Sabato 9 novembre 2024, il Santo Padre Francesco e Sua Santità Mar Awa III, Catholicos Patriarca della Chiesa Assira d’Oriente, hanno celebrato insieme in Vaticano il 30° anniversario della Dichiarazione cristologica comune tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira e il 40° anniversario della prima visita a Roma di un Patriarca assiro, riferisce in un comunicato il Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani
La Dichiarazione cristologica congiunta, firmata l’11 novembre 1994 da San Giovanni Paolo Il e dal Patriarca del Catholicos Mar Dinkha IV, ha posto fine a 1500 anni di controversia cristologica risalente al Concilio di Efeso (431). Sua Santità Mar Awa III era accompagnata dai membri della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira d’Oriente, commissione istituita dalla stessa Dichiarazione e che ha recentemente avviato una nuova fase di dialogo sulla liturgia nella vita della Chiesa. In questa occasione, il Santo Padre ha annunciato l’inclusione nel Martirologio Romano di Sant’Isacco di Ninive, detto anche Isacco il Siro, uno dei Padri più venerati della tradizione siro-orientale.
Isacco di Ninive, monaco e vescovo della seconda metà del VII secolo, apparteneva alla tradizione pre-efesina, cioè alle Chiese di tradizione assiro-caldea. Nato nell’attuale Qatar, dove ebbe la prima esperienza monastica, fu ordinato vescovo di Ninive, nei pressi dell’attuale Mosul (Iraq), tra il 676 e il 680, dal Catholicos di Seleucia-Ctesifonte, Giorgio I. Dopo alcuni mesi, chiese però di ritornare alla vita monastica e si ritirò nel monastero di Rabban Shabur a Beth Huzaye (nell’attuale Iran sud-occidentale). Lì compose diverse raccolte di discorsi ascetico-spirituali, che lo resero famoso. Pur appartenendo a una Chiesa che non era più in comunione con nessun’altra, perché non aveva accettato il Concilio di Efeso del 431, gli scritti di Isacco furono tradotti in tutte le lingue parlate dai cristiani: greco, arabo, latino, georgiano, slavo, etiopico e altri. Isacco divenne così un importante autore spirituale, soprattutto negli ambienti monastici di tutte le tradizioni, che presto lo venerarono tra i loro santi e padri. L’inclusione di Isacco il Siro nel Martirologio Romano dimostra che la santità non si ferma alle separazioni e può esistere oltre i confini confessionali.
Come ha dichiarato il Concilio Vaticano II: “Riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo talora sino all’effusione del sangue, è cosa giusta e salutare“. (Unitatis redintegratio 4). San Giovanni Paolo II, da parte sua, ha dichiarato che “La communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione” (Tertio Millenio Adveniente 37) e che “in una visione teocentrica, noi cristiani già abbiamo un Martirologio comune” (Ut Unum Sint 84). Il recente Sinodo sulla Sinodalità ha ricordato anche che “l’esempio dei santi e testimoni della fede di altre Chiese e Comunioni cristiane è un dono che possiamo ricevere, inserendo la loro memoria nel nostro calendario liturgico” (Documento finale 122).
Si spera che l’inserimento nel Martirologio Romano di Isacco di Ninive, testimone della preziosa eredità spirituale cristiana del Medio Oriente, possa contribuire alla riscoperta del suo insegnamento e all’unità di tutti i discepoli di Cristo.