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Chi era veramente San Patrizio?

da | 17 Mar 2025 | Cultura

San Patrizio, noto come l’Apostolo d’Irlanda, è una figura storica avvolta tra fatti documentati e leggende. La sua festa viene celebrata ogni anno il 17 marzo in tutto il mondo, ma specialmente negli Stati Uniti la celebrazione è particolarmente sentita a causa dell’alta presenza di irlandesi immigrati ai tempi della Grande Carestia del 1845-49. Tuttavia, anche se la festa è ormai diffusa ovunque, tra Guinness e jig tradizionali, la vita di San Patrizio fu caratterizzata da un senso della missione instancabile e da un profondo legame con Dio.

La verità storica oltre la leggenda

Ego Patricius, peccator, rusticissimus et minimus omnium fidelium“, io sono Patrizio, peccatore, uomo semplicissimo e piccolo rispetto a tutti i fedeli, così si presentava in uno dei pochi scritti autentici del santo vescovo irlandese. La comprensione che Patrizio aveva di Dio e dell’umanità apparteneva infatti alla tradizione della cristianità latina dei primi secoli, e non in quello che ho oggi viene chiamata erroneamente spiritualità celtica. Patrizio concepiva Dio come un potente sovrano, offeso dei nostri peccati, un padre il cui cuore era stato spezzato dal dolore provocatogli dagli uomini. Ciò che distingue la chiesa dei primi secoli dalla nostra, è un’accentuata sensibilità messianica e apocalittica, con tutta l’urgenza che questo comportava di affrettare la conversione dei popoli, perché il ritorno del Signore era sentito come vicino. Ci si aspettava la fine dei tempi come prossima, anzi, volevano che succedesse e pregavano perché il Signore tornasse presto. In ogni caso Patrizio non aveva dubbi circa l’importante missione che Dio gli aveva affidato, come scrive nella Confessio: essere apostolo ai confini del mondo e alla fine del mondo. L’opera è un’autobiografia spirituale in cui il vescovo irlandese racconta episodi della sua vita, come la prigionia, la fuga e il suo ministero missionario. Più che un resoconto dettagliato della sua esistenza, il testo, tra i pochi autentici, offre uno sguardo sulla sua strategia di evangelizzazione, basata sul rispetto della cultura locale. Egli si guadagnò la fiducia degli irlandesi adattando il messaggio cristiano alle loro tradizioni e affrontando i re locali con un seguito adeguato, per ottenere ascolto e rispetto.

Il contesto storico

“Ogni questione relativa a Patrizio è irta di difficoltà”, affermava non molto tempo fa Nora K. Chadwick. L’Irlanda, infatti, era la regione più estrema di Europa, ben oltre i confini dell’Impero Romano. Si è ripetuto da più parti che il cristianesimo si propagò dalla Gallia alla Gran Bretagna e dalla Gran Bretagna passò all’Irlanda nel V secolo con la spedizione di Patrizio e dei suoi compagni. Ma ci risulta che, secondo quanto leggiamo in Prospero di Aquitania, papa Celestino inviò nel 429 Germano di Auxerre nella Bretagna insulare per contrastare i progressi che il pelagianesimo andava facendo in quella regione, culla dello stesso Pelagio. Lo stesso autore ci informa che due anni più tardi Celestino ordinò vescovo il diacono Palladio e lo inviò agli irlandesi “che credevano in Cristo”. Il testo di Prospero presuppone naturalmente l’esistenza di comunità cristiane non solo in Gran Bretagna – cosa che già sapevamo – ma anche in Irlanda prima della missione di Patrizio; altrimenti Celestino non vi avrebbe inviato un vescovo con l’incarico di ricondurre queste comunità all’obbedienza di Roma. Non sappiamo niente di più: su questo argomento le fonti non dicono altro. Per il periodo successivo non possediamo altra documentazione al di fuori di quella che proviene dalla stessa Irlanda

La vita di San Patrizio: alcuni dati certi

Infanzia e prigionia (385-407)

Patricius Magonus Sucatus (Maewynin Succat) nacque attorno al 385 d.C. in Britannia, probabilmente nel Galles. Figlio di Calpornius, un diacono, e nipote di Potitus, un sacerdote, trascorse la sua infanzia in una famiglia benestante ma poco devota. All’età di 16 anni, fu rapito da pirati irlandesi durante un’incursione e portato in Irlanda come schiavo. Fu venduto a un druido che lo mise a pascolare greggi sulle montagne di Slemish. Durante i sei anni di schiavitù, Patrizio sperimentò una profonda conversione spirituale, intensificando le sue preghiere e sviluppando un legame intimo con Dio. Fu durante questo periodo che sentì una chiamata interiore che lo spingeva a ritornare nella sua patria. 

La fuga e il percorso spirituale (407-432)

Nel 407, ebbe una visione in sogno che gli suggeriva la via della libertà. Percorse circa 200 miglia fino a raggiungere un porto sulla costa orientale dell’Irlanda, dove trovò una nave diretta in Gallia. Dopo una serie di difficoltà, riuscì a tornare in Britannia e riabbracciare la sua famiglia.  Desideroso di approfondire la sua fede, viaggiò in Gallia, studiò ad Auxerre sotto la guida di San Germano e si preparò per la missione che lo avrebbe portato a evangelizzare l’Irlanda. Fu ordinato diacono, poi sacerdote e infine vescovo, ricevendo la consacrazione probabilmente nel 431.

La missione evangelizzatrice (432-461)

Nel 432, Patrizio sbarcò nuovamente in Irlanda, determinato a diffondere il Cristianesimo tra i pagani. A Saul, la sua prima conversione fu quella di Dichu, un capo locale, che gli concesse un terreno a Saul per costruire una chiesa. Poi ci fu il confronto con il re Laoghaire. Si recò a Tara, sede del potere del re supremo d’Irlanda, e affrontò i druidi. La sua abilità oratoria e i suoi miracoli convinsero alcuni nobili a convertirsi, tra cui il fratello del re, Conall. Da quel momento fondò chiese, ordinò sacerdoti e vescovi, e si spinse in varie regioni, tra cui Meath, Connaught, Ulster, Leinster e Munster. A Cashel, battezzò il re di Munster, Aengus. A Mag Slecht, affrontò il culto di Crom Cruach, un idolo venerato con sacrifici umani. Secondo la leggenda, con una preghiera abbatté la statua, segnando la fine del culto pagano. La tradizione associa a San Patrizio il trifoglio, che usò per spiegare il concetto cristiano della Santissima Trinità: Dio è uno solo, ma esiste in tre persone simultaneamenteil Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Prima del Cristianesimo, il trifoglio (shamrock) era considerato sacro dai druidi e chiamato seamroy. Era un simbolo della natura e del ciclo della vita. Successivamente, divenne anche un emblema nazionale dell’Irlanda e appare accanto alla rosa inglese e al cardo scozzese nello stemma del Regno Unito. Come simbolo ufficiale di San Patrizio, il trifoglio cominciò a essere associato alla festività solo nel XIX secolo, probabilmente per il suo colore verde, che richiama quello dell’Irlanda, l’isola di Smeraldo.

Armagh e l’Organizzazione della Chiesa Irlandese (444-461)

Nel 444, Patrizio stabilì la sua sede episcopale ad Armagh, rendendola il centro della Chiesa irlandese. Una sua lettera testimonia la sua dedizione, ma anche le difficoltà incontrate, come il contrasto con il capo britanno Coroticus, che aveva schiavizzato cristiani irlandesi. La città divenne ben presto centro spirituale e punto di riferimento per la fede e la cultura irlandese e contribuì a consolidare la diffusione del Cristianesimo in Irlanda. Ancora oggi, Armagh è riconosciuta come la sede primaziale sia della Chiesa cattolica che di quella anglicana in Irlanda, tanto che la città ospita due cattedrali dedicate a San Patrizio: la Cattedrale di San Patrizio della Chiesa d’Irlanda, situata sulla collina di Sally, questa cattedrale anglicana sorge sul sito originario della chiesa fondata da San Patrizio; la Cattedrale di San Patrizio della Chiesa cattolica, situata sulla collina di Druim Saileach, che domina la città e rappresenta un importante luogo di culto per la comunità cattolica irlandese.

Morte ed eredità (461)

Patrizio morì a Saul il 17 marzo 461, all’età di 76 anni. Secondo la tradizione, il suo corpo fu sepolto a Downpatrick. Il suo lavoro instancabile trasformò l’Irlanda in un centro di spiritualità e cultura cristiana, influenzando profondamente la successiva evangelizzazione dell’Europa, ad opera di santi missionari come Colombano. Quei boschi e quelle solitudini andavano animandosi di anacoreti. 

Una questione ancora aperta: il monachesimo patriziano

Tra la chiesa dei documenti patriziani del V secolo e la chiesa irlandese del secolo VI il cambiamento è stato certamente totale e non in fatto di fede, ma in campo organizzativo. Nel suo saggio ormai classico sul monachesimo irlandese, John Ryan accentua notevolmente l’aspetto monastico della vita e dell’opera di Patrizio. L’intenzione dello studioso è evidente: fare luce sui ben noti vincoli tra chiesa e monachesimo, tipici dell’Irlanda nel corso dei secoli immediatamente successivi. Secondo questa tesi, il carattere monastico della chiesa celtica non sarebbe che il frutto maturato dal seme gettato dal grande apostolo e vescovo Patrizio. Ryan, per esempio, ritiene che lo stesso Patrizio fu un monaco – il che non può essere provato ma neanche contraddetto con argomentazioni esaurienti – fondando la sua tesi sul viaggio ascetico in Italia, sui contatti con il monastero di Lérins, sui rapporti da discepolo a maestro che lo legarono a Germano di Auxerre. D’altra parte le sue opere non fanno mai riferimento al monachesimo. È certo che Patrizio organizzava le sue fondazioni ecclesiastiche in modo da dar loro una certa parvenza di cenobi; ad Armagh, e non solo, per esempio, il clero viveva col suo vescovo formando una specie di famiglia religiosa con una disciplina abbastanza rigorosa. Ma, come ammette lo stesso Ryan, non erano dei monasteri: chi ne faceva parte tutt’al più si impegnava a condurre una vita regolare e si sottometteva a un codice di disciplina, come ad esempio il clero di Vercelli al tempo di Eusebio e quello di Ippona sotto la direzione di Agostino. Dunque Patrizio non diede vita a una chiesa controllata dai monaci, ma affidò a vescovi, sacerdoti e chierici inferiori la cura spirituale dei territori che andava evangelizzando

La chiesa monastica piena di esuberante vitalità che vediamo svilupparsi nei paesi celtici a partite dal VI secolo era già costituita, o in fase di molto avanzata costituzione, nel secolo precedente, prima e contemporaneamente alla missione di Patrizio. La mancanza di fonti storiche non ci consente purtroppo di seguire da vicino questo processo. Allora il celebre Patrizio e il misterioso Palladio si recarono in Irlanda non solo col progetto principale e immediato di convertire i pagani, ma per gettare le basi di una chiesa episcopale, per arrestare e arginare l’organizzazione monastica che andava affermandosi negli ambienti cristiani di quel paese. Ma in Irlanda, che mai fu occupata dai Romani, non c’erano città. La cultura dei suoi abitanti era di tipo rurale e tribale. Sia nell’isola che nella Scozia occidentale il monachesimo non fece che adattarsi a un sistema ereditario di signori locali, e a quanto pare non si trattò di un’operazione difficile: le famiglie monastiche furono assimilate alla tribù, e gli abati ai capi dei clan. E i monasteri si adattarono a fungere da luogo di riunione per un popolo di pastori che viveva disperso per la campagna.

Da quel momento, folle di monaci entusiasti emularono e talvolta superarono l’eroismo ascetico dei padri del deserto egiziano, coltivando le lettere e le arti con cura amorosa. Sorsero così monasteri giganteschi, che si trasformano in centri ispiratori di spiritualità e di cultura. 

San Patrizio, in ogni caso, non fu solo un missionario, ma un organizzatore e legislatore della Chiesa irlandese. Il suo esempio di fede, sacrificio e determinazione lo ha reso una figura immortale, celebrata ogni anno il 17 marzo in tutto il mondo.

Patrizio

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