Papa Francesco la mattina del 6 febbraio ha accolto con gioia i giovani sacerdoti e monaci delle Chiese Ortodosse Orientali, salutando i loro rappresentanti e sottolineando la rilevanza di questa visita per il dialogo ecumenico e per la promozione dell’unità cristiana, “nell’anno in cui si celebra il 17° centenario del Concilio di Nicea, il primo Concilio ecumenico, che professò il Simbolo della fede comune a tutti i cristiani”.
Esplorando il termine “Simbolo“, il Papa ne ha sottolineato tre dimensioni: teologica (le verità della fede cristiana), ecclesiologica (unione e riconoscimento tra i credenti), e spirituale (preghiera che ci unisce a Dio). Proprio su quest’ultimo significato si è soffermato di più, rimarcando il valore del Credo come preghiera di lode che unisce a Dio: “l’unione con Dio passa necessariamente attraverso l’unità tra noi cristiani, che proclamiamo la stessa fede. Se il diavolo divide, il Simbolo unisce! Come sarebbe bello che, ogni volta che proclamiamo il Credo, ci sentissimo uniti ai cristiani di tutte le tradizioni! La proclamazione della fede comune, difatti, richiede prima di tutto che ci amiamo gli uni gli altri, come la liturgia orientale invita a fare prima della recita del Credo: Amiamoci gli uni gli altri, affinché in unità di spirito, professiamo la nostra fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo”.
Il Santo Padre ha quindi auspicato che questa visita possa diventare un simbolo visibile della comunione tra le Chiese e invita tutti a perseverare nella ricerca di una piena unità cristiana, come desiderato da Gesù. Infine ha esortato tutti i partecipanti a recitare il Credo ciascuno nella propria lingua.
Non sembra fuori luogo ricordare che nell’incontro del 23 febbraio del 2023, sempre a una delegazione di monaci e rappresentanti delle chiese ortodosse, il Santo Padre aveva descritto il cammino verso l’unità come pellegrinaggio, dialogo e desiderio. Nel 2025 il pellegrinaggio giubilare rappresenta un momento di profonda riflessione spirituale, in cui i fedeli, avvicinandosi a luoghi santi, rinnovano il proprio impegno di fede e di conversione e il legame con la Chiesa. Inoltre, il pellegrinaggio giubilare si può inserire in una dimensione ecumenica, promuovendo il dialogo tra le diverse tradizioni cristiane. In questo contesto, l’ecumenismo non è solo un ideale, ma una chiamata concreta a costruire ponti di unità, superando le divisioni e cercando insieme la verità che unisce tutti i credenti in Cristo.