Nel panorama dei possibili successori di Papa Francesco, spicca una figura atipica, che sfugge alle consuete categorie curiali e diplomatiche: José Tolentino de Mendonça, cardinale portoghese, poeta, teologo, e oggi prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Il suo nome non è tra i più frequenti nei pronostici, ma proprio questa sua alterità lo rende uno dei candidati più affascinanti a guidare la Chiesa cattolica in una nuova stagione.
Infanzia africana, radici insulari
Nato nel 1965 a Funchal, sull’isola portoghese di Madeira, figlio di un pescatore, ha trascorso l’infanzia in Angola, fino al traumatico ritorno in patria nel 1975, in seguito alla decolonizzazione portoghese. Da quella prima esperienza di esilio e frontiera nasce una sensibilità che ha segnato la sua spiritualità e il suo sguardo teologico. È in quel vuoto iniziale che Tolentino ha imparato a cercare Dio nei margini, negli interstizi dell’esperienza umana, nella parola poetica.
La poesia come vocazione
Ordinato sacerdote nel 1990, lo stesso anno pubblica Os dias contados (“I giorni contati”), il primo di una lunga serie di volumi poetici che l’avrebbero reso una delle voci più originali della letteratura portoghese contemporanea. Tra le sue opere più significative figurano La notte apre i miei occhi, Il papavero e il monaco (2022, Qiqajon), e Estranei alla terra (2023, Crocetti), che raccoglie due meditazioni in versi: La strada bianca e Teoria della frontiera. In Italia, è pubblicato anche da San Paolo, Paoline e Vita e Pensiero.
Per Tolentino, la poesia non è ornamento, ma metodo spirituale: “Il poeta affronta il massimo nel minimo”, ha scritto. In questo approccio si intravede una vera e propria teologia del frammento, dove ogni parola è una crepa attraverso cui passa la luce del divino.
Intellettuale e pastore “di frontiera”
Nel suo percorso accademico e pastorale, ha saputo coniugare riflessione e azione. Vicerettore dell’Università Cattolica Portoghese, docente anche in Brasile presso istituzioni gesuitiche e cattoliche, esperto del rapporto tra letteratura e teologia, ha rappresentato il Portogallo alla Giornata mondiale della Poesia nel 2014. Cura da anni sul giornale laico Expresso una rubrica dal titolo pasoliniano Que Coisa São as Nuvens (“Che cosa sono le nuvole”), in cui porta la spiritualità cristiana nel cuore del dibattito culturale contemporaneo.
Il percorso ecclesiale
Nel 2011 è nominato consultore del Pontificio Consiglio della Cultura da Benedetto XVI. Ma è Papa Francesco a valorizzarlo pienamente: nel 2018 lo sceglie come predicatore degli esercizi spirituali per la Curia romana (con le meditazioni raccolte in Elogio della sete), lo nomina archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, lo consacra vescovo e lo crea cardinale.
Il motto episcopale scelto da Tolentino, Considerate lilia agri (“Osservate i gigli del campo”), riflette il suo stile contemplativo e la fiducia in una fede incarnata, semplice, evangelica. Dal 2022 è prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, un ruolo chiave nel pontificato di Francesco, che ha sempre inteso la cultura come spazio privilegiato per l’evangelizzazione.
Tolentino è membro di diversi dicasteri vaticani: per i Vescovi, per l’Evangelizzazione, per la Dottrina della Fede, per il Culto Divino, e per le Cause dei Santi. Ma non ha mai smesso di essere anche un poeta e un pastore, capace di parlare tanto a un artista contemporaneo quanto a un fedele semplice.
Perché potrebbe essere Papa
Nel suo profilo si intrecciano tratti che corrispondono alle urgenze della Chiesa del nostro tempo:
- Una spiritualità profonda e incarnata: la sua teologia poetica sa parlare al cuore dell’uomo contemporaneo, senza retorica né rigidità.
- Una Chiesa che ascolta: Tolentino è un uomo dell’ascolto, della parola lenta, della riflessione. In un’epoca segnata dal rumore, è un ponte tra silenzio e azione.
- Un intellettuale del dialogo: sa parlare con il mondo senza difendersi da esso. Dialoga con registi, filosofi, artisti, credenti e non credenti, portando la fede cristiana nel crocevia delle culture.
- Un uomo del Concilio e del Mediterraneo: cresciuto tra Africa ed Europa, incarna una Chiesa sinodale, plurale, “in uscita”.
- Attenzione ai poveri e agli invisibili: nei suoi scritti, i migranti sono descritti come “angeli clandestini”, portatori della verità del Vangelo nelle periferie del mondo.
- Una figura capace di riforma attraverso la bellezza: Tolentino non è un burocrate, ma un visionario. La sua riforma non è di strutture, ma di anime.
Il Papa che scrive poesia
Se il conclave cercasse una figura capace di raccogliere l’eredità di Francesco, ma con uno stile nuovo, contemplativo, aperto al mondo e fedele alla tradizione, José Tolentino de Mendonça sarebbe un candidato naturale. Sarebbe forse il primo “Papa poeta” della storia moderna: uno che scrive ancora con inchiostro e silenzio, che crede che la Chiesa possa essere una casa con porte aperte, una parola lieve che consola, una luce che attende.
Come scrive in una delle sue liriche:
«Una poesia si esprime in frasi spezzate… / è in attesa di qualcosa / di abbastanza luminoso».
Forse anche la Chiesa oggi è in attesa di quella luce. E forse, a illuminarla, sarà la voce ferma e gentile di un poeta.
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