Papa Francesco invita tutti i cristiani – durante la preghiera dell’Angelus, in questa XVIII Domenica del Tempo Ordinario – a fare propria l’esperienza dei discepoli, delle donne e degli uomini attorno al Signore Gesù, il quale sfama la fame e la sete di tutti, dei poveri primieramente. «Se ciascuno dona agli altri ciò che ha, con l’aiuto di Dio, anche con poco tutti possono avere qualcosa. Non dimenticate questo: se uno dona agli altri ciò che ha, con l’aiuto di Dio, anche con poco tutti possono avere qualcosa». La sua sottolineatura, sulle orme del Cristo, è sulla vita donata; rispetto al segno e al miracolo, alla fame sfamata (cfr. Gv 6,24-35).
Prosegue, infatti, il Vescovo di Roma: «Sono stati protagonisti di un’esperienza per il loro cammino, ma non ne hanno colto la portata: la loro attenzione si è concentrata solo sui pani e sui pesci, sul cibo materiale, che è finito subito. Non si sono accorti che quello era solo uno strumento, attraverso cui il Padre, mentre saziava la loro fame, rivelava loro qualcosa di molto più importante. E cosa rivelava il Padre? La via della vita che dura per sempre e il gusto del pane che sazia oltre ogni misura. Il vero pane, insomma, era ed è Gesù, il suo Figlio amato fatto uomo (cfr v. 35), venuto a condividere la nostra povertà per guidarci, attraverso di essa, alla gioia della comunione piena con Dio e con i fratelli (cfr Gv 3,16)». Papa Francesco tiene a precisare: «Le cose materiali non riempiono la vita, ci aiutano ad andare avanti e sono importanti, ma non riempiono la vita: solo l’amore lo può fare (cfr Gv 6,35). E perché ciò accada la strada da imboccare è quella della carità che non tiene nulla per sé, ma condivide tutto. La carità condivide tutto»; e invita tutti i cristiani a porsi la domanda: «Chiediamoci, allora: io che rapporto ho con le cose materiali? Ne sono schiavo, oppure le uso con libertà, come strumenti per donare e ricevere amore? Io so dire “grazie”, “grazie”, a Dio e ai fratelli per i doni ricevuti, e so condividere con gli altri?».
Gesù si auto-proclama, in questa liturgia domenicale, come il farmaco dell’immortalità: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!» (Gv 6,35); Egli sazia – gratuitamente e in abbondanza – la nostra fame e la nostra sete di gioia, di bene, di pace, di realizzazione. Nello stesso tempo, ci invita a essere prossimi nel bene.
Lo Spirito santo e la grazia facciano in modo che il desiderio divino si incarni nell’esistenza quotidiana di ciascuno dei suoi figli; e che questi diventino generativi di vita, bellezza e redenzione.