La santità brilla sul volto giovane del beato Pier Giorgio Frassati e su quello del beato Carlo Acutis. I due testimoni della fede saranno canonizzati da papa Leone XIV domenica 7 settembre; egli lo ha decretato nella mattinata di ieri – venerdì 13 giugno, memoria liturgica del sacerdote francescano e Dottore della Chiesa sant’Antonio di Padova – presiedendo il suo primo Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei beati.
I nomi degli altri sette prossimi Santi per la Chiesa universale sono: Ignazio Choukrallah Maloyan, Arcivescovo armeno cattolico di Mardin, martire; Peter To Rot, laico e catechista, martire; Vincenza Maria Poloni, fondatrice dell’Istituto delle Sorelle della Misericordia di Verona; Maria del Monte Carmelo Rendiles Martínez, fondatrice della Congregazione delle Serve di Gesù; Maria Troncatti, religiosa professa della Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice; José Gregorio Hernández Cisneros, fedele laico; e Bartolo Longo, fedele laico.
La gioia dell’annuncio ha avuto eco in una intervista rilasciata dal vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, il quale ha affermato: «Siamo felici che la canonizzazione del beato Carlo Acutis avvenga insieme con quella del beato Pier Giorgio Frassati. È un modo di presentare una santità della vita, che si realizza quando al centro si mette Gesù. Saranno 2 figure ispiranti per tutti noi» (fonte: RaiNews24).
Per mezzo del rito della Canonizzazione, la Chiesa desidera indicare alla cattolicità dei modelli di santità che – ricchi delle virtù cristiane – possono essere incarnati dai fedeli anche oggi. I beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis hanno testimoniato il primato di Cristo nella loro breve esistenza: il primo muore a 24 anni, Carlo a 15 anni; l’adesione al regno divino e l’annuncio evangelico con la stessa vita costituiscono il motore del pellegrinaggio terreno, la fiammella che arde e illumina anche chi sta intorno.
La fede viva di Carlo Acutis e di Pier Giorgio Frassati ha permesso loro di radicare i propri passi nel Signore Gesù Cristo, ma anche di portare frutto a vantaggio dei più poveri, del bene comune e della testimonianza della salvezza universale.
In essi, riconosciamo quei piccoli segni che rivelano l’opera divina sul mondo e nella storia, come scriveva il defunto pontefice Francesco nel 2018: «la fedeltà dell’amore» (Gaudete et exsultate 112), «la fermezza interiore» (GE 116), «l’umiltà» (GE 118), «il culto che Lui più gradisce» (cfr. GE 104-108). Da questi due Beati, accogliamo l’invito a «non avere paura della santità. Non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere. Dipendere da Lui ci libera dalle schiavitù e ci porta a riconoscere la nostra dignità» (GE 32); a far crescere i doni dello Spirito: «lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo» (GE 15).