Papa Tawadros II ha ricevuto una delegazione dell’Ordine di San Benedetto dal Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo a Roma: l’incontro è avvenuto il 6 aprile 2023, giovedì santo, presso la residenza del Cairo. Una rappresentanza dei monaci e delle monache – tra professori e studenti – dell’Istituto Monastico di Sant’Anselmo si è infatti recata in pellegrinaggio in Egitto ai monasteri copti e per celebrare la Settimana Santa e la Pasqua, nei luoghi dove il monachesimo cristiano ha visto la luce. Sua Santità il Papa Tawadros II li ha accolti, raccontando loro la storia della Chiesa Copta ortodossa, inserita provvidenzialmente nella lunga e stratificata vicenda dell’Egitto, e dei padri del monachesimo antico e contemporaneo. A capo della delegazione monastica, P. Fernando Rivas, Decano della Facoltà di Teologia e Preside dell’Istituto Monastico di Sant’Anselmo, che ha ringraziato Tawadros per aver offerto ai pellegrini questa grande opportunità, rimandata da due anni a causa della pandemia. Al termine dell’incontro le foto di rito e la consegna di alcuni oggetti in ricordo dell’evento: libri, croci in legno e oggetti di artigianato, realizzati dalle mani dei monaci e delle monache di alcuni monasteri copti.
Il pellegrinaggio si è svolto dal 3 al 10 Aprile 2023 e ha dato la possibilità ai monaci residenti a Sant’Anselmo di concentrare la visita in tre nuclei principali: il Cairo copto, i Monasteri di Scete e i Monasteri di Sant’Antonio e San Paolo sul Mar Rosso. Tra i momenti più commoventi, oltre all’incontro con il Patriarca copto ortodosso, la preghiera alla tomba di San Marco e il rinnovo dei voti monastici al canto del Suscipe, in preparazione alla Pasqua, all’ingresso della grotta di Sant’Antonio.
I monaci sono l’orgoglio dell’Egitto copto e, come ebbe a scrivere Jean Vergote, il monachesimo è l’istituzione per mezzo della quale l’Egitto ha esercitato più profonda sulla storia e sulla civiltà occidentale. È nei monasteri che si è costituita la chiesa copta, anche perché proprio tra le loro fila vennero e vengono chiamati i vescovi a guidare la chiesa. Non desta meraviglia il fatto che i fedeli si rechino molto spesso in pellegrinaggio ai monasteri copti per confessarsi e celebrare le grandi feste: la vita dei monasteri segna i momenti più importanti della loro vita cristiana. La convinzione è che solo lì si possa fare una esperienza profonda e reale della vita della chiesa. Del resto, all’interno di questi grandi complessi monastici, la pressione della maggioranza musulmana è più debole appaiono come piccole enclave di soli copti, retti e guidati dall’abate. Impressione rafforzata dal fatto che alcuni monasteri sono circondati da fortificazioni ancora intatte, ricordi di antiche invasioni. Essere copto, oggi, significa essere diverso e persino martire.
I monasteri copti, nel XX secolo, hanno ottenuto una notevole espansione; è come se lo spirito benedettino e occidentale avesse influenzato i monasteri, che oggi sono centri di cultura, fiorenti di vocazioni e aperti all’accoglienza e al turismo storico-artistico. Oggi nell’area dei di Wadi el Natrun, sostanzialmente a metà strada tra il Cairo e Alessandria, esistono quattro monasteri: Dayr al-Baramus, o monastero dei Romani, la cui fondazione è legata ai due giovani stranieri vissuti con Macario l’Egiziano o al monaco romano Arsenio, tutore dei figli dell’imperatore Teodosio I, Arcadio e Onorio; Dayr Anba Bishoi, dedicato al santo monaco Bishoi, dove è sepolto Shenuda III; nei pressi sorge anche il monastero dei siriani, Dayr al-Suryan, famoso soprattutto per i meravigliosi affreschi datati al sesto secolo; infine Dayr Anba Maqar, San Macario, da dove Padre Matta el Meskin (1919-2006) rianimò nella seconda metà del XX secolo la vita monastica in Egitto, caduta ormai in un lungo sonno. Quando il numero dei monaci era notevolmente ridotto e alcuni edifici monastici erano fatiscenti, Padre Matta fu una delle figure più significative della Chiesa copta ortodossa: la sua opera e i suoi scritti hanno lasciato un segno profondo e sono ormai conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Inoltre Padre Matta el Meskin citava spesso nelle sue omelie quei santi occidentali che avevano influenzato la sua vita spirituale e monastica, come San Francesco d’Assisi o Santa Teresa di Gesù bambino; del resto è stato appassionato fautore dell’unità dei cristiani e dello spirito d’amore e di comprensione reciproca. Lui, insieme ai patriarchi Kyrillos VI (1902-1971) e Shenuda III (1923-2012), monaci diventati patriarchi, hanno ridato orientamento e solidità istituzionale al rinnovamento monastico.
Oggi esiste al Cairo anche una comunità monastica occidentale: sono i benedettini della Congregazione missionaria di Sankt Ottilien. Il loro monastero di San Benedetto dei Copti è di recente costituzione – fondazione approvata il 15 novembre 2017 – ed è stabilito nel Patriarcato Copto-cattolico di Alessandria, con base al Cairo, a Ismailia e Asyut. La casa di Mokattam, al Cairo, è intitolata a San Benedetto, quella di Ismailia, la residenza ufficiale, a Sant’Antonio e ad Asyut, dedicata a San Pacomio. La solenne inaugurazione ha avuto luogo il 9 marzo 2018 ed è stata presieduta da Sua Beatitudine il Patriarca Ibrahim Isaaq, Patriarca del Patriarcato copto cattolico di Alessandria. Un piccolo fiore nel deserto che, con le sue attività, porta il messaggio dell’ora et labora nel deserto egiziano, là dove tutto è cominciato.