Il segno della fede. Papa Francesco – durante la celebrazione dei Secondi Vespri nella Solennità della Conversione di san Paolo e in occasione della chiusura della LVIII Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, nella Basilica di san Paolo fuori le Mura – si è soffermato sulla Parola evangelica di Giovanni 11: la risurrezione di Lazzaro; e ha affermato: «È quell’atteggiamento di lasciare sempre la porta aperta, mai chiusa! E Gesù, infatti, le annuncia la risurrezione dalla morte non soltanto come un evento che si verificherà alla fine dei tempi, ma come qualcosa che accade già nel presente, perché Lui stesso è risurrezione e vita». Sempre nel segno della fede, il Pontefice ha proseguito nella sua omelia: «Questo tenero incontro tra Gesù e Marta, che abbiamo ascoltato nel Vangelo, ci insegna che, anche nei momenti di desolazione, non siamo soli e possiamo continuare a sperare. Gesù dona vita, anche quando sembra che ogni speranza sia svanita. Dopo una perdita dolorosa, una malattia, una delusione amara, un tradimento subito o altre esperienze difficili, la speranza può vacillare; ma se ciascuno di noi può vivere momenti di disperazione o incontrare persone che hanno perso la speranza, il Vangelo ci dice che con Gesù la speranza rinasce sempre, perché dalle ceneri della morte Egli sempre ci rialza. Gesù ci rialza sempre, ci dona la forza di riprendere il cammino, di ricominciare».
La via della speranza! È quella indicata dal Vescovo di Roma alla Chiesa e all’umanità; particolarmente in questo anno giubilare: «Cari fratelli e sorelle, non dimentichiamo mai: la speranza non delude! La speranza non delude mai! La speranza è quella corda alla quale noi siamo aggrappati con l’ancora sulla spiaggia. E questo non delude mai! Questo è importante anche per la vita delle Comunità cristiane, delle nostre Chiese e delle nostre relazioni ecumeniche. A volte siamo sopraffatti dalla fatica, siamo scoraggiati per i risultati del nostro impegno, ci sembra che anche il dialogo e la collaborazione tra di noi siano senza speranza, quasi destinati alla morte e, tutto ciò, ci fa sperimentare la stessa angoscia di Marta; ma il Signore viene. Crediamo noi questo? Crediamo che Lui è risurrezione e vita? Che raccoglie le nostre fatiche e sempre ci dona la grazia di riprendere insieme il cammino? Crediamo questo? Questo messaggio di speranza è al centro del Giubileo che abbiamo iniziato».
Le parole di Francesco incoraggiano anche i passi del cammino ecumenico: «Tutti – tutti! – abbiamo ricevuto lo stesso Spirito, e questo è il fondamento del nostro cammino ecumenico. C’è lo Spirito che ci guida in questo cammino. Non sono cose pratiche per capirci meglio. No, c’è lo Spirito, e noi dobbiamo andare sotto la guida di questo Spirito. […] In Gesù la speranza è sempre possibile. Egli sostiene anche la speranza del nostro cammino comune verso di Lui. E ritorna ancora la domanda fatta a Marta e stasera rivolta a noi: “Tu credi questo?”. Ci crediamo nella comunione tra di noi? Crediamo che la speranza non delude? Care sorelle, cari fratelli, questo è il tempo di confermare la nostra professione di fede nell’unico Dio e trovare in Cristo Gesù la via dell’unità. Nell’attesa che il Signore “torni nella gloria per giudicare i vivi e i morti” (cfr Credo niceno), non stanchiamoci mai di testimoniare, davanti a tutti i popoli, l’unigenito Figlio di Dio, fonte di ogni nostra speranza».