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Il messaggio della Madre Ferrari nell’oggi della Chiesa

da | 27 Mar 2024 | Cronaca

“Il messaggio della Madre Ferrari nell’oggi della Chiesa. Una donna di L’Aquila aperta al mondo”: è il titolo della conferenza che il canonico don Daniele Pinton – direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Fides et Ratio” di L’Aquila – ha tenuto martedì sera presso la sala conferenze della Casa Madre delle Suore Zelatrici del Sacro Cuore; alla presenza di un numerosissimo gruppo di fedeli e cittadini aquilani.

A introdurre i lavori è stata la madre generale delle suore Ferrari, suor Mirella Del Vecchio; alle sue parole ha fatto seguito il breve intervento di saluto e di presentazione dello storico aquilano Walter Capezzali; quindi, ha preso la parola l’assessore Ersilia Lancia, con deleghe a: Turismo, Promozione immagine città; Rapporti internazionali; Gemellaggi; Politiche giovanili; Pari opportunità; Prevenzione del disagio psicosociale; Politiche del lavoro; Riorganizzazione dei tempi e degli orari della città; Informatizzazione e innovazione tecnologica; Fascicolo del cittadino; URP e semplificazione amministrativa; Comunicazione. Sono state profonde le espressioni utilizzate dalla dottoressa Lancia! Ella ha esordito affermando: «Noi siamo le nostre relazioni»; ha sottolineato la preziosità delle numerose figure femminili aquilane che la storia ha conosciuto; ha – inoltre – ricordato la figura di suor Carmela delle suore Ferrari, scomparsa pochissimi giorni fa.

L’intervento di don Pinton ha collocato la figura di Donna Ferrari nel proprio contesto storico, cioè in quell’Italia che usciva dal processo dell’unificazione e – conseguentemente – aveva gettato le classi sociali più povere in una indigenza assoluta, poiché, essendo stati soppressi – o, comunque, essendo stati collocati ai margini dei contesti di vita – gli Ordini religiosi che fino a quel momento garantivano l’assistenza alle tante persone meno abbienti, lo Stato non riusciva più a sopperire alle necessità di tutti.

Maria Ferrari – proveniente da una famiglia molto religiosa: un fratello sacerdote e una sorella monaca Visitandina – prende a cuore la vocazione specifica della cura spirituale e materiale dei poveri, l’assistenza domiciliare, il ministero della consolazione. La relazione di don Daniele scorge nella testimonianza di Donna Ferrari due icone evangeliche: le sorelle Marta e Maria (cfr. Lc 10,38-42), l’una che serve e l’altra che attinge alla Parola; il buon Samaritano (cfr. Lc 10,25-37), che esprime il contatto con la sofferenza e il pathos della prossimità.

La Ferrari scorge nell’altro-da-sé il volto di Dio; ella custodisce una grande fede e una profonda lungimiranza; il suo cammino risulta intriso di: preghiera, Eucaristia, sinodalità; la sua vita è stata l’incarnazione di quell’affermazione conciliare che vede nella liturgia la fons e il culmen della vita e dell’attività ecclesiale (cfr. Sacrosanctum Concilium 10). I frutti maturi della sua adesione evangelica saranno: la guida dell’ospizio “Sant’Anna”, in soccorso delle ragazze più povere del territorio; l’ospitalità di donne anziane e malate; l’assistenza domiciliare, a discapito dei diffusi solitudine e anonimato; il continuo legame con la Chiesa, che vedrà il pieno coinvolgimento della comunità religiosa nella vita delle parrocchie, della diocesi e pastorale.

Le colonne su cui Maria Ferrari ha fondato il proprio carisma rimangono i Vescovi del luogo: mons. Luigi Filippi e mons. Augusto Antonino Vicentini; emblema della sua imperturbabile comunione ecclesiale e della sua donazione all’interno del Corpo di Cristo. La sua incarnazione della vita divina si può scorgere in queste tre realtà, centrali nel proprio cammino: un carisma speso nella visione profetica a vantaggio dei poveri, l’impegno educativo, la testimonianza dell’amore attraverso la preghiera. «Maria Ferrari viveva nel mondo, pur non appartenendo al mondo», ha commentato don Daniele Pinton; nelle Suore Zelatrici del Sacro Cuore scorgiamo quell’ansia missionaria che le spingerà fino alla fondazione di case nelle Filippine e in Indonesia, a servizio dei poveri.

Il carisma di Maria Ferrari ci parla del primato dei cosiddetti “poveri invisibili”, cioè di tutte quelle persone che vivono marginalità – esistenziali – e non fanno rumore nella società; permangono ai margini, sono scartate e tutti quanti noi rischiamo di rimanere loro indifferenti.

Al termine della relazione del canonico don Daniele Pinton, Walter Capezzali – guardano alla testimonianza di Maria Ferrari – ha spronato ognuna e ognuno a continuare a sognare, a perseverare nella buona opera della carità.

Sono trascorsi duecento anni dalla nascita di Donna Ferrari, e questa ricorrenza ci spinge a riappropriarci di questa importante figura aquilana, a studiarne la vita e le opere, a continuare la sua opera caritativa e di evangelizzazione.

 

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