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Una croce pettorale russa sul petto di Leone XIV

da | 15 Mag 2025 | Vita ecclesiale

La croce pettorale della tradizione russa sul petto di Papa Leone XIV: un ponte simbolico tra Roma e l’Oriente

Un piccolo oggetto indossato da Papa Leone XIV in contesti non liturgici (ad esempio nelle udienze) ha attirato l’attenzione degli osservatori più attenti: una croce pettorale d’argento, di chiaro stile bizantino, proveniente dalla tradizione della Chiesa ortodossa russa. In un’epoca segnata da profonde tensioni ma anche da nuove aperture tra le Chiese cristiane d’Oriente e d’Occidente, ogni gesto, ogni simbolo può assumere un valore teologico e diplomatico di grande portata.

L’iscrizione sul retro

La croce pettorale russa indossata da Papa incarna un’eredità storica, spirituale e politica che risale al regno dello zar Paolo I di Russia, il quale nel 1797 introdusse la cosiddetta “Croce del Sinodo” per il clero ortodosso. Si trattava di una croce destinata ai sacerdoti appena ordinati, concessa come segno della loro autorità ministeriale ma anche della loro fedeltà al trono e alla Chiesa, in un sistema in cui la sinfonia tra potere spirituale e potere imperiale era fondamentale per l’identità religiosa dell’Impero Russo. Paolo I, del resto, profondamente sollecito nei confronti del clero ortodosso, volle migliorarne la condizione sociale e materiale: aumentò gli stipendi dei sacerdoti, introdusse contribuzioni parrocchiali in denaro o grano in mancanza di fondi fissi, e istituì decorazioni al merito per stimolare una maggiore dedizione pastorale. 

Fu per sua iniziativa personale che venne introdotta l’usanza di conferire quella croce pettorale speciale: frontalmente reca un crocifisso in rilievo (in tre quarti, secondo la tradizione iconografica ortodossa) con il cartiglio recante l’iscrizione IHЦI, il titulus crucis che Pilato fece apporre sulla croce di Gesù; il retro porta incisa la lettera “P”, iniziale dello zar Paolo, come segno della sua autorità e incisa in slavo ecclesiastico c’è una citazione della Prima Lettera a Timoteo: “Che i presbiteri siano esempio per i fedeli nella parola e nella condotta”, a conferma della missione del sacerdote come guida morale e spirituale. Sotto questa iscrizione si legge la firma storica: “Commissionato durante il pio regno del Grande Imperatore Sovrano Paolo, dicembre 1797”, che radica ulteriormente l’oggetto nel contesto di una Chiesa imperiale riformata, colta e integrata nell’ordine dello Stato.

Un segnale ecumenico tra Roma e Mosca?

In un momento in cui i rapporti tra il Patriarcato di Mosca e la Chiesa cattolica attraversano fasi alterne, la croce d’argento che Papa Leone porta sul cuore, muta ma eloquente, diventa un simbolo di dialogo e speranza. Un ponte tra l’Occidente e l’Oriente, tra Roma e Mosca, tra passato e futuro. Un segno che l’universalità della Chiesa si costruisce anche attraverso gesti di rispetto, riconoscimento e memoria condivisa; chje la via della comunione passa anche attraverso i dettagli più nascosti, purché siano scelti con sapienza, memoria e amore per l’unità del Corpo di Cristo.

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