“Gesù non consegna cose, consegna se stesso. Egli è lo Sposo, che offre il suo corpo, la sua mente e il suo cuore a ciascuno di noi, per salvarci e per darci una possibilità nuova, perché possiamo avere speranza in una vita diversa e migliore se confidiamo in lui, come ci invita a fare il Santo Padre in questo giubileo, che adesso comincerà. Questo contesto particolarissimo, quello che stiamo vivendo, non deve essere semplicemente la ripetizione di una tradizione, “si è fatto sempre così”, ma deve essere l’inizio di una realtà nuova. E sarà possibile, se confidiamo nel Signore che ci invita a essere accoglienti, ci invita ad essere gioiosi e ci invita a stare e vivere in pace“.
È la quindicesima Squilla di Lanciano per mons. Emidio Cipollone, Arcivescovo di Lanciano-Ortona; quest’anno però il brutto tempo ha impedito di celebrarla come gli altri anni. Ora la chiesa locale si prepara a farsi annunciatrice e pellegrina di speranza nel Giubileo che comincerà il 29 dicembre. Oggi come allora, c’è bisogno di pace e di speranza. Era questa l’idea del vescovo Paolo Tasso, che ha dato origine alla tradizione della Squilla tra il 1589 e il 1607. Quella che chiamiamo Squilla è il suono di una campana collocata sulla sommità della Torre Civica, che ha salutato per anni il Capitolo Metropolitano raccolto in preghiera nella Cattedrale, tutti i giorni, dalle 8.00 alle 8.30; ma assume un significato molto più intimo e raccolto, quando inonda la piazza nell’assolo della sera del 23 dicembre. L’Arcivescovo Tasso, in devozione alla Vergine Maria prossima al parto, volle compiere un pellegrinaggio alla piccola chiesa dell’Iconicella, a pochi chilometri dal centro, dove si conserva una piccola immagine della Madonna. Lo seguiva la folla dei lancianesi, con lampade accese e cantando inni sacri, e nella chiesetta monsignor Tasso teneva un’appassionata omelia per disporre i cuori dei fedeli ad accogliere il bambino Gesù nel Natale ormai alle porte. Quindi tutti ripercorrevano il cammino a ritroso per tornare al Duomo. Proprio in quel lasso di tempo, tra l’uscita dell’Arcivescovo e il suo rientro in piazza, il suono della Squilla accompagnava il pio pellegrinaggio, al termine del quale le campane tutte le chiese cittadine si univano nel suono a distesa, per salutare festosamente il compimento del rito.
L’intimità della casa è il cuore del rito domestico. La Squilla inizia a suonare alle ore 18.00, intanto cittadini si affrettano a fare ritorno a casa. Qualche minuto prima delle ore 19.00, si accende un cero e quando le campane della città e delle contrade cominciano a suonare a festa, tutti si mettono in ginocchio; dopo un breve momento di raccolto silenzio, si prega insieme. “Lodiamo e benediciamo Dio, Padre amorevole della nostra vita, con le parole che sono uscite dal cuore di Gesù Cristo“. Segue la recita del Padre Nostro, quindi: ” Ricordati, Signore, dei nostri defunti, ammettili a godere la luce del tuo volto e la pienezza di vita nella risurrezione. Ricordati anche di ……. che è lontano dalla nostra casa: conforta la sua nostalgia e proteggilo nel suo lavoro“. Infine si colloca la lampada della pace, di solito una candela, alla finestra. Ed è a questo punto che ci si scambiano auguri di pace, di benedizione e anche i regali. A Lanciano la sera del 23 dicembre è già Natale.
© photo Giulio Oliva https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Torre_campanaria_e_comune_-_Lanciano.jpg