Periodico di informazione religiosa

L’UOMO INTEGRALE

by | 6 Mag 2023 | Filosofia

Mutuiamo il concetto di “uomo integrale” ispirandoci al pensiero di J. Maritain, nel tentativo di proporre un’idea di ciò che l’uomo è, andando oltre i limiti e le contraddizioni che caratterizzano la questione antropologica nella contemporaneità.

Probabilmente, la cifra che caratterizza e distingue l’uomo da ogni altro essere vivente e dalle cose, è la sua soggettività legata a quella che potrebbe essere definita la sua interiorità. Questa, infatti, è la nota specifica dell’uomo di fronte all’animale: essa fa sì che l’uomo sia tale. L’essere umano ha come attributo essenziale l’interiorità e ciò lo distingue dall’animale. È possibile constatare fenomenologicamente questa differenza: basta osservare il modo di comportarsi degli animali, i quali appaiono completamente rivolti verso l’esterno di sé stessi non avendo, per l’appunto, coscienza della loro soggettività.

L’uomo, invece, diversamente dell’animale, trascendendo l’ambiente materiale che lo circonda, oltrepassa i limiti spazio-temporali, vale a dire: è spirituale. Questa proprietà, caratteristica dell’essere umano, è fondamentale, in quanto offre la chiave per scoprire l’essenza stessa dell’umanità. Riconoscendola, ci si colloca in una visione spiritualista dell’uomo, rigettando il puro materialismo o il biologismo.

Prendendo atto della “sostanziale differenza” che esiste fra l’uomo e l’animale si afferma, dunque, l’irriducibilità dell’essere dell’uomo a quello dell’animale. Un essere umano, infatti, “sporge” sulla propria vita biologica, perché ha per oggetto la totalità dell’esperienza possibile e guarda al di là di quel che i sensi fanno sperimentare.

Con ciò non si nega, evidentemente, il dato materiale comunque caratteristico dell’essere umano, quanto piuttosto si afferma che non è possibile ridurre quello che l’uomo è a questo unico elemento. L’uomo ha un corpo fisico, soggetto ai principi e alle leggi della natura, ma c’è dell’altro nella propria identità ontologica a costituirlo, e questo “altro” è ciò che è possibile rinvenire in una sorta di fenomenologia dell’interiorità.

Inteso prima di tutto come persona, l’uomo risulta essere un’unica realtà che però è complessa, ovvero caratterizzata da più dimensioni strettamente connesse e interagenti tra loro. Più precisamente, la persona umana è formata da un sôma (carne), una psyché (mente), uno pneuma (spirito), secondo l’antropologia filosofica patristica, oppure da corpo e anima, secondo la tradizione aristotelico-tomista, dove l’anima risulta essere la forma sostanziale dell’uomo, poiché informa il corpo anch’esso parte essenziale della natura umana.

In entrambe le prospettive filosofico-antropologiche appena menzionate, anche se differenti per certi versi tra loro, si riscontra la presenza di due stessi elementi che concorrono a costituire l’essere umano: una dimensione interiore, psichico-spirituale (l’anima) e una dimensione esteriore, fisico-materiale (il corpo).

Tale concetto viene ribadito anche da E. Husserl che, riprendendo un pensiero già presente in A. Schopenhauer, formula la distinzione del körper dal leib, la quale permette di distinguere il corpo come semplice oggetto biologico dal corpo come presenza soggettiva, espressione diretta, per l’appunto, della sua identità e interiorità.

Tenendo presenti i due elementi dell’anima e del corpo, entrambi parti essenziali dell’essere umano, è necessario chiedersi però come questa visione antropologica non sia da considerarsi dualista e dicotomica.

A tal riguardo Tommaso d’Aquino, rielaborando la dottrina ilemorfica di Aristotele, ha cercato di trovare una risposta a questa problematica dimostrando l’unità sostanziale dell’anima e del corpo nell’essere umano. Secondo la visione tomista, l’uomo è un solo ente composto di anima e corpo, sostanze incomplete, unite come forma e materia: unica è l’anima (presente tutta nel tutto e in ogni parte del corpo) e unico è il corpo.

Per questo, è inconcepibile pensare la persona umana a prescindere da queste due componenti; mancando una delle due, viene di conseguenza a mancare l’essere umano stesso. In questo caso si parla, quindi, di dualità e non di dualismo, affermando l’unità ontologica della persona umana che è a titolo pari, in una sorta di tessitura equilibrata: anima e corpo, spirito e materia, essere e divenire; in altri termini: spirito incarnato e corpo spirituale.

Ogni dualismo che contrappone l’anima al corpo, in diverse forme, come la parte nobile all’ignobile, provoca una squalifica del corpo nella concezione della dignità umana e nella determinazione dei principi etici, tradendo il riferimento a ciò che in realtà l’essere umano è nella sua dimensione ontologica complessa.

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