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Leone XIV e l’Oriente cristiano

da | 14 Mag 2025 | Vita ecclesiale

Leone XIV e l’Oriente cristiano: pace, martirio e testimonianza nel cuore della Chiesa

Nell’udienza concessa questa mattina nell’Aula Paolo VI ai partecipanti al Giubileo delle Chiese Orientali, Papa Leone XIV ha celebrato un’alleanza antica quanto il Vangelo, rilanciando con forza il valore delle Chiese Orientali nel tessuto vivo della cattolicità. È stato un discorso denso di memoria, di dolore e di profezia, quello pronunciato dal Pontefice, che ha scelto proprio questo incontro come uno dei primi gesti del suo pontificato. In un clima pasquale, ha risuonato la proclamazione che attraversa i secoli da Gerusalemme a Damasco, da Antiochia a Roma: «Cristo è risorto. È veramente risorto!»

Radici orientali della fede e tesori da custodire

Il Papa ha aperto il suo intervento richiamando la dignità delle Chiese Orientali, non solo per la loro antichità, ma perché proprio da quelle terre è sgorgata la redenzione. Con parole accorate, ha ricordato la gloria delle loro tradizioni e la sofferenza attuale delle comunità martoriate dalla guerra, dalla diaspora e dalla povertà. Ha citato Leone XIII, pioniere nel riconoscere l’unicità del patrimonio orientale, e Giovanni Paolo II, sottolineando che queste Chiese “non sono un ricordo da museo”, ma vivono una missione irrinunciabile: trasmettere un’esperienza spirituale integra, profonda, che parla con le lingue antiche di Cristo e con il linguaggio vivo della liturgia, della penitenza, della mistagogia e del monachesimo.

Un invito a proteggere l’identità nella diaspora

Ma il Papa non si è fermato alla contemplazione. Ha rivolto un appello concreto: tutelare la varietà liturgica e disciplinare delle Chiese Orientali, soprattutto nei Paesi dove la diaspora rischia di annacquare la fede e omologare le tradizioni. Ha chiesto al Dicastero per le Chiese Orientali di elaborare linee guida affinché i vescovi latini accolgano e promuovano, nei territori d’immigrazione, la presenza viva degli orientali. Il Pontefice ha evocato parole forti del suo predecessore Leone XIII, che vietava ai missionari latini di “latinizzare” i fedeli orientali: un monito che oggi suona come grido di difesa per un’identità che non può sopravvivere solo nei libri, ma deve vivere nelle comunità.

Pace, martirio e testimonianza: la profezia orientale

Nella parte conclusiva, Leone XIV ha toccato il cuore della tragedia contemporanea: la guerra. Ha evocato la sofferenza dei cristiani orientali in Siria, Ucraina, Libano, Tigray, Caucaso, e ha lanciato un grido accorato: “Incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!”. Ha ribadito che la Chiesa, accanto alle sue figlie martiriali, continuerà a farsi strumento di pace e a chiedere che i cristiani possano restare nelle loro terre in sicurezza. Ha chiesto pure sobrietà e trasparenza ai Pastori, rammentando che il vero splendore orientale non è fatto di potere, ma di fuoco interiore. E ha concluso con la potente immagine di Sant’Efrem: la Croce come ponte sulla morte. Un invito, oggi più che mai, a custodire l’Oriente non solo come culla della fede, ma come fiaccola che illumina il futuro della Chiesa universale.

 

 

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