Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo è attualmente impegnato in una lunga e storica visita in Australia, dove visiterà le città di Sydney e Melbourne da venerdì 4 ottobre a sabato 19 ottobre 2024 e parteciperà a una serie di eventi commemorativi in occasione del centenario della fondazione dell’arcidiocesi greco-ortodossa d’Australia, che ad oggi conta più di 400.000 fedeli. Tra gli eventi chiave ci saranno le Divine Liturgie Patriarcali, che si svolgeranno a Sydney e Melbourne rispettivamente il 6 e 13 ottobre 2024. Il 7 ottobre il Patriarca ha ricevuto dall’Università di Notre Dame in Australia il Dottorato honoris causa in Teologia come riconoscimento del suo impegno per la promozione della pace, il dialogo tra i credenti e la difesa del creato. Leader spirituale di 300 milioni di cristiani ortodossi in tutto il mondo, Bartolomeo è una voce di speranza e unità molto apprezzata e ascoltata che negli ultimi anni ha svolto un ruolo fondamentale nel portare avanti i rapporti tra cattolici e ortodossi. Nel suo discorso in lingua inglese, sul tema “La necessità del dialogo oggi”, il Patriarca Ecumenico ha ricordato l’impegno del Patriarcato per il dialogo come unico mezzo per risolvere le differenze, la riconciliazione e il prevalere della pace nel mondo. Riportiamo la traduzione del discorso in lingua italiana:
“È un privilegio unico trovarsi davanti a questa assemblea di uomini e donne di spicco dell’Università di Notre Dame – il gruppo dirigente, la direzione esecutiva, i capi delle scuole – il personale e gli studenti – per ricevere questo significativo dottorato onorario dal parte della vostra prestigiosa istituzione. Siamo particolarmente onorati che un simile riconoscimento provenga da un’istituzione accademica dedita a “costruire ponti” attraverso il suo impegno, come indicato nei suoi regolamenti e a “integrare e abbracciare” le differenze; rafforzare i partenariati a livello globale attraverso la ricerca congiunta, in modo che l’esperienza degli studenti sia caratterizzata da un’ampia gamma di conoscenze integrali e iniziative pratiche; migliorare il proprio curriculum in modo specifico attraverso l’aggiunta di componenti internazionali; ma anche, a livello locale, con l’obiettivo di entrare in contatto con i più emarginati della società. Come uno di coloro il cui mandato patriarcale, per oltre tre decenni, è stato particolarmente devoto al dialogo a tutti i livelli, siamo orgogliosi di congratularci con la vostra Università per questi ammirevoli sforzi.
È infatti attraverso il dialogo che si coltiva la conoscenza, che le discipline accademiche, come le scienze, possono avanzare, che gli orizzonti umani possono essere ampliati, che i sentimenti e le emozioni possono essere scambiati, che le relazioni possono essere coltivate e che le verità possono essere rivelate e ricordate. Il dialogo è un dono divino concesso all’umanità da Dio, il quale è sempre in dialogo con il mondo, come ha scritto il nostro venerato predecessore san Giovanni Crisostomo. Nelle Scritture, ad esempio, il dialogo di Dio con il mondo si manifesta più chiaramente nei profeti e negli Apostoli attraverso i quali Egli ha parlato con l’umanità; ma anche, e più ampiamente, si manifesta attraverso la creazione, nella quale Dio dichiara la sua gloria, come leggiamo nel libro dei Salmi (cfr Sal 19,1). Dio parla al mondo attraverso queste parole silenziose, i suoi λόγοι, come leggiamo nella tradizione patristica greca. La sua voce si diffonde per tutta la terra, “fino ai confini del mondo” (Salmo 19,5), narrando, a coloro che sono capaci e disposti ad ascoltare, del Suo amore irresistibile e sconfinato per tutta la Sua creazione. Dio ha parlato attraverso la creazione e ha rivelato il Suo amore inesprimibile per tutto il mondo. Spetta quindi a tutti noi imparare ad ascoltare e ad impegnarci in questo “dialogo divino”. Infatti, è attraverso il dialogo orante che esprimiamo, in risposta all’autorivelazione di Dio, il nostro ringraziamento e la nostra gratitudine al nostro Creatore e Salvatore, realizzando così la nostra vocazione umana di esseri eucaristici e dossologici (cfr Rm 1,21).
Dopo aver evidenziato la necessità del dialogo in tutti gli aspetti della nostra vita gli uni con gli altri, con il mondo e con il nostro Dio amorevole – sia a livello orizzontale che verticale – abbiamo ritenuto più appropriato orientarci in questo incontro specificamente sul tema della necessità del dialogo nel mondo contemporaneo. In effetti, siamo molto grati oggi che due storiche tradizioni cristiane si trovino insieme “in un unico luogo” – ἐπὶ τὸ αὐτό, come leggiamo nel libro degli Atti – dandoci l’occasione di dialogare intorno al nostro comune Signore!
Il dialogo ha un significato profondo nella teologia cristiana: riflette la natura stessa di Dio, intesa come mistero salvifico di tre Persone divine, Padre, Figlio e Spirito Santo, in comunione e dialogo eterno. Il mistero della Santissima Trinità esemplifica un dialogo perfetto e amoroso, dove ogni Persona distinta e divina comunica e collabora in uno scambio dinamico, senza compromettere in alcun modo la sua indissolubile unità e koinonia.
Procedendo oltre, vediamo che il mistero della divinità trinitaria, secondo le parole di un altro nostro santo predecessore, san Gregorio il Teologo, è “indiviso in persone separate (ἀμεριστος ἐν μεμερισμένης)”; vale a dire, tre Persone divine, tre entità concrete con una propria intenzionalità attiva, che rimangono in dialogo incessante come “un mistero di unità nella diversità”, cioè due poli irriducibili che non possono essere confusi, ma nemmeno separati. Citando ancora gli scritti di san Gregorio, così descrive questo mistero dell’unità nella diversità: “Appena concepisco l’Uno, sono illuminato dallo splendore dei Tre; non appena li distinguo, sono riportato all’Uno. Quando penso a uno qualsiasi dei Tre, penso a Lui come al Tutto, e i miei occhi sono pieni, e la maggior parte di ciò a cui penso mi sfugge”. Abbiamo qui una rappresentazione del dialogo che non annulla la peculiarità di ciascuna Persona divina ma, nello stesso tempo, non distrugge la sua continua e indissolubile unità e comunione.
Di conseguenza, l’insegnamento ortodosso proclama tre Persone divine distinte e uguali, cioè tre assolutamente unici, del tutto diversi, ma allo stesso tempo uniti inconfondibilmente, e dotati ciascuno della pienezza della divinità. Dunque, l’alterità di ciascuna Persona divina non ne distrugge in alcun modo la comunione e l’unità, piuttosto la loro diversità arricchisce la loro comunione; anzi, potremmo andare oltre e dire che, nel caso del mistero trinitario, la diversità è costitutiva dell’unità. Di conseguenza, in una prospettiva cristiana, il dialogo non è semplicemente uno strumento di interazione umana, ma soprattutto un riflesso della realtà divina. Come riflesso del dialogo divino, i nostri sforzi per il dialogo nel mondo dovrebbero sottolineare l’importanza della relazionalità e della comprensione reciproca. Il nostro modo di dialogare non solo all’interno della Chiesa, ma anche con il mondo più ampio, deve tenere insieme l’unicità e l’insostituibilità delle persone umane che vivono nella società, senza necessariamente compromettere la costanza e la coesione delle comunità umane. Impegnandosi nel dialogo, i cristiani partecipano alla vita divina, rispecchiando l’essenza relazionale della Trinità e promuovendo l’unità, la riconciliazione e la crescita nelle loro comunità di fede e anche oltre.
Dopo aver brevemente riflettuto su quello che potrebbe essere chiamato il “dialogo trinitario”, la nostra attenzione è volta a vedere in che misura questa visione tocca gli uomini, creati “a immagine e somiglianza di Dio” (Gen 1,26) e li chiama a essere riflesso, naturalmente in modo creaturale, di tale dialogo divino. Così facendo, vorremmo mettere in luce il modo in cui il mistero trinitario può davvero offrirci un modello prezioso di dialogo che sappia riconoscere, come già osservato, l’unicità e la diversità delle persone, delle culture e delle religioni, senza distruggere la coesione delle comunità umane e arricchendo, invece, il benessere comunitario. Durante tutto il nostro mandato patriarcale siamo stati impegnati in prima linea nel costruire ponti di dialogo, non solo con i nostri dialoghi teologici inter-cristiani multilaterali e bilaterali e nelle nostre consultazioni e conferenze accademiche interreligiose, ma anche attraverso l’organizzazione di simposi internazionali e interdisciplinari, soprattutto nel campo della cura dell’ambiente, sempre con l’obiettivo di sostenere un’etica di solidarietà e riavvicinamento a tutti i livelli.
Il Patriarcato ecumenico sostiene da tempo i principi del dialogo come percorsi di guarigione e riconciliazione. Questi sentimenti sono stati magnificamente espressi nell’Enciclica del Santo e Grande Concilio della Chiesa Ortodossa, riunitosi nel giugno 2016: “il dialogo contribuisce allo sviluppo della fiducia reciproca e alla promozione della pace e della riconciliazione. La Chiesa si sforza di far sentire più concretamente sulla terra la pace dall’alto. La vera pace non si ottiene con la forza delle armi, ma solo attraverso l’amore che non cerca il proprio interesse (1Cor 13,5). L’olio della fede deve essere utilizzato per lenire e guarire le ferite degli altri, non per ravvivare nuovi fuochi di odio”.
Tuttavia non dobbiamo minimizzare, tanto meno deridere o respingere l’unicità dei nostri interlocutori, quando siamo impegnati nel dialogo. Sulla base del nostro modello trinitario, dobbiamo apprezzare – se non abbracciare – la loro differenza, poiché la loro diversità e particolarità non necessariamente portano alla separazione. Lungi dal distruggere l’unità, il dialogo ha il potenziale di arricchire la nostra esperienza di unità. Come osservato in un recente documento del Patriarcato ecumenico intitolato Per la vita del mondo: verso un ethos sociale della Chiesa ortodossa, entriamo in dialogo “sapendo che Dio si rivela in innumerevoli modi e con sconfinata inventiva, la Chiesa entra in dialogo dialogo… preparati ad essere stupiti e deliziati dalla varietà e dalla bellezza delle generose manifestazioni di bontà, grazia e saggezza di Dio tra tutte le persone”. In ultima analisi, siamo vicini gli uni agli altri più di quanto possiamo essere distanti o diversi. Detto altrimenti, c’è incomparabilmente più ciò che condividiamo e ci rende simili, di ciò che potrebbe separarci, se solo cominciassimo a vederci con occhi nuovi.
Distinta Assemblea, poiché ogni Persona divina all’interno del mistero trinitario è unica, anche noi dobbiamo incoraggiare i nostri fedeli cristiani, anzi il mondo intero, a scoprire l’unicità che il Dio d’amore ha creato in tutti noi; allo stesso tempo, siamo chiamati ad abbracciare l’unicità di coloro che ci circondano. È proprio nello scambio dialogico con gli altri che possiamo far questo. Solo nella misura in cui siamo capaci di guardare negli occhi un’altra persona, scopriamo anche in ognuno di noi una persona irripetibile ed eccezionalmente distinta. Questa nozione di “guardare negli occhi di un’altra persona” con sincerità, per la reciproca comprensione, collaborazione e accoglienza, è critica e fonte di ispirazione per il dialogo attuale. La dottrina della Santissima Trinità ci insegna che la nostra vita consiste proprio nell’intraprendere la nostra personale ricerca e avventura nella libertà e nel dialogo con coloro che ci circondano, per scoprire le nostre distinte potenzialità. Insieme a questa verità, c’è l’ abbraccio rivolto all’unicità di ogni persona, unicità sempre sorprendente, incessantemente invitante e infinitamente genuina.
In conclusione, la nostra preghiera è che possiamo continuare ad agire insieme nel dialogo aperto e nella solidarietà reciproca, rafforzare la nostra comune umanità in tutto ciò che facciamo, impegnarci senza riserve e sempre a trovare possibilità per risolvere tensioni e inimicizie e per rafforzare la pace nel mondo. Come abbiamo osservato in una Dichiarazione congiunta con Papa Giovanni Paolo II nel 1995, dichiariamo “senza esitazione che siamo a favore dell’armonia tra i popoli e della loro collaborazione… Possa il Signore guarire le ferite che tormentano oggi l’umanità e ascoltare la nostra preghiere e quelle dei nostri fedeli per la pace nelle nostre Chiese e in tutto il mondo”. Speriamo di poter continuare a essere tutti insieme costruttori di ponti e partner di dialogo, mentre guardiamo avanti verso un futuro migliore e più luminoso.