Prendendo spunto dalla bellezza della Basilica romanica veronese, papa Francesco ha inaugurato i suoi discorsi nella città veneta, rivolgendosi ai sacerdoti, alle religiose e ai religiosi presenti, riferendosi «al mistero della Chiesa, la barca del Signore che naviga nel mare della storia per portare a tutti la gioia del Vangelo». Quello delle ore 8,30 è stato il secondo incontro del Santo Padre, dopo quello dell’atterraggio nel Piazzale adiacente allo stadio Bentegodi, con le autorità politiche presenti; l’intera giornata di sabato scorso – 18 maggio – ha visto il Santo Padre impegnato a Verona nel suo Viaggio Apostolico.
Ai consacrati presenti nella basilica, il Vescovo di Roma ha indicato due aspetti della esistenza cristiana: la chiamata e la missione; la prima necessita sempre dell’accoglienza, e la seconda del coraggio. Egli ha spiegato: «Non dimentichiamo questo: all’origine della vita cristiana c’è l’esperienza dell’incontro con il Signore, che non dipende dai nostri meriti o dal nostro impegno, ma dall’amore con cui ci viene a cercare, bussando alla porta del nostro cuore e invitandoci a una relazione con Lui. Mi domando e vi domando: io ho incontrato il Signore? Mi lascio incontrare dal Signore? Ancora di più, all’origine della vita consacrata e della vita sacerdotale, non ci siamo noi, i nostri doni o qualche merito speciale, ma c’è la chiamata sorprendente del Signore, il suo sguardo misericordioso che si è chinato su di noi e ci ha scelti per questo ministero, benché non siamo migliori degli altri, siamo peccatori come gli altri»; e ha aggiunto: «Cari fratelli sacerdoti, care sorelle e fratelli religiosi: cerchiamo di non perdere mai lo stupore della chiamata! Ricordare il giorno nel quale il Signore mi ha chiamato. Forse ognuno di noi ricorda bene come è stata la chiamata, o almeno il tempo della chiamata: ricordarlo, questo ci porta gioia; anche piangere di gioia per il momento della chiamata. “Tu, vieni!” – “Chi? Quell’altro?” – “No, tu!” – “Sì, no… quell’altro?” – “No, tu, tu!” – “Ma, Signore, quell’altro è più buono di me…” – “Tu! Disgraziato, peccatore, come tu sei, ma tu!”. Non dimentichiamo il tempo della chiamata. Questo stupore, che cosa bella! E questo si alimenta con la memoria del dono ricevuto per grazia: sempre dobbiamo avere questa memoria in noi…Non dimentichiamo il tempo della chiamata. Questo stupore, che cosa bella! E questo si alimenta con la memoria del dono ricevuto per grazia: sempre dobbiamo avere questa memoria in noi». In merito alla vocazione, Francesco ha usato i termini fondamentali di «attesa e pazienza»; per poi soffermarsi sull’altro aspetto, quello della missione: «Nei momenti della delusione, non fermarci, resistere. Resistere. Tante volte dimentichiamo questo: a nessuno di noi, quando abbiamo incominciato questa strada, il Signore ha detto che tutto sarebbe stato bello, confortante. No. La vita è di momenti di gioia, ma anche di momenti bui. Resistere. La capacità, il coraggio di andare avanti e il coraggio di resistere… Audacia, coraggio, capacità di incominciare, capacità di rischiare. A tutti, lo ripeto, a tutti dobbiamo portare la carezza della misericordia di Dio».
Alle 9,15 il Santo Padre ha poi salutato i ragazzi e i bambini, in piazza San Zeno. Un’ora dopo – invece – papa Francesco, nel contesto dell’Arena e dell’incontro “Arena di pace – Giustizia e Pace si baceranno”, ha risposto ad alcune domande sulla pace. Terminato l’incontro, il Santo Padre ha fatto visita ai detenuti della Casa Circondariale di Montorio.
Francesco ha poi presieduto – alle ore 15,00 – la concelebrazione eucaristica presso lo stadio della Città. Nell’omelia, egli si è soffermato sulla grazia dello Spirito santo, affermando: «Fratelli e sorelle, lo Spirito Santo è il protagonista della nostra vita! È quello che ci porta avanti, che ci aiuta ad andare avanti, che ci fa sviluppare la vita cristiana. Lo Spirito Santo è dentro di noi. State attenti: tutti abbiamo ricevuto, con il Battesimo, lo Spirito Santo, e anche con la Cresima, di più! Ma io ascolto lo Spirito Santo che è dentro di me? Ascolto lo Spirito che muove il cuore e mi dice: “Questo non farlo, questo sì”? O per me non esiste lo Spirito Santo?». Il Vescovo di Roma ha aggiunto: «Coraggio: lo Spirito Santo ci dà il coraggio di vivere la vita cristiana. E per questo, con questo coraggio, cambia la nostra vita…Lo Spirito prima di tutto è Colui che ci cambia la vita…lo Spirito fa l’armonia! L’armonia della Chiesa. Ognuno differente dall’altro, ma in un clima di armonia. Insieme diciamo: lo Spirito fa di noi l’armonia». Francesco ha concluso l’omelia con queste parole incoraggianti: «Cari fratelli e sorelle, questo è il miracolo di oggi: prendere uomini codardi, impauriti e farli coraggiosi; prendere uomini e donne di tutte le culture e farne un’unità di tutti, fare la Chiesa. Prendere questa gente senza farli uguali. Cosa fa lo Spirito? L’armonia. Insieme: lo Spirito fa l’armonia».
Alle ore 17,00 il Santo Padre è poi decollato per fare ritorno in Vaticano.