organizzazione ecclesiastica. La Chiesa dell’India presenta caratteristiche uniche rispetto alle altre comunità della Chiesa d’Oriente. Mentre in Persia, Asia centrale e Cina i monasteri furono fondamentali, in India non si svilupparono istituzioni monastiche. Questo suggerisce che il cristianesimo indiano si sia radicato profondamente nella cultura locale senza importare integralmente le strutture ecclesiastiche del Vicino Oriente. Inoltre, l’assenza di iscrizioni antiche e di letteratura teologica locale fa pensare che la trasmissione della fede fosse prevalentemente orale.

Conclusione

La Via della Seta fu essenziale per la diffusione della civiltà, lingua, cultura e fede cristiana tra il VII e il XIV secolo. La Chiesa d’Oriente è stata una delle più straordinarie esperienze di evangelizzazione della storia cristiana. Attraverso il commercio e l’interazione culturale, il cristianesimo si diffuse in regioni lontane, adattandosi alle lingue e alle tradizioni locali. Il sogdiano divenne un importante strumento di diffusione, mentre il monachesimo garantì la conservazione del sapere cristiano. Tuttavia, la storia della Chiesa d’Oriente è anche una storia di adattamento e declino, influenzata dalle condizioni politiche e religiose delle regioni in cui si stabilì. Oggi, la riscoperta di queste radici storiche sta suscitando un nuovo interesse accademico in Cina.

 

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