Periodico di informazione religiosa

Iran – Israele, le parole di Papa Leone

da | 14 Giu 2025 | Vita ecclesiale

Iran – Israele, le parole di Papa Leone

Tra conflitti internazionali e sfide globali, Papa Leone richiama il mondo alla speranza, indicando in Sant’Ireneo e nello sport strumenti concreti per costruire ponti, non muri.

 “In questi giorni giungono notizie che destano molta preoccupazione: si è gravemente deteriorata la situazione in Iran e Israele. In un momento così delicato, desidero rinnovare con forza un appello alla responsabilità e alla ragione. L’impegno per costruire un mondo più sicuro e libero dalla minaccia nucleare va perseguito attraverso un incontro rispettoso e un dialogo sincero, per edificare una pace duratura fondata sulla giustizia, sulla fraternità e sul bene comune. Nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro: è dovere di tutti i Paesi sostenere la causa della pace, avviando cammini di riconciliazione e favorendo soluzioni che garantiscano sicurezza e dignità per tutti”. 

Papa Leone, Udienza Giubilare – 14 giugno 2025

In un tempo lacerato da tensioni globali, guerre annunciate e muri sempre più alti tra i popoli, la voce di Papa Leone si leva limpida e profonda come un invito a ricucire ciò che è stato strappato. Il messaggio non è solo un appello alla diplomazia, ma un grido dell’anima rivolto all’umanità intera: “Siate costruttori di pace, siate pellegrini di speranza”. E in questa ottica, il Giubileo della Speranza — che si sta celebrando in questi mesi — assume un ruolo più che mai attuale.

Nel corso dell’udienza giubilare di sabato 14 giugno, il Papa ha scelto di raccontare la figura di Sant’Ireneo di Lione, uno dei primi grandi “pontieri” del cristianesimo. Nato in Asia Minore, Ireneo migrò in Europa non come conquistatore ma come seminatore di fede. Fu un uomo del dialogo, della riconciliazione, della profondità spirituale. In un mondo cristiano già allora diviso da dottrine contrastanti, seppe tenere lo sguardo fisso su Gesù: “non un muro che separa, ma una porta che unisce”. È qui che Leone affonda le sue radici teologiche per parlare al nostro presente: perché “distinguere è utile, ma dividere mai”.

Ireneo divenne simbolo di un Vangelo che nasce altrove, che si incarna in contesti nuovi, che viaggia — come i migranti di oggi — portando vita, fede e rinnovamento. In lui, Dottore dell’Unità, Oriente e Occidente si abbracciano. E questo abbraccio è oggi più urgente che mai: non solo tra popoli, ma tra generazioni, tra culture, tra classi sociali, tra chi ha troppo e chi nulla.

Ed è in questa trama di significati che si inserisce un altro evento straordinario: il Giubileo dello Sport, che si celebra in contemporanea. Mentre i riflettori si accendono sulle piste, i campi e le arene del mondo, Papa Leone ci ricorda che anche lo sport può e deve essere veicolo di speranza. “Lo sport è animato dalla speranza — dice — perché implica il tendere verso un traguardo, migliorarsi, lavorare insieme come squadra. È un’arena dove i valori umani e cristiani possono essere esercitati e trasmessi”.

Atleti, tifosi, dirigenti, semplici appassionati: tutti possono diventare “missionari della speranza”, portatori di una cultura di solidarietà, accoglienza e fraternità. Non è retorica. È visione. È sfida. È un invito a vedere nel campo di calcio, nella corsa, nel gesto atletico non solo un’esibizione di forza, ma un esercizio spirituale di comunione.

Come Ireneo, che “nel mondo a pezzi imparò a pensare meglio”, anche noi possiamo scegliere: o diventare spettatori di un futuro frammentato, o attori di una nuova alleanza umana. E allora, che siate teologi o atleti, allenatori o semplici sognatori, il messaggio è lo stesso: non abbiate paura di muovervi verso la comunione. Altri vi seguiranno. E lì, proprio lì, nascerà la speranza.

Ultimi articoli

Author Name