Il cardinale Giuseppe Petrocchi ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica lo scorso mercoledì 28 agosto in occasione della apertura della Porta Santa nella basilica di Santa Maria di Collemaggio. Egli – inoltre – ha salutato l’Arcidiocesi e la Città aquilane al termine del proprio servizio episcopale, ed è stato insignito – dall’amministrazione comunale – del Premio del Perdono 2024, da parte del sindaco Pierluigi Biondi.
Durante la Santa Messa del Rito dell’Apertura della Porta Santa, Sua Eminenza ha pregato Dio nostro Padre di bontà e riconciliazione, affinché ciascun cristiano – accogliendo la Parola di pace e di riconciliazione, nel nome di san Pietro Celestino – divenga collaboratore della grazia, nell’universale disegno di amore e di redenzione. Nella sua omelia, il Cardinale ha parlato della misericordia, affermando: «Il perdono, oltre che una medicina efficace, costituisce anche un “ricostituente” dell’anima: la sana e la rimette in buona salute»; e questo al fine di irrobustire, sempre più, quel “Noi” interpersonale di cui tutti siamo plasmati. Come anche ha affermato che occorre «“ripulire” gli archivi dell’anima non vuol dire cancellare i ricordi. Si tratta, invece, di rimuovere le emozioni negative che sono agganciate a queste “immagini”, sostituendole con sentimenti positivi derivanti dall’atteggiamento di misericordia e di amore. Dobbiamo sgomberare i magazzini della memoria da tutto il materiale inquinato con cui lo abbiamo intasato: le inimicizie, i rancori, le divisioni, le impudicizie, gli attaccamenti disordinati. E’ importante questa “pulizia pasquale” della memoria per evitare che il passato condizioni il presente ed ipotechi negativamente il futuro». Egli ha indicato ai fedeli riuniti in assemblea quattro piste esistenziali da seguire, «quattro dinamismi strettamente connessi (infatti non può comparire autenticamente uno di essi senza che siano implicati gli altri): ricevere il perdono da Dio; perdonarsi come siamo stati perdonati dal Padre celeste; dare il perdono e chiedere perdono a coloro che abbiamo ferito con i nostri sbagli».
La rotta indicata da Petrocchi corre nel segno della benevolenza: un cammino esistenziale che aiuta a sconfiggere i rancori e le rappresaglie, al fine di costruire pace e fraternità; «Questa dedizione evangelica rende “altruisti” nei fatti ed è animata dalla scelta preferenziale per i gli ultimi e gli “scartati”, vittime delle povertà antiche e di nuovo “conio”», – ha aggiunto il Cardinale.
Il Pastore emerito della Arcidiocesi ha sottolineato l’alto valore del dono celestiniano, affermando: «In questo quadro teologico ed esistenziale va posta la celebrazione della Perdonanza, che non deve scadere a semplice ritualità tradizionale, ma è destinata a svilupparsi continuamente come esperienza personale e comunitaria di discepolato cristiano. È un impegno da vivere “con” la Chiesa e “come” Chiesa»; e aggiungendo: «Il perdono, accolto dalle mani paterne di Dio, deve essere vissuto nel rapporto con se stessi e va esteso al nostro prossimo. Così, anche sulla roccia del dissidio, fiorisce e fruttifica l’amicizia fraterna. Si scoprono, con stupore lieto, dimensioni inedite di pienezza interiore e relazionale, poiché – come è stato detto – “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”». Egli ha proposto la Perdonanza quale architrave per la edificazione della civiltà del perdono e della fraternità: «La trasformante ed inclusiva versione sociale della Perdonanza trova il suo “baricentro” ideale e dinamico sui temi della riconciliazione e sulla perseverante tensione verso la concordia. In questo quadro, anche le Istituzioni pubbliche e gli Organismi intermedi dovrebbero mobilitarsi per approntare “Laboratori dell’incontro”, dove si apprende l’arte del perdono e dove si educa al dialogo tenace e costruttivo. La Perdonanza è madre feconda e la sua figlia prediletta è la Pace: con se stessi e con gli altri. Discorso che ci interessa molto come credenti e abitanti di questa epoca storica: ma viene avvertito con vibrante intensità in questi giorni attraversati da drammatici ed impetuosi venti di guerra».
I tre fari e valori indicati da Petrocchi rimangono: il perdono, la giustizia e la pace; e per questi, egli – al termine della celebrazione eucaristica, e aprendo la Porta Santa – ha pregato, chiedendo a Dio: «Aprici completamente la porta della tua misericordia, per schiuderci un giorno le porte della tua abitazione in cielo».