Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo ha rilasciato il consueto messaggio per l’inizio dell’anno liturgico ortodosso del 1° settembre. Oltre a segnare l’inizio del ciclo delle feste fisse, il 1° settembre segnava anche l’inizio dell’anno civile bizantino.
Nel 1989 il Patriarca di Costantinopoli Dimitrios (1914-1991) inviava un’enciclica a tutte le Chiese ortodosse del mondo, dove indicava il 1° settembre come giornata di preghiera per la tutela dell’ambiente naturale, a seguito di una decisione del Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico del 6 giugno 1989. La proposta suscitò interesse e iniziative anche nelle altre Chiese.
La scelta del 1° settembre per questa nuova solennità liturgica non è frutto del caso: il mese di settembre è tradizionalmente il mese dei raccolti già nell’Antico Testamento (cfr Lv 23,24- 25). Inoltre il 4 ottobre è la festa di san Francesco d’Assisi per i cattolici, e per i protestanti la Festa di ringraziamento per il raccolto può cadere dall’ultima domenica di settembre alla seconda di ottobre.
Dal 1° settembre fino alla metà di ottobre la Rete Cristiana Europea per l’Ambiente (ECEN), raccogliendo una raccomandazione dell’Assemblea Ecumenica Europea di Graz (1997), propone alle Chiese di osservare un tempo liturgico dedicato al Creato, alla lode di Dio come Creatore, e alla riflessione sulle nostre responsabilità di “amministratori” del Creato di Dio. Nella sua enciclica Laudato si’ (2015), in cui, per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica romana, un papa si rivolge al mondo sulle questioni ambientali, Papa Francesco cita esplicitamente il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, “che si è riferito particolarmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta, perché «nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici», siamo chiamati a riconoscere il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente“. (nn.7-9).
L’iniziativa del Patriarcato ecumenico di includere la preservazione dell’ambiente non solo nel suo programma teologico e missionario, ma anche nella commemorazione del suo ciclo liturgico, è stata un’iniziativa pionieristica e profetica. Cristo vi appare come Verbo di Dio incarnato, come Parola creatrice e Salvatore della creazione. Solo Colui che regge l’universo può preservarlo. Dio non vuole la distruzione della sua creazione, ma la sua salvezza: per questo l’uomo è chiamato ad agire come un buon amministratore seguendo le leggi divine. Se il cosmo è stato creato buono dalle mani di Dio, solo le mani degli uomini possono corromperlo attraverso la trasgressione dei comandamenti divini. Per questo l’ufficio liturgico del primo settembre assume nel contesto ortodosso un carattere penitenziale, confessando che tutti i problemi ambientali sono dovuti ad un cattivo uso del creato da parte dell’uomo e implorando Cristo Salvatore di proteggere la creazione dall’attività umana distruttiva e insensata. Il peccato contro la creazione è un peccato contro il Creatore.
Riportiamo la traduzione italiana del messaggio del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, originariamente rilasciato in greco e inglese:
“Sono trascorsi trentacinque anni da quando il Santo e Sacro Sinodo del Patriarcato Ecumenico ha istituito il 1° settembre, Festa dell’Indizione e di Apertura dell’Anno Ecclesiastico, come Giornata di Preghiera per la Protezione dell’Ambiente Naturale. Questa benedetta iniziativa ha avuto una grande risonanza e ha dato frutti abbondanti. Le attività ecologiche a più dimensioni della Santa e Grande Chiesa di Cristo oggi sono incentrate sul fenomeno del cambiamento climatico – o meglio, sulla crisi climatica – che ha causato uno “stato di emergenza planetario”. Apprezziamo il contributo dei movimenti ambientalisti, gli accordi internazionali per l’ambiente, il relativo impegno degli scienziati su questo problema, il contributo dell’educazione ambientale, la sensibilità ecologica e la mobilitazione di innumerevoli persone e soprattutto dei rappresentanti delle giovani generazioni. Tuttavia, insistiamo sul fatto che ciò che serve è una “svolta copernicana” assiologica, un cambiamento radicale di mentalità a livello globale, una revisione sostanziale del rapporto tra uomo e natura. Altrimenti continueremo a curare le conseguenze catastrofiche della crisi ecologica, lasciando intatte e attive le radici del problema. La minaccia ambientale è una dimensione della crisi estesa della civiltà contemporanea. In questo senso, è inutile affrontare questo problema sulla base dei principi di quella civiltà e di quella logica che per prima lo ha creato.
Abbiamo ripetutamente espresso la nostra convinzione che le chiese e le religioni possono contribuire in modo significativo a una conversione spirituale e vitale per il bene del futuro dell’umanità e del pianeta. L’autentica fede religiosa dissolve l’arroganza e il titanismo dell’umanità, in quanto costituisce l’argine della sua trasformazione in un “uomo-dio”, che abolisce ogni norma, confine e valore, dichiarandosi “misura di tutte le cose” e strumentalizzando sia i suoi simili che la natura per la soddisfazione dei suoi bisogni inestinguibili e delle sue attività arbitrarie. L’esperienza secolare ci insegna che, senza un sostegno spirituale e valutativo “archimedeo”, l’umanità non può evitare i rischi di un “antropologismo” nichilista. Questa è l’eredità dello spirito classico, come articolato da Platone attraverso il principio secondo cui “Dio è per noi la misura di tutte le cose” (Leggi 716c). Questa comprensione dell’umanità e della sua responsabilità attraverso la sua relazione con Dio si esprime attraverso l’insegnamento cristiano sulla creazione di Adamo “a immagine di Dio” e “secondo la sua somiglianza”, così come sull’assunzione della natura umana da parte della Parola eterna di Dio per la nostra salvezza e il rinnovamento di tutta la creazione.
La fede cristiana riconosce il valore supremo dell’uomo e del creato. In questo spirito, poi, il rispetto della sacralità della persona umana e la tutela dell’integrità della creazione “molto buona” sono inseparabili. La fede nel Dio della sapienza e dell’amore ispira e sostiene le forze creative dell’umanità, rafforzandola di fronte alle sfide e alle prove, anche quando superarle appare umanamente impossibile. Abbiamo lottato e ci battiamo ancora per una collaborazione inter-ortodossa e inter-cristiana per la protezione dell’umanità e della creazione, nonché per l’introduzione di questo tema nel dialogo interreligioso e nelle azioni comuni delle religioni. Inoltre, sottolineiamo in particolare la necessità di comprendere che la crisi ecologica contemporanea colpisce innanzitutto gli abitanti più poveri della terra. Nel documento del Patriarcato ecumenico, intitolato “Per la vita del mondo: verso un’etica sociale della Chiesa ortodossa”, questo tema viene sottolineato con enfasi insieme alla preoccupazione essenziale della Chiesa, alla luce delle conseguenze del cambiamento climatico: “Dobbiamo comprendere che servire il nostro prossimo e preservare l’ambiente naturale sono intimamente e inseparabilmente connessi. Esiste un legame stretto e indissolubile tra la nostra cura del creato e il nostro servizio al corpo di Cristo, così come esiste tra le condizioni economiche dei poveri e le condizioni ecologiche del pianeta. Gli scienziati ci dicono che coloro che sono gravemente danneggiati dall’attuale crisi ecologica continueranno ad essere quelli che hanno di meno. Ciò significa che la questione del cambiamento climatico è anche una questione di benessere sociale e giustizia sociale” (n. 76).
In conclusione, auguriamo a voi, onorevoli fratelli e figli dilettissimi, un nuovo anno ecclesiastico ricco di benedizioni divine e di produttività, invocando su tutti voi, per intercessione di Panagia Pammakaristos, la cui meravigliosa e miracolosa icona onoriamo e celebriamo in questo giorno e umilmente veneriamo, la grazia vivificante e la misericordia infinita del Creatore di tutti e Dio che opera meraviglie”.