Il 10 febbraio ricorre la memoria di Santa Scolastica, sorella di San Benedetto da Norcia, celebrata anche con il grado di festa o solennità nei monasteri benedettini, specialmente femminili. Narra papa Gregorio Magno I nel II libro dei Dialogi di quell’occasione in cui Benedetto non poté ottenere da Dio quello che aveva molto desiderato. La potenza divina, invece, accordò il suo ascolto alla sorella Scolastica ed anzi, andando contro la sua volontà, “lo mise di fronte a un miracolo operato da un cuore di donna“. Accadde una notte, quando una tempesta squarciò improvvisamente il cielo e una pioggia violenta impedì al santo abate di fare ritorno al suo monastero. I due fratelli si vedevano una volta all’anno, e in cuor suo Scolastica sapeva che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro e voleva continuare a conversare con Benedetto, ancora un poco, delle gioie della vita celeste. Ma c’era un problema: la sua richiesta era comunque una grave infrazione, che violava le prescrizioni della Regola riguardo le uscite e prevedeva in qualche caso anche la scomunica per i trasgressori. Per questo Benedetto, bloccato suo malgrado e angosciato, disse: “Dio onnipotente ti perdoni, sorella. Cosa hai fatto?”. Ma lei gli rispose, quasi sfidandolo: “Ti ho pregato e non hai voluto ascoltarmi, ho pregato il Signore, ed egli mi ha ascoltato. Allora vai, vattene adesso, se ci riesci. Congedami e torna al tuo monastero”. Secondo lo stile dei Dialogi, il significato della storia viene affidato all’interlocutore di Gregorio, il diacono Pietro: “Non vi è motivo di stupirsi se in quella occasione sia stata più potente colei che da lungo tempo desiderava vedere suo fratello. Poiché, come dice Giovanni, Dio è amore, per un giusto giudizio poté di più colei che amò di più”. Con questo episodio Gregorio Magno avverte che l’osservanza fedele e precisa di una regola senza carità non conduce alla perfezione cristiana. Nessuna dottrina, nessuna ascesi, nessuno sforzo virtuoso è tale da poter meritare da solo la propria salvezza. Santa Scolastica ci insegna che l’esperienza cristiana non consiste in una tecnica o una serie di pratiche: è il primato del regno dello spirituale sul recinto delle morali, del rapporto personale con Dio sulla regola e sulla legge. Questi sono i temi sottesi alla bella sequenza che si canta prima della proclamazione del Vangelo, che riportiamo in latino e nella traduzione italiana:
Émicat meridies et beata réquies virginis Scholásticae.
Intrat in cubicula, Sponsi petit óscula quem amávit únice.
Quantis cum gemitibus cordis et ardóribus haec Diléctum quaesiit!
Movit caelos lácrimis, imbribúsque plúrimis pectus fratris mólliit.
O grata collóquia, cum caelórum gáudia Benedictus éxplicat!
Ardent desidéria, mentis et suspiria virgo Sponsus éxcitat.
Veni, formosìssima, sponsa dilectissima, veni, coronáberis.
Dórmies in liliis, afflues deliciis et inebriáberis.
O colúmba virginum, quae de ripis flúminum adis aulam glóriae.
Trahe nos odóribus, pasce et ubéribus immortális glóriae.
Amen.
Risplende nel meriggio del suo glorioso transito la vergine Scolastica.
S’addentra nel cenacolo, gioiosa incontra, amabile, lo Sposo, amore unico.
Con che soavi gemiti, con quali ardenti aneliti per il Diletto palpita.
Docile alle sue lacrime il ciel s’apre con impeto e il cuor fraterno mitiga.
Dialogo ineffabile! Del cielo i dolci gaudii or Benedetto indica.
Di casti desideri il divin Sposo vergine la mente e il cuore penetra.
Vieni, o mia bellissima, o sposa dilettissima, per esser coronata.
Tra i gigli qui riposati, ricolma di delizie, d’amore inebriata.
Colomba tra le vergini, da questi angusti argini, vola verso la gloria.
Di tua fragranza il fascino, della tua grazia il pascolo, ci attraggano alla Patria.
Amen.