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La Crocifissione Bianca di Chagall a Roma

da | 29 Nov 2024 | Attualità

La Crocifissione Bianca di Marc Chagall del 1938 è esposta per la prima volta a Roma fino al 27 gennaio, come parte degli eventi e delle iniziative del Giubileo 2025. Lo aveva annunciato lo stesso mons. Fisichella il 28 ottobre In una conferenza stampa sugli eventi previsti fino a Natale: “Il 27 novembre sarà aperta al pubblico, fino al 27 gennaio 2025, la mostra con la White Crucifixion di Marc Chagall. Siamo riusciti a ottenere dal The Art Institute di Chicago l’opera così suggestiva e unica, che per la prima volta giunge in Italia, a Roma, e sarà ospitata nel nuovo Museo del Corso – Polo museale, nella sede di Palazzo Cipolla, con ingresso gratuito e libero, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00″.

L’opera d’arte è stata concepita subito dopo la Notte dei Cristalli, avvenuta tra il 9 il 10 novembre del 1938, un episodio emblematico della persecuzione antisemita nel contesto della Germania nazista. Marc Chagall è uno dei più importanti artisti del Novecento. Nato a Vitebsk nel 1887 nell’allora Impero russo ma vissuto perlopiù in Francia, era un pittore ebreo che ha attraversato tutto il XX secolo, denunciando gli orrori e le stragi razziali della Seconda guerra mondiale. La Crocifissione Bianca stupisce per il fatto che, al centro dell’opera di un pittore educato all’ebraismo, sta la figura di Gesù, con elementi dell’iconografia cristiana tradizionale. Ma a ben guardare, ci si rende conto che non è una rappresentazione né classica, né storica dell’evento della crocifissione, ma è piuttosto una visione mistica. Gesù è presentato come un ebreo nel quale e sul quale si riassume il destino di tutto Israele e di ogni uomo perseguitato. Al posto della corona di spine, il tallit rituale indossato da chi prega; la menorah con le sei candele di fronte al patibolo; la forma della croce, che ricorda la lettera ebraica tau. Tutto questo ricordo all’osservatore che quel condannato appartiene alla stessa stirpe della quale, in tutto il resto del dipinto, si vedono urla e lacrime di sofferenza. Una sinagoga in fiamme, violata da un soldato, un villaggio desolato ribaltato da un pogrom e i suoi liberatori in preda ad un’esaltazione violenta, tre uomini barbuti che cercano di fuggire, l’ebreo sempre errante con il fardello del suo mondo a spalla, sono scene insanguinate, che si sono ripetute anche dopo e che purtroppo si ripetono anche oggi. Questo quadro è anche però una porta santa appena dischiusa, stretta, da cui trapela una luce di speranza. C’è una barca di profughi in fuga, sospinta da un unico remo, che si avvicina a Gesù sulla croce, come fosse un porto di salvezza. Inoltre un raggio di luce che viene dall’alto squarcia il grigiore che avvolge il mondo. E così questi fuggiaschi sulle zattere possono ancora sperare in qualcuno.

Riportiamo anche la bella riflessione di don Antonio Geretti, co-curatore dell’esposizione: “La Crocifissione Bianca, pur piena di devastazione, attraverso tre segni propone un forte messaggio di speranza. In primo luogo, la luce che scende dall’alto, interrompendo il grigiore di fondo del quadro e rischiarando il Crocifisso, è un’alternativa alle tenebre che dilagano nella storia: il cielo è aperto, c’è uno spiraglio di salvezza che viene dall’alto. Alla croce poi sta ancora appoggiata la scala, che nell’iconografia della crocifissione non è legata soltanto all’affissione del cartiglio di condanna, ma anche alla deposizione del condannato: la vittima non dovrà restare esposta inchiodata in eterno, forse il tempo della tribolazione potrebbe avere un termine. Analogamente, attrno al capo di Gesù si nota il medesimo cerchio di chiarore che sta in basso, diffuso dalle candele della menorah. Pare che lui stesso sia la settima luce accesa. Gesù stesso è luce, in effetti, anche agli occhi di Chagall, perché non soltanto condivide e riassume la sofferenza degli ebrei e di tutti i perseguitati della storia, ma è un uomo nel quale il buio dell’odio e della violenza non sono riusciti ad entrare. Lui è l’altrove, rispetto a questo mondo in quel male conquista spazi, ma non riesce a conquistare tutti. In Gesù, quindi, si è visto il confine di luce che il male non può varcare, e ciò stesso è motivo di una indomita speranza”.

 

 

© photo 2018 Artists Rights Society (ARS), New York https://www.artic.edu/artworks/59426/white-crucifixion

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