L’antifona della XXX domenica è in secondo modo, il “modo triste”.
«Lætétur cor quæréntium Dóminum: quǽrite Dóminum, et confirmámini: quǽrite fáciem ejus semper. (Si rallegri il cuore di chi cerca il Signore: cercate il Signore e siate forti, cercate sempre il suo volto.) – cfr. Sal 104,3.4 Vulg.»
La scelta della modalità contrasta con l’invito alla letizia con cui esordisce l’antifona della XXX domenica. Se è vero che c’è una santa letizia nel cuore di chi cerca Dio, è anche vero che si può stare nella tristezza della controparte: opprimere il forestiero, maltrattare vedove e orfani, prestare denaro a usura (cfr. Es. 22,20-26). È Dio stesso che si mette dalla parte degli oppressi definendo Sé stesso «Padre degli orfani e difensore delle vedove» (Sal 67), ma anche eleèmon, misericordioso (Es 22,26), pronto a offrire un’altra possibilità. Nella breve antifona compare per tre volte il tema della ricerca (quærentium, quærite, quærite); per due volte tale ricerca è sottolineata dalle note sulla dominante, la terza sulla finalis e la discesa al basso, come la nota di esordio del Laetetur. La ricerca richiede fermezza, come sottolinea la tristropha sulla parola confirmamini [siate forti]. Lo stesso disegno che porta all’apice melodico (bistropha, clivis, scandicus bipuncticus resupinus) si ripete nell’ultima sillaba di quærentium e su faciem ejus: cercare il Signore significa cercare il Suo volto, che sorprendentemente è quello dei «fratelli più piccoli» (Mt 25,40). Ecco perché Gesù risponde al dottore della legge che amore di Dio e amore verso il prossimo sono indissolubili (cfr. 22,37-40). «Ambula per hominem, et pervenies ad Deum [Passa per l’uomo e giungerai a Dio]. Meglio infatti è zoppicare sulla giusta via, che incedere a grandi passi su quella sbagliata» (Agostino, Discorsi, 141,4).
Raffaele Talmelli e Giovanni Corbelli