Domani, nel cuore della cristianità, la Basilica Vaticana e la sua immensa piazza diventeranno testimoni di un evento che affonda le sue radici nella Tradizione apostolica e parla al presente della Chiesa universale: l’inizio del ministero petrino di Papa Leone XIV, Vescovo di Roma e Successore del Principe degli Apostoli.
Non si tratta di una semplice celebrazione d’insediamento, ma di una liturgia teologica viva, segnata da simboli, gesti e parole che custodiscono secoli di fede e memoria ecclesiale. È la Chiesa che si raccoglie attorno al suo nuovo Pastore per invocare, con voce unita, lo Spirito Santo, affinché lo guidi nella sequela di Pietro, «visibile principio e fondamento dell’unità» (LG 23).
Dalla Tomba di Pietro alle Laudes Regiae
Il rito si aprirà nelle viscere della Basilica Vaticana, al sepolcro dell’Apostolo Pietro, dove il Papa, insieme ai Patriarchi delle Chiese Orientali, sosterà in preghiera. Sarà un gesto silenzioso e profondo, che afferma il legame indissolubile tra la Chiesa di Roma e il martirio dell’Apostolo che, con il sangue, confessò il Cristo risorto.
Da lì, mentre due diaconi portano in processione il Pallio, l’Anello del Pescatore e il Libro dei Vangeli – le insegne che evocano il compito affidato da Cristo a Pietro sulle rive del lago di Tiberiade (Gv 21) – il nuovo Papa raggiungerà l’Altare, accompagnato dal canto delle Laudes Regiæ. L’intera assemblea invocherà i santi pontefici, i martiri e le sante della Chiesa Romana: una processione celeste che abbraccia quella terrena.
La Parola che fonda
Nel tempo pasquale, le letture bibliche proclamate saranno vere e proprie chiavi di interpretazione teologica del ministero che Leone XIV si accinge ad assumere. Gli Atti degli Apostoli presenteranno Pietro come testimone coraggioso del Risorto, mentre il salmo 117 canterà la pietra scartata divenuta testata d’angolo.
Nel Vangelo di Giovanni, il cuore pulsante della liturgia, Cristo risorto chiederà a Pietro, per tre volte, un amore totale: “Mi ami tu?”. È la triplice confessione che risana il triplice rinnegamento. È il momento della consegna: “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle”. Ed è lì che Leone XIV, come ogni Successore di Pietro, riceverà la chiamata a pascere con amore, confermando nella fede i fratelli.
Imposizione del palio e consegna dell’anello
Dopo la proclamazione del Vangelo, in latino e greco, si avvicinano al Santo Padre tre Cardinali dei tre Ordini (Diaconi, Presbiteri e Vescovi) e di continenti diversi, per imporgli il Pallio e consegnargli l’Anello del Pescatore.
Il significato del Pallio, antichissima insegna episcopale confezionata con lana di agnelli, è illustrato da varie testimonianze dei Padri. Simeone di Tessalonica nel De sacris ordinationibus scrive: «Il Pallio indica il Salvatore che incontrandoci come la pecora perduta se la carica sulle spalle, e assumendo la nostra natura umana nella Incarnazione, l’ha divinizzata, con la sua morte in croce ci ha offerto al Padre e con la risurrezione ci ha esaltato».
Il Pallio richiama dunque il buon Pastore (cf. Gv 10, 11), che pone sulle proprie spalle la pecorella smarrita (cf. Lc 15, 4-7), e anche la triplice risposta amorosa alla richiesta fatta da Gesù risorto a Pietro di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle (cf. Gv 21, 15-17).
Il pallio, nella sua forma presente, è una stretta fascia, tessuta in lana bianca, che si appoggia sulle spalle sopra la casula, con due lembi neri pendenti davanti e dietro, così che il paramento ricordi la lettera “Y”. È decorato con sei croci nere di seta, una su ogni capo che scende sul petto e sul dorso e quattro sull’anello che poggia sulle spalle, ed è guarnito, davanti e dietro, con tre spille (acicula) che raffigurano i tre chiodi della croce di Cristo.
Il Pallio è imposto da un Cardinale dell’Ordine dei Diaconi, che nella formula usata si richiama a Cristo, «il pastore grande delle pecore», che Dio ha risuscitato dalla morte (Eb 13, 20), e ora Egli stesso lo trasmette al Papa. Ricorda che esso è stato preso dalla Confessione di Pietro, per significare il collegamento con l’Apostolo che ha ricevuto da Cristo stesso il compito speciale di guidare il suo gregge. A Pietro il nuovo Pontefice succede nella Chiesa di Roma, da lui generata alla fede insieme con l’Apostolo Paolo (cf. Leone Magno Sermo 82, 3. 6). Dopo l’invocazione litanica delle Laudes Regiæ, è questo il primo ricordo di Paolo, quale cofondatore della Chiesa di Roma. Viene pure invocato lo Spirito di verità perché sostenga con la sua grazia il ministero del nuovo Pontefice nel confermare i fratelli nell’unità della fede.
Dopo che il Cardinale ha imposto il Pallio, un Cardinale dell’Ordine dei Presbiteri invoca con una speciale preghiera la presenza e l’assistenza del Signore sull’Eletto. Implora da Dio la benedizione – che è il suo stesso Figlio – e il dono più grande, lo Spirito Santo, perché il Papa eserciti il suo ministero in modo corrispondente al carisma ricevuto.
Segue la consegna dell’Anello del Pescatore. Sin dal primo millennio anche l’anello è insegna propria del Vescovo. L’Anello che il nuovo Papa riceve ha però la valenza specifica dell’anello-sigillo che autentica radicalmente la fede, compito affidato a Pietro di confermare i suoi fratelli (cf. Lc 22, 32). Viene detto anello «del Pescatore» perché Pietro è l’Apostolo (cf. Mt 4, 18-19; Mc 1, 16-17) che, avendo avuto fede nella parola di Gesù (cf. Lc 5, 5) dalla barca ha tratto a terra le reti della pesca miracolosa (cf. Gv 21, 3-14).
La consegna dell’Anello è fatta da un Cardinale dell’Ordine dei Vescovi. Egli invoca Cristo, «pastore e vescovo delle nostre anime» (1 Pt 2, 25), che ha edificato la Chiesa sulla roccia di Pietro, e dallo stesso Pietro è stato riconosciuto «Figlio del Dio vivente» (Mt 16, 16; Tomus Leonis 3), perché sia lui a dare al nuovo Pontefice l’Anello-sigillo del Pescatore.
Il testo evidenzia la speranza non delusa sperimentata da Pietro nel prendere il largo e calare le reti, e ricorda che a lui Cristo ha dato le chiavi del regno dei cieli. Sottolineato che il nuovo Pontefice a lui succede nella guida pastorale della Chiesa di Roma, che «presiede all’unione della carità», viene ribadita l’esortazione di Paolo che indica nella carità il «pieno compimento della legge» (Rm 13, 8-10). L’esplicito riferimento alla Lettera ai Romani (5, 5) intende richiamare l’insegnamento che l’Apostolo ha indirizzato alla Chiesa di Roma; viene pure riportata la celeberrima locuzione con cui Sant’Ignazio martire si è rivolto alla Chiesa di Roma (Ad Rom., Præf.; cf. LG 13).
La consegna dell’Anello si chiude invocando lo Spirito Santo perché arricchisca il nuovo Pontefice di forza e mitezza nel conservare i discepoli di Cristo nell’unità della comunione.
Il rito di obbedienza
Dopo il rito delle consegne il Santo Padre benedice l’assemblea con il Libro dei Vangeli, mentre si acclama in greco: «Ad multos annos!»
Dopo il simbolico rito dell’«obbedienza» prestata al Papa da dodici rappresentanti di tutte le categorie del popolo di Dio, provenienti da varie parti della terra, la celebrazione prosegue con l’omelia del Santo Padre e la professione di fede.
Nella preghiera universale si prega il Signore per la Chiesa, ovunque diffusa sulla terra, per il Romano Pontefice, che inizia il suo ministero, per quanti detengono le responsabilità di governo, per coloro che si trovano nella sofferenza e nel disagio, per la stessa assemblea.