Tre cose Gesù ci consegna nel Vangelo di questa domenica, tre caratteristiche del regno di Dio. La prima è che in questa vita le cose buone convivono con quelle cattive e ne possiamo fare esperienza in noi stessi. Infatti siamo noi quelli che si portano dentro talenti meravigliosi, e lati oscuri inimmaginabili. Tutti vorremmo estirpare il male da noi stessi, ma Gesù invita ad avere pazienza: “non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”. Dobbiamo imparare ad accettarci così come siamo. Questa vita non è il tempo della mietitura ma della pazienza. Avere fede è avere pazienza con noi stessi e con il male che vorremmo sconfiggere ma che ci farà compagnia fino alla fine di questo viaggio.
La seconda immagine del regno è legata alla piccolezza. Gesù per farci capire il significato di questa parola paragona il regno a un granello di senape che pur essendo minuscolo quando cresce diventa un albero che offre rifugio. È l’elogio dell’umiltà, delle cose piccole, della semplicità, della mitezza. Il contrario è la grandezza di questo mondo che molto spesso coincide con uomini e donne che si gonfiano fino a scoppiare. È capire invece che le grandi cose si costruiscono sulla fedeltà alle cose minime, insignificanti. Questa fedeltà crea affidabilità.
La terza immagine è il lievito che fa fermentare tutta la pasta. È il tentativo di Gesù di dire che la cosa più bella che compie chi ha fatto spazio in sé al regno di Dio, è valorizzare, far crescere, promuovere la realtà e gli altri. Esattamente il contrario di quello che ci insegna il mondo che vuole che sminuiamo gli altri e le cose per poter primeggiare.
Avere pazienza, coltivare le piccole cose, dare valore agli altri e alla realtà sono il segno che Gesù sta crescendo in noi, perché in fondo il regno di Dio è Gesù stesso e noi ne dovremmo essere il prolungamento più attuale.
