La visita di Leone XIV al Sepolcro di san Paolo si è svolta nel pomeriggio di martedì 20 maggio. Il Pontefice – tenendo la sua omelia, durante il momento di preghiera – ha condiviso le sue riflessioni ispirate al brano liturgico proclamato della Lettera ai Romani. Egli ha messo in evidenza «tre grandi temi: la grazia, la fede e la giustizia». E ha spiegato: «Riconosce che il suo incontro con Cristo e il suo ministero sono legati all’amore con cui Dio lo ha preceduto, chiamandolo ad un’esistenza nuova mentre era ancora lontano dal Vangelo e perseguitava la Chiesa. […] Alla radice di ogni vocazione c’è Dio: la sua misericordia, la sua bontà, generosa come quella di una madre (cfr Is 66,12-14), che naturalmente, attraverso il suo stesso corpo, nutre il suo bambino quando è ancora incapace di alimentarsi da solo».
La seconda dinamica – spiega Leone XIV – riguarda la risposta della persona umana: «Paolo, nello stesso brano, parla anche di “obbedienza della fede” (Rm 1,5), e pure qui condivide ciò che ha vissuto. Il Signore, infatti, apparendogli sulla via di Damasco (cfr At 9,1-30), non lo ha privato della sua libertà, ma gli ha lasciato la possibilità di una scelta, di una obbedienza frutto di fatica, di lotte interiori ed esteriori, che lui ha accettato di affrontare. La salvezza non viene per incanto, ma per un mistero di grazia e di fede, di amore preveniente di Dio, e di adesione fiduciosa e libera da parte dell’uomo».
Il terzo aspetto riguarda l’impegno della creatura, in risposta all’azione dello Spirito: «Mentre allora ringraziamo il Signore per la chiamata con cui ha trasformato la vita di Saulo, gli chiediamo di saper anche noi rispondere ai suoi inviti allo stesso modo, facendoci testimoni dell’amore “riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5). Gli chiediamo di saper coltivare e diffondere la sua carità, facendoci prossimi gli uni per gli altri, nella stessa gara di affetti che, dall’incontro con Cristo, ha spinto l’antico persecutore a farsi “tutto a tutti” (cfr 1Cor 9,19-23), fino al martirio. Così, per noi come per lui, nella debolezza della carne si rivelerà la potenza della fede in Dio che giustifica (cfr Rm 5,1-5)».
Facciamo nostri i desideri espressi dal Vescovo di Roma, per mezzo della orazione conclusiva del momento di preghiera: «Signore nostro Dio, che hai mirabilmente scelto l’apostolo Paolo per la predicazione del Vangelo, concedi all’umanità intera il dono della fede, che egli annunciò davanti ai re e alle nazioni, affinché la tua Chiesa si accresca sempre come madre e maestra di popoli».