Tra speranze per i progressi nelle cure palliative e profonda inquietudine per l’introduzione dell’aiuto a morire, la Chiesa francese lancia un appello alla coscienza collettiva: “Non abbandoniamo i più fragili”.
Parigi, 27 maggio 2025 – In una giornata che segna una svolta epocale per la legislazione sul fine vita in Francia, la Conferenza dei vescovi francesi (CEF) prende pubblicamente posizione dopo il doppio voto dell’Assemblea nazionale. Da una parte, l’approvazione della proposta di legge sull’accompagnamento e le cure palliative” è stata salutata con favore; dall’altra, il via libera al controverso “diritto all’aiuto a morire” ha suscitato forte preoccupazione e un rinnovato appello al discernimento collettivo.
“Un tema grave e complesso”: così la CEF descrive il nodo del fine vita, consapevole della delicatezza del dibattito e delle sue implicazioni morali, mediche e sociali. In un comunicato diffuso il 27 maggio, i vescovi ribadiscono l’importanza di un accompagnamento dignitoso per ogni persona in fase terminale, riaffermando al contempo la loro ferma opposizione a ogni forma di legalizzazione del suicidio assistito o dell’eutanasia.
Un osservatorio radicato nella carne viva della sofferenza
La posizione della Chiesa cattolica non nasce da un’astrazione dottrinale, ma dall’esperienza sul campo. Oltre 800 cappellani e 1.500 volontari operano quotidianamente negli ospedali, mentre 5.000 visitatori accompagnano malati e anziani in casa o nelle strutture per lungodegenti (EHPAD). A questi si aggiungono migliaia di sacerdoti, diaconi e laici consacrati, impegnati nel sostegno alle famiglie e nel conforto delle persone in lutto. “Parliamo con cognizione di causa, a partire dalle lacrime e dalla carne”, sembra voler dire la CEF.
Un sistema sanitario già in affanno
La preoccupazione dei vescovi si intreccia anche con dati concreti: il 20% dei dipartimenti francesi è privo di accesso alle cure palliative, nonostante la legge Claeys-Leonetti del 2016 preveda strumenti per evitare tanto l’accanimento terapeutico quanto l’abbandono del paziente. Una legge, quest’ultima, che la CEF definisce “ancora largamente inapplicata” ma potenzialmente adeguata a rispondere alle sfide del fine vita, se solo fosse pienamente attuata.
Un “diritto a morire” che rischia di creare nuove esclusioni
L’introduzione di un presunto diritto a morire, affermano i vescovi, non sarebbe una conquista di civiltà, ma l’apertura di una falla nel patto sociale. A farne le spese, mettono in guardia, sarebbero soprattutto i più vulnerabili: anziani soli, disabili, persone in condizioni socioeconomiche precarie o affette da disturbi psichici. “Chi garantirà che la loro richiesta di morte non sia, in realtà, un grido di abbandono inascoltato?”, domandano i presuli.
Un fronte trasversale di opposizione
Il messaggio della CEF si unisce a quello di numerosi esponenti del mondo sanitario e giuridico. Medici, psicologi, psichiatri, giuristi, alti funzionari ed esperti di bioetica si sono opposti da oltre due anni al disegno di legge, sottolineando i rischi per il modello sanitario francese, storicamente fondato sulla solidarietà, la prossimità e la cura.
Il ruolo della Chiesa: luce e dialogo
La Chiesa francese non intende ritirarsi dal dibattito, ma anzi rafforzerà la sua presenza nel processo legislativo, accompagnando il passaggio al Senato e la seconda lettura all’Assemblea. “Vogliamo offrire a tutti, parlamentari e cittadini, ogni elemento utile a illuminare il discernimento su una questione che interpella la coscienza collettiva e la visione di umanità che vogliamo trasmettere alle generazioni future”, si legge nella nota.
Una voce per i senza voce
La dichiarazione della CEF non è solo un intervento istituzionale: è un grido etico e spirituale che chiede alla società francese di non perdere il senso della solidarietà umana, proprio là dove la fragilità si fa più nuda. La fraternità si misura nel modo in cui accompagniamo chi è alla fine della vita, non nell’accorciare il cammino.
In un tempo in cui la morte rischia di diventare un atto amministrativo o una risposta al dolore non curato, la voce della Chiesa si leva a difesa della vita, della prossimità e della speranza – anche e soprattutto quando sembrano soccombere.