«Buona festa dell’Epifania» è l’augurio che papa Francesco ha rivolto ai fedeli, all’inizio della sua meditazione previa alla recita dell’Angelus.
Il Pontefice – in questa solennità – si è soffermato su due dinamiche umane, che scattano di fronte alla Rivelazione: l’accoglienza e l’indifferenza; simboleggiate dai pastori e dai Magi, e dagli esperti delle sante Scritture. Il Vescovo di Roma ha – dunque – affermato: «Se facciamo attenzione, scopriamo una cosa un po’ strana: mentre quei sapienti da lontano arrivano a trovare Gesù, quelli che erano vicini non muovono un passo verso la grotta di Betlemme. Attirati e guidati dalla stella, i Magi affrontano spese ingenti, mettono a disposizione il loro tempo, accettano i tanti rischi e le incertezze che a quei tempi non mancavano mai. Eppure superano ogni difficoltà per arrivare a vedere il Re Messia, perché sanno che sta avvenendo qualcosa di unico nella storia dell’umanità e non vogliono mancare all’appuntamento. Avevano l’ispirazione dentro e l’hanno seguita.
Invece quelli che vivono a Gerusalemme, che dovrebbero essere i più felici e i più pronti ad accorrere, rimangono fermi. I sacerdoti, i teologi interpretano correttamente le Sacre Scritture e forniscono indicazioni ai Magi su dove trovare il Messia, ma non si spostano dalle loro “cattedre”. Sono soddisfatti di quello che hanno e non si mettono alla ricerca, non pensano che valga la pena di uscire da Gerusalemme. Questo fatto, sorelle e fratelli, ci fa riflettere e in un certo senso ci provoca, perché suscita una domanda: noi, io, oggi, a quale categoria apparteniamo? Siamo più simili ai pastori, che la notte stessa vanno in fretta alla grotta, e ai Magi d’oriente, che partono fiduciosi alla ricerca del Figlio di Dio fatto uomo; o siamo più simili a coloro che, pur essendo fisicamente vicinissimi a Lui, non aprono le porte del loro cuore e della loro vita, rimangono chiusi e insensibili alla presenza di Gesù? Facciamoci questa domanda. A quale gruppo di gente io appartengo?».
Nei doni – e segni – che giungono al Bambino Gesù la liturgia odierna ci invita a cogliere il rimando alla Pasqua di morte e risurrezione del Figlio di Dio e Figlio dell’uomo: «Guarda con bontà, o Signore, i doni della tua Chiesa, che ti offre non oro, incenso e mirra, ma colui che in questi stessi doni è significato, immolato e ricevuto: Gesù Cristo Signore nostro» (orazione Sulle offerte, Messale Romano, 55).
Incarniamo il desiderio che l’orazione Colletta ci suggerisce in questo giorno: «O Dio, che in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo Figlio unigenito, conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la bellezza della tua gloria» Colletta, Messale Romano, 55).