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Diario di una novizia 

da | 3 Ott 2024 | Recensioni

“Un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso”. Le parole del Salmo 64 ci aiutano a comprendere quanto possa essere grande lo spazio interiore che c’è dentro ognuno di noi. È talmente grande che si rischia il buio, la paura. Eppure è proprio lì che si può incontrare una porta di cielo, uno spazio di relazione con un Dio che è più grande dell’abisso. Sono convinto però che il cuore di un monaco o di una monaca abbia delle caratteristiche più specifiche. Chi è allenato a “stare dentro se stesso” conosce anche sentieri e direzioni che conducono da qualche parte di più profondo. Questi sentieri diventano utili anche per gli altri, sono una carità per tutti coloro che rischiano di perdersi nel proprio cuore. Ecco allora che questa condivisione preziosa di esperienza diventa parola suggestiva, parola gravida di Parola. È il caso di un coinvolgente e splendido testo a firma della monaca carmelitana scalza Emanuela Ghini, Diario di una novizia (San Paolo 2024). È difficile capire la linea di confine tra la finzione e la realtà. C’è molto di personale in queste pagine di diario, e se anche i luoghi, i nomi, e i tempi sembrano voler condurre il lettore a non fare attenzione su chi sia a scrivere, è inevitabile intuire che ciascuna di queste parole non è messa lì per sedurre ma per condurre. È infatti una via di consapevolezza che sembra crescere man mano nelle riflessioni di questa giovane donna protagonista di queste pagine. La riflessione è prima una dialogo con se stessa e poi finalmente un dialogo con Qualcuno. E’ quasi un suggerimento per chi legge a cominciare sempre con un dialogo schietto con se stessi ma a non confondere mai l’attenzione che si può maturare per il proprio mondo interiore con la scoperta di un interlocutore che riempie di luce nuova le cose. È proprio da quel momento in poi che il testo di Emanuela Ghini diventa struggente ed essenziale. Ogni parola è una lama, e tutto conduce a un abisso di luce in cui persone, circostanze e piccoli e grandi eventi assumono un significato nuovo: «Emergono dalla luce i volti delle persone più amate, sentite dentro per il dono misterioso di una comunione inesprimibile. Ogni volto splende, in ognuno il mistero pare svelato. Offerto» (p.136). Più aumenta la vita spirituale più tutto diventa concreto, materiale. Tutto diventa passione per ciascuna persona incontrata, desiderio di contribuire al suo destino. Più ci si lascia abitare da questa Presenza che riempie di compagnia il proprio vuoto e più accade che ci si affina in una sorta di senso interiore: «Ho l’impressione che di colpo mi sia affinata, entro il grande abbraccio che mi regge, la capacità di intuizione, di lettura dell’intimità dei fratelli, almeno i più sensibili, forse i più vulnerabili, come me. Mi sembra che tutto in loro sia spalancato, e mi venga incontro. Ci si sfiora nel punto più fondo e ci si ritrova rafforzati, felici. Anche in questo grande pianto. Che il Consolatore conforta» (p. 187). Non si esce indenni da questa lettura. Qualcosa di questa luce ti rimane addosso. 

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