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Don Andrea Ciucci e la “algoretica” di Papa Francesco

by | 8 Apr 2023 | Vita ecclesiale

La “algoretica” di Papa Francesco. “Ho fatto scrivere la mia predica da un’intelligenza artificiale e i parrocchiani non si sono accorti della differenza”. Questo e molto altro nell’intervista per Omnibus a Don Andrea Ciucci, presbitero della diocesi di Milano e Coordinatore della Sede centrale della Pontificia Accademia per la Vita, nonché autore del libro “Scusi, ma perché lei è qui. Storie di intelligenze umane e artificiali”, dove nell’occhiello si legge la dedica: “A Papa Francesco, perché è colpa sua!”. Dopo gli studi presso la Facoltà Teologica di Milano, si è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Milano e successivamente ha conseguito il Dottorato in Filosofia presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma.

Un viaggio pericoloso, ma soprattutto sfidante”, quello che ci farà percorrere, anzi già lo sta facendo, l’AI, avverte Don Andrea. Da una parte pericoloso, perché impone delle responsabilità, in un campo che si conosce ancora poco e che dunque richiede sperimentazione. Dall’altra è una responsabilità che dobbiamo assumerci: “il tema è così potente e così forte che sta davvero mutando l’esperienza degli uomini e delle donne di questo tempo, che non possiamo non occuparcene”.

Tema di scottante attualità è il recente blocco, da parte del Garante della Privacy, di ChatGPT, ossia la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma sulla base di quattro motivi: mancanza di informativa sul trattamento dei dati, assenza di consenso per l’addestramento dell’algoritmo, risultati inesatti e assenza di un filtro per impedire, a chi ha meno di 13 anni, di accedere a ChatGPT. Se “la Santa Sede non entra a commentare il gesto di un’altra nazione”, questa limitazione evidenzia che un fenomeno del genere chiede delle regolamentazioni e delle tutele nei confronti dei minori e di chi ha meno consapevolezza sulla questione.

Don Andrea nota che ogni grande innovazione tecnologica, “di quelle che non modificano solo un settore della vita, ma le attraversano tutte”, offrono un nuovo paradigma e appaiono pertanto sono complesse e persino pericolose, “perché dobbiamo riandare a custodire gli uomini e le donne in un contesto e in un paradigma nuovo”. La questione dell’AI impone certamente delle nuove regole. Applicare l’Intelligenza Artificiale per il bene (AI for Good): questo è l’obiettivo degli incontri sul tema alle Nazioni Unite a Ginevra. Questi strumenti sono incredibilmente potenti, tali da ridisegnare l’esperienza dell’uomo e come tali vanno usati per il bene: “abbiamo una grande chance che non possiamo sprecare”.

Il timore diffuso è che l’AI possa cancellare la presenza dell’uomo: il software di domani potrà sostituire quello che l’uomo fa oggi. “La lavatrice ha sostituito il lavoro fisico di tante donne che passavano ore e ore chinate a lavare i panni”, ribatte Don Andrea. E poi un altro esempio, parlando di un collega ungherese, il quale gli ha confessato: “Ho fatto scrivere la mia predica da un’intelligenza artificiale e i parrocchiani non si sono accorti della differenza. Il problema non è la predica fatta dall’intelligenza artificiale, ma le prediche fatte dal prete, assolutamente neutre, incolori, slegate dal contesto, fredde”.  Il vero problema dell’AI è che ci pone domande cruciali “su chi siamo e su cosa vogliamo fare, sull’originalità che poniamo”. La paura ci appartiene e, in genere, si prova nei confronti del nuovo: va assunta e non banalizzata. Educazione e costruzione di una consapevolezza le parole d’ordine: “io dico sempre ai ragazzi che incontro: voi sapete cosa fare con il vostro smartphone, ma non avete la benché minima idea di che cosa lo smartphone fa di voi”. E si cresce anche di coscienza collettiva e sociale. Insomma, questo il grande lavoro che ci aspetta.

E se domani in una chiesa, al posto del parroco, ci dovesse essere un altoparlante che diffonde la voce di una AI che ha scritto una predica? “Credo che la Chiesa sarebbe vuota”. Poi Don Andrea aggiunge: “Lo facciamo già: mi attacco a Youtube e mi sento la predica del predicatore di turno, del prete simpatico”.

Il libro presenta storie variegate di scienziati, politici, cuochi, ingegneri e frati di tutto il mondo. Sono storie estremamente piccole e storie incredibilmente grandi, come l’incontro dei potenti della Terra su questo tema. Con condensati di esperienza personale: “Qualche settimana fa ho incontrato una studiosa di Hong Kong di intelligenza artificiale e mi ha fatto vedere la sua tabella di principi di Intelligenza Artificiale in chiave cinese: la lista dei principi cinesi inizia con la parola armonia”. Un approccio completamente diverso da quello occidentale. Stiamo vivendo un fenomeno che è planetario e istantaneo, non è possibile fermarsi; per questo ognuno lo affronta con la sua originalità personale e culturale.

Una partita su cui la Chiesa sta scommettendo molto: “Che ci sta a fare la Chiesa è che ci stanno a fare i preti se non a custodire gli uomini e le donne e i più piccoli?”. Del resto “abbiamo la fortuna e la responsabilità di lavorare con i più grandi in assoluto; abbiamo ottenuto una certa disponibilità e anche dei risultati, luoghi e spazi con cui riflettere su questi temi”. Un tema che interessa molto a Papa Francesco, in quanto questi strumenti non fanno che aumentare le disuguaglianze tra le generazioni e tra ricchi e poveri c’è bisogno di un intervento etico, “come direbbe il Papa, di un’algoretica, cioè una riflessione etica di fondo sull’algoritmo e quello che c’è dietro”.

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