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A due anni dalla morte di Papa Benedetto XVI

da | 31 Dic 2024 | Vita ecclesiale

Il 31 dicembre 2024 ricorrono due anni dalla scomparsa di Papa Benedetto XVI, il Pontefice emerito che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Chiesa e nel panorama intellettuale contemporaneo. Joseph Ratzinger, nato a Marktl, in Germania, il 16 aprile 1927, è stato uno dei teologi più influenti del XX secolo e il 265° Papa della Chiesa cattolica, il cui ricordo rimane vivo nella Chiesa e nel cuore dei fedeli. Mentre il mondo celebra il secondo anniversario della sua scomparsa, l’invito è a riscoprire i suoi insegnamenti e a trarre ispirazione dalla sua testimonianza di fede, speranza e amore.

Il pontificato e la rinuncia storica 

Eletto il 19 aprile 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha guidato la Chiesa in un periodo di grandi sfide. Durante il suo pontificato, ha affrontato temi complessi come la crisi degli abusi sessuali, il dialogo interreligioso e la necessità di riaffermare le radici cristiane dell’Europa in un mondo sempre più secolarizzato. Tra le sue encicliche più significative si ricordano: Deus Caritas Est (2005), sull’amore cristiano; Spe Salvi (2007), sulla speranza cristiana; Caritas in Veritate (2009), sulla giustizia e lo sviluppo integrale.L’11 febbraio 2013, Benedetto XVI annunciò la sua rinuncia al ministero petrino, un gesto senza precedenti nell’epoca moderna. La decisione, motivata dall’avanzare dell’età e dal calo delle forze fisiche, fu accolta con sorpresa e rispetto. Benedetto XVI ha trascorso il resto della sua vita nel monastero Mater Ecclesiae, in Vaticano, dedicandosi alla preghiera, alla meditazione e a uno stile di vita riservato.

L’eredità spirituale e teologica

L’eredità di Papa Benedetto XVI è nei suoi insegnamenti teologici e spirituali, nei quali ha costantemente sottolineato l’importanza del rapporto personale con Cristo come fondamento della fede cristiana. Questo tema è stato centrale non solo nei suoi scritti ma anche nel suo approccio pastorale. Uno dei contributi più significativi di Benedetto XVI, riconosciutogli paradossalmente anche dai suoi detrattori, è stato il dialogo tra fede e ragione. In particolare, il suo famoso discorso a Ratisbona del 2006 ha suscitato un ampio dibattito culturale e religioso, invitando a una riflessione approfondita sul ruolo della razionalità nella religione e sulla necessità di un dialogo sincero tra le culture. Tra le sue opere, la trilogia su Gesù di Nazaret è un invito a riscoprire la figura di Cristo come centro della storia e della fede dalla nascita alla morte in croce. Attraverso un linguaggio accessibile ma profondamente radicato nella tradizione biblica e patristica, Benedetto XVI ha offerto a teologi, pastori e laici strumenti preziosi per approfondire la propria comprensione del Vangelo. Inoltre, il suo magistero ha promosso un rinnovamento liturgico basato sulla bellezza e sul rispetto della tradizione, enfatizzando la liturgia come un incontro vivo con il mistero divino. Non per nulla Benedetto volle che la prima pubblicazione della sua Opera omnia fosse quella dedicata alla liturgia, anche se nel piano progettuale era l’undicesimo volume.

Monsignor Georg Gänswein e quella verità contestata

Nessuno più dell’arcivescovo Georg Gänswein, storico segretario di Papa Benedetto XVI, lo ha conosciuto e sostenuto durante il tempo del suo pontificato e poi del suo ritiro. Monsignor Gänswein, già Prefetto della Casa Pontificia, è stato nominato da Papa Francesco Nunzio Apostolico in Lituania, Estonia e Lettonia il 24 giugno 2024.  In questo ruolo, rappresenta la Santa Sede nei tre Paesi baltici, svolgendo funzioni diplomatiche e pastorali. Dopo la morte di Benedetto XVI il 31 dicembre 2022, aveva trascorso un periodo nella sua diocesi d’origine a Freiburg, in Germania, prima di ricevere il nuovo incarico, per il quale ha sempre espresso gratitudine. Tuttavia il libro “Nient’altro che la verità. La mia vita al fianco di Benedetto XVI” (Piemme 2023), scritto dall’arcivescovo Gänswein con Saverio Gaeta, ha suscitato numerose critiche e polemiche sin dalla sua pubblicazione. Altri, invece, ritengono che offra una preziosa testimonianza storica, contribuendo a una migliore comprensione del pontificato di Benedetto XVI e delle dinamiche vaticane. Nel volume, Gänswein ha offerto una testimonianza diretta sugli anni trascorsi accanto al Papa emerito, rivelando dettagli inediti sul suo pontificato e sul rapporto con Papa Francesco. Una delle principali critiche riguarda la tempistica della pubblicazione: il libro è stato pubblicato poco dopo la morte di Benedetto XVI, sollevando interrogativi sull’opportunità di divulgare certe informazioni in un momento di lutto per la Chiesa. Poi, alcuni osservatori hanno interpretato il libro di Gänswein come un tentativo di mettere in discussione l’operato di Papa Francesco, evidenziando presunte divergenze tra i due pontefici. Papa Francesco ha espresso il suo disappunto per alcune affermazioni contenute nel libro intervista “El sucesor”: “Mi hanno provocato un grande dolore: che il giorno del funerale venga pubblicato un libro che mi ha messo sottosopra, raccontando cose che non sono vere, è molto triste. Naturalmente non mi colpisce, nel senso che non mi condiziona. Ma mi ha fatto male che Benedetto sia stato usato. Il libro è stato pubblicato il giorno del funerale, e l’ho vissuto come una mancanza di nobiltà e di umanità”.

Il rapporto con Papa Francesco

La morte di Papa Benedetto XVI il 31 dicembre 2022 ha segnato la fine di una fase storica per la Chiesa cattolica, lasciando Papa Francesco come unico pontefice in carica. Questo evento ha portato a una serie di riflessioni e discussioni all’interno della Chiesa riguardo agli equilibri interni: alcuni osservatori hanno ipotizzato che l’assenza di Benedetto XVI abbia dato a Papa Francesco maggiore libertà nell’attuare riforme e nel promuovere iniziative pastorali, senza il rischio di essere percepito in contrasto con il suo predecessore; altri hanno sottolineato come la sua scomparsa avrebbe accelerato dibattiti su questioni liturgiche e teologiche, in particolare riguardo all’interpretazione del Concilio Vaticano II e all’applicazione delle sue riforme. Tuttavia Papa Francesco ha sempre sottolineato la continuità con i suoi predecessori, pur introducendo nuovi approcci pastorali e accentuando temi come la misericordia, l’attenzione ai poveri e la cura del creato. 

Papa Francesco ha parlato di Benedetto XVI in diverse occasioni nel corso degli anni, sempre con grande rispetto, affetto e riconoscenza per il suo predecessore. Papa Francesco ha spesso lodato Benedetto XVI per la sua profonda saggezza teologica e spirituale, come un uomo di preghiera e riflessione, definendolo un “nonno saggio” per la Chiesa e ha sottolineato come la presenza del papa emerito nel monastero Mater Ecclesiae rappresentasse una “grazia” e non una difficoltà. Gli ha riconosciuto inoltre il coraggio dimostrato nel dimettersi, spiegando la sua decisione come un atto di umiltà e servizio alla Chiesa. Inoltre ha parlato spesso della continuità tra i due pontificati, sottolineando che, pur nelle differenze di stile e approccio, entrambi hanno sempre condiviso una visione comune della fede e del servizio alla Chiesa. Dopo la morte di Benedetto XVI, Papa Francesco ha espresso profonda commozione e ha presieduto i funerali, ricordandolo come un “servitore fedele del Vangelo”. Nel decimo anniversario della rinuncia, Francesco ha ricordato il coraggio e l’umiltà di Benedetto, definendolo un “uomo di Dio e un pastore che ha saputo mettere al centro Cristo”.

Benedetto XVI, Dottore della Chiesa? 

Già in vita e dopo la sua morte, si è discusso molto sulla possibilità di un riconoscimento formale come Dottore della Chiesa in futuro, ma tale titolo richiede un processo ufficiale che potrebbe richiedere anni o decenni. “Deciderà il Papa, io penso sia stato un dottore della Chiesa con il suo magistero”, affermava il card. Kurt Koch. L’eventuale attribuzione dipenderà dall’analisi della sua opera teologica e dall’impatto duraturo che avrà sulla Chiesa e sulla teologia cattolica. Per ora, con l’apertura del Giubileo 2025, potremmo rileggere con profitto la seconda enciclica di Benedetto sulla speranza. La speranza cristiana è la speranza della Resurrezione. Cristo ci rende veramente liberi: non siamo schiavi dell’universo e della legge della materia, siamo liberi perché il cielo non è vuoto, perché il Signore dell’universo è il Dio che “in Gesù si è rivelato come Amore”.

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