«Il desiderio di salvezza, cioè di un’esistenza libera dal fallimento, dal male e dalla morte». Papa Leone XIV – durante le sue meditazioni dell’Angelus domenicale – si sofferma sulla odierna pericope evangelica lucana (cfr. Lc 10,25-37) e, riprendendo l’inizio del racconto neotestamentario, sottolinea il costante desiderio del cuore umano: quello della gioia piena.
Il Pontefice spiega, a partire dalla Rivelazione: «Ciò che il cuore dell’uomo spera viene descritto come un bene da “ereditare”: non si tratta di conquistarlo con la forza, né di implorarlo come servi, né di ottenerlo per contratto. La vita eterna, che Dio solo può dare, viene trasmessa in eredità all’uomo come dal padre al figlio. Ecco perché alla nostra domanda Gesù risponde che per ricevere il dono di Dio bisogna accogliere la sua volontà». In tal modo, il Vescovo di Roma esorta tutti i cristiani: «Fratelli e sorelle, guardiamo a Lui! Gesù è la rivelazione del vero amore verso Dio e verso l’uomo: amore che si dona e non possiede, amore che perdona e non pretende, amore che soccorre e non abbandona mai. In Cristo, Dio si è fatto prossimo di ogni uomo e di ogni donna: perciò ciascuno di noi può e deve diventare prossimo di chi incontra lungo il cammino. Sull’esempio di Gesù, Salvatore del mondo, anche noi siamo chiamati a portare consolazione e speranza, specialmente a chi è scoraggiato e deluso».
Appropriamoci delle esortazioni finali del Papa: «Per vivere in eterno, dunque, non occorre ingannare la morte, ma servire la vita, cioè prendersi cura dell’esistenza degli altri nel tempo che condividiamo. Questa è la legge suprema, che viene prima di ogni regola sociale e le dà senso.
Chiediamo alla Vergine Maria, Madre di misericordia, di aiutarci ad accogliere nel nostro cuore la volontà di Dio, che è sempre volontà d’amore e di salvezza, per essere ogni giorno operatori di pace».




