Montevergine. Per la celebrazione di apertura dell’Anno Giubilare Verginiano, indetto nel IX centenario della fondazione dell’Abbazia di Santa Maria in Montevergine, il Santo Padre Papa Francesco, ha nominato il Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, suo Legato Pontificio, in occasione della celebrazione eucaristica che si terrà domenica 28 maggio 2023, Solennità di Pentecoste.
Per il cardinale Parolin si tratta di un ritorno a Montevergine: era già stato in visita presso il Santuario in occasione delle celebrazioni in onore della Madonna di Montevergine, organizzate dal P. Abate Riccardo Luca Guariglia e dalla comunità benedettina. In quell’occasione, ancora immersi nelle dolorose conseguenza della pandemia, il cardinale aveva dichiarato: “Finora non ero mai venuto qui, avevo sempre sentito parlare di Montevergine come centro di pietà mariana molto forte. Da tempo mi avevano invitato a venire quassù, non è mai stato possibile per diverse ragioni, ma continuerà questo legame, perché mi piace molto questo ambiente“.
E la promessa è stata mantenuta: ora il Segretario di Stato tornerà per l’inizio delle celebrazioni del IX centenario del Santuario di Montevergine, dove riceverà anche la cittadinanza onoraria di Mercogliano. Un segno della grande ospitalità, che è un’opera caratteristica di questa comunità, come mostra l’accoglienza presso la comunità – ormai da diversi anni – di una famiglia siriana.
II complesso religioso, che sorge a 1270 m di altezza, fu fondato da San Guglielmo da Vercelli (c.1085-1142) il quale, dopo un pellegrinaggio a Santiago de Compostela, intorno al 1114 decise di ritirarsi nella solitudine del Monte Vergine (Avellino), vergine perché privo di insediamenti e mai alterato dalla mano dell’uomo. Visto il numero sempre crescente di seguaci, Guglielmo edifica un monastero, ma anche una foresteria per accogliere i fedeli e una chiesa, trasformando il monte in una vera e propria fortezza dello Spirito.
Il 25 maggio del 1124 avviene la consacrazione del monastero di Montevergine, destinato a divenire capo di una fiorente congregazione e sede di un veneratissimo santuario mariano.
Notevole fu l’appoggio della Sede Apostolica: Papa Alessandro III (1161-1172) approvò ufficialmente la nuova istituzione, che fu confermata ampiamente tra gli altri da Lucio II e Celestino I. L’importanza storica di Montevergine sta anche nel fatto che, con lo sviluppo di numerose case dipendenti – arieggiante il modello cluniacense – e grazie all’osservanza della Regola benedettina, diede origine a una importante Congregazione, incrementando al tempo stesso lo spirito di fedeltà a Roma, tra popolazioni che avevano conosciuto una presenza ecclesiastica e monastica piuttosto di derivazione bizantina. La Chiesa di Santa Maria di Montevergine è uno dei luoghi più cari agli Irpini e ai Campani: santuario nel 1124, fu ampliata e trasformata nel corso dei secoli. La nuova basilica in stile neoromanico ospita al suo interno il grandioso trono, dove è stata traslata la taumaturgica immagine della Madonna nera del XIII secolo, meta di numerosissimi pellegrinaggi. Nella sottostante cripta si trova il corpo incorrotto di San Guglielmo.
L’Abbazia Territoriale, il cui titolo Montevergine acquisì nel 1261 quando Alessandro IV concesse all’Abate Generale la piena giurisdizione sui suoi territori feudali, ha la propria sede nel Palazzo Abbaziale di Loreto, nei pressi di Mercogliano, palazzo ricostruito da Domenico Antonio Vaccaro dal 1733 al 1750. Fastoso e imponente, al suo interno si ammirano, tra le altre meraviglie, l’Archivio, ricco di 7.000 pergamene e altrettanti documenti antichi e la Biblioteca, dotata di più di 150.000 volumi.
La comunità benedettina di Montevergine, dal 1879 parte della Congregazione Benedettina-Sublacense, è oggi sede di una fiorente e vivace comunità, che realizza appieno quanto auspicato per i monaci dal decreto Perfectae caritatis: “Ufficio principale dei monaci è quello di prestare umile e insieme nobile servizio alla divina maestà entro le mura del monastero, sia dedicandosi interamente al culto divino con una vita di nascondimento, sia assumendo qualche legittimo incarico di apostolato o di carità cristiana. Mantenendo pertanto la fisionomia caratteristica del proprio istituto, i monaci rinnovino le antiche tradizioni di beneficenza e le adattino agli odierni bisogni delle anime, in modo che i monasteri siano come altrettanti centri viventi di edificazione del popolo cristiano”.