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“Extra omnes”, via al Conclave: la Sala Sistina chiusa per l’elezione del 267° Papa

da | 7 Mag 2025 | Vita ecclesiale

Il suono della campana che ha segnato la chiusura delle porte della Cappella Sistina ha dato inizio a un nuovo capitolo per la Chiesa cattolica, mentre il mondo intero osserva con trepidazione l’elezione del 267° Papa. Per la prima volta nella storia moderna, il conclave si svolge con una partecipazione numerosa e diversificata: 133 cardinali elettori provenienti da 70 Paesi di tutti i continenti, rappresentanti delle metropoli più importanti e delle piccole diocesi, ma anche di realtà sofferenti e di comunità perseguitate. In questo Conclave, l’affollamento e la varietà dei partecipanti sono un segno tangibile della Chiesa globale, che riflette le sfide e le speranze di un mondo sempre più interconnesso.

Un Conclave “affollato” e internazionale

Quest’elezione è una delle più importanti non solo per la sua solennità, ma anche per la sua composizione. Tra i partecipanti, ci sono volti che sono diventati ormai familiari al grande pubblico grazie alla costante copertura mediatica: i volti dei cosiddetti “papabili”, che sono stati oggetto di attenzione da parte dei giornali, dei social e delle dirette televisive. Il più giovane tra gli elettori è l’ucraino Mykola Byčok, vescovo dell’eparchia greco-cattolica di Melbourne, appena 45 anni, mentre il più anziano è il cardinale Carlos Osoro Sierra, arcivescovo emerito di Madrid, che sta per compiere 80 anni. Una presenza significativa è quella del cardinale bosniaco Vinko Puljic, arcivescovo emerito di Sarajevo, che, nonostante le difficoltà di salute, ha deciso di partecipare al conclave, entrando nella Cappella Sistina con l’ausilio di un bastone e con l’aiuto di un prelato. Questo è il conclave più numeroso e variegato della storia, con partecipanti provenienti da ogni angolo del pianeta e con esperienze che spaziano dalle grandi metropoli a piccole comunità, dalle realtà sofferenti alle diocesi che vivono in situazioni di persecuzione.

Il giuramento dei Cardinali: un atto di preghiera e responsabilità

Nel pomeriggio del giorno dell’inizio del conclave, una lunga processione ha attraversato le sale vaticane per giungere alla Cappella Sistina, dove i cardinali, secondo il loro ordine di creazione, hanno preso posto. Il primo della lista è stato George Koovakad, già prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso, mentre l’ultimo dei partecipanti è stato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, che ha avuto l’onore di pronunciare la formula introduttiva del giuramento.

Con il Vangelo posto sull’altare, ciascuno dei porporati ha giurato in latino, impegnandosi a mantenere il segreto e a votare con sincerità secondo la propria coscienza. La formula, che risuona solenne e carica di significato, recita: “Et ego… cardinális… spóndeo, vóveo ac iuro. Sic me Deus ádiuvet et hæc Sancta Dei Evangélia, quæ manu mea tango.” Con questo atto, i cardinali hanno espressamente riconosciuto il peso della loro responsabilità, non solo davanti alla Chiesa, ma anche davanti a Dio. La loro missione non è solo quella di eleggere un leader, ma di discernere la volontà divina per il futuro della Chiesa.

“Extra Omnes”, la chiusura delle porte e l’inizio del Conclave

Poco dopo il giuramento, il maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, l’arcivescovo Diego Ravelli, ha pronunciato l’intimazione di rito: “Extra omnes”, che significa “Fuori tutti”. Da quel momento in poi, nessun altro, se non i cardinali elettori, ha potuto entrare nella Cappella Sistina. Una formula che non veniva pronunciata da oltre 13 anni, dal conclave che ha portato all’elezione di Papa Francesco. La chiusura delle porte ha sancito l’inizio ufficiale del conclave, dove i cardinali sono chiamati a unire la preghiera e il discernimento spirituale per scegliere colui che guiderà la Chiesa nei prossimi anni.

L’inno “Veni, creator Spiritus” ha accompagnato i porporati nella loro preghiera, invocando la luce dello Spirito Santo per illuminare le loro menti e i loro cuori. Le emozioni che attraversano i partecipanti sono potenti, perché dietro ogni scelta ci sono speranze, paure e sogni per la Chiesa e per il mondo intero. Le centinaia di migliaia di persone che hanno affollato Piazza San Pietro, davanti ai maxi-schermi, hanno seguito ogni fase con il fiato sospeso. La loro speranza è condivisa, come un’unica grande preghiera che si eleva al cielo.

Nel segno della speranza

Il conclave che si sta svolgendo in questi giorni è un momento di grande speranza. Non solo per i fedeli che attendono il nuovo Papa, ma anche per l’intera umanità, che guarda alla Chiesa come un faro di speranza in un mondo che sembra sempre più segnato da conflitti, disuguaglianze e divisioni. Il cammino che i cardinali stanno percorrendo non è solo un atto di fede, ma un atto di speranza che si estende oltre i confini ecclesiali, toccando ogni cuore, ogni uomo e ogni donna che cerca giustizia e pace.

Con il conclave più “affollato” e variegato della storia, la Chiesa si prepara ad affrontare il futuro con il coraggio di chi ha sempre guardato avanti, nonostante le difficoltà. In un momento in cui la Chiesa è chiamata a rispondere alle sfide globali – dalle guerre alle ingiustizie sociali, dalle crisi ecologiche alle violazioni dei diritti umani – la speranza è che il nuovo Papa possa essere un punto di riferimento non solo per i cattolici, ma per l’intero mondo, portando un messaggio di pace, giustizia e riconciliazione.

In questo cammino di preghiera, discernimento e fede, l’attesa continua, mentre il conclave prosegue il suo cammino nella segretezza della Cappella Sistina, in attesa che il fumo bianco annunci finalmente il nome del nuovo Papa. Fino a quel momento, i cuori dei fedeli sono uniti in una preghiera che guarda al futuro con speranza e con la certezza che lo Spirito Santo guiderà la Chiesa, come ha sempre fatto, nei momenti di incertezza e nelle sfide del mondo moderno.

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