Mons. Bruno Forte commenta sul Corriere della Sera le parole di Papa Francesco circa il genocidio in atto a Gaza. Una frase che ha suscitato da una parte plausi entusiasti, dall’altra severe condanne. Nel nuovo libro in uscita per il Giubileo 2025 a firma del Santo Padre, “La speranza è una luce nella notte“, secondo un’anticipazione circolata nei giorni scorsi, si legge: “A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali“.
“Francesco voleva soltanto denunciare i fatti: atroci“, ha commentato l’arcivescovo di Chieti-Vasto Mons. Bruno Forte, facendo intendere che il pontefice non abbia semplicemente ipotizzato che a Gaza sia in atto un possibile genocidio, ma che lo pensi veramente. E prosegue: “L’Assemblea ONU del 1948 definisce genocidio come l’intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale. È davvero così scandaloso applicare una definizione simile di fronte a ciò che sta facendo il governo israeliano?“.
A sostenere il Pontefice anche l’arcivescovo armeno Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa apostolica armena presso la Santa Sede. “Ritengo che il Papa abbia fatto bene a sollevare il dubbio e a parlare di genocidio“, ha detto nel corso di una conferenza all’Angelicum sulla conservazione dei siti culturali e religiosi nell’Artsakh armeno. “Del resto ogni giorno leggiamo sui giornali di migliaia e migliaia di persone innocenti, donne e bambini, che muoiono a Gaza a causa dei bombardamenti a tappeto“.
Dura invece la reazione della diplomazia israeliana. L’Ambasciata Israeliana presso la Santa Sede ha risposto alle parole del Pontefice con un post su X: “Il 7 ottobre 2023 c’è stato un massacro genocida di cittadini israeliani e da allora Israele ha esercitato il proprio diritto di autodifesa contro i tentativi provenienti da sette diversi fronti di uccidere i suoi cittadini. Qualsiasi tentativo di chiamare questa autodifesa con qualsiasi altro nome significa isolare lo Stato ebraico“.
Genocidio non è una parola nuova nel vocabolario di Papa Francesco. Durante il volo di ritorno dall’Armenia il 26 giugno 2016 aveva così risposto alle domande di un giornalista: “Io sempre ho parlato dei tre genocidi del secolo scorso, sempre tre. Il primo, quello armeno; poi, quello di Hitler; e l’ultimo, quello di Stalin. I tre. Ce ne sono altri più piccoli. Ce n’è stato un altro in Africa [Rwanda]”. Il 29 luglio 2022, sul volo di ritorno che da Iqaluit lo ha riportato a Roma, affermò che, pur non utilizzando negli incontri ufficiali il termine specifico, contro gli indigeni del Canada fu messo in atto un genocidio: “togliere i bambini, cambiare la cultura, cambiare la mente, cambiare le tradizioni, cambiare una razza, diciamo così, tutta una cultura”. Incontrando il 22 novembre 2023 israeliani e palestinesi, avrebbe parlato privatamente di genocidio a Gaza. In quell’occasione però la Sala Stampa chiariva che papa Francesco non avrebbe usato tale parola. Ora però è scritta nero su bianco in un libro a sua firma che sarà senz’altro letto da molti.