Il 7 ottobre si festeggia la Beata Vergine del Rosario. Papa Francesco guiderà la recita del rosario nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, domenica 6 ottobre alle 17, cui si aggiunge la giornata di lunedì 7, dedicata al digiuno e alla preghiera per la pace nel mondo.
Di fronte all’icona della Salus Populi Romani, papa Benedetto XVI ricordava nel 2008 come il santo Rosario non fosse una pia pratica ormai relegata al passato, ma una forma di preghiera che stava e sta conoscendo una nuova primavera. In un mondo così dispersivo, scriveva, “questa preghiera aiuta a porre Cristo al centro, come faceva la Vergine, che meditava interiormente tutto ciò che si diceva del suo Figlio, e poi quello che Egli faceva e diceva … Con Maria si orienta il cuore al mistero di Gesù. Si mette Cristo al centro della nostra vita, del nostro tempo, delle nostre città, mediante la contemplazione e la meditazione dei suoi santi misteri di gioia, di luce, di dolore e di gloria“.
Sarà utile approfittare di questa ricorrenza liturgica per riallacciarsi al Giubileo 2025 e parlare del rosario anche come preghiera del pellegrino. Una ricchissima forma di preghiera dovrebbe accompagnare le tante attività e iniziative di pellegrinaggio che le diocesi e le parrocchie stanno organizzando. Il rosario è davvero la sintesi degli obiettivi di un pellegrinaggio, perché porta tutto il nostro essere a ritrovare l’essenziale, ci ricorda da dove veniamo, dove andiamo e come dobbiamo andarci. Scriveva San Giovanni Paolo Il nella conclusione della bolla Incarnationis Mysterium (n. 14):
“La gioia giubilare non sarebbe completa, se lo sguardo non si portasse a Colei che, nell’obbedienza piena al Padre, ha generato per noi nella carne il Figlio di Dio… Mai si stancheranno i popoli di invocare la Madre della Misericordia e sempre troveranno rifugio sotto la sua protezione. Colei che, con il suo Figlio Gesù e con lo sposo Giuseppe, fu pellegrina verso il tempio santo di Dio, protegga il cammino di quanti si faranno pellegrini in questo anno giubilare… Voglia intercedere per il popolo cristiano, perché ottenga l’abbondanza della grazia e della misericordia, mentre gioisce per i duemila anni trascorsi dalla nascita del suo Salvatore“.
Il santo pontefice fa allusione a uno dei momenti della vita di Maria, ma tutta la sua vita è da considerare come pellegrinaggio verso la patria celeste, vissuto nella povertà, nella disponibilità e nell’obbedienza. Più che ad un pellegrinaggio concreto, esteriore, Maria ci invita a percorrere il pellegrinaggio interiore che è quello fondamentale e ci mette sulla strada giusta. Meditando con lei giorno dopo giorno tutti i misteri di Cristo, faremo insieme questo cammino spirituale che alla nostra morte si aprirà sulla visione definitiva di Dio.
Non dobbiamo dimenticarci che siamo chiamati all’incontro con Dio, fine ultimo e beatitudine dell’uomo: il rosario è così un’ottima preparazione a questa visione, che ci allena lo sguardo al mistero di Cristo, nostra salvezza. Incarnazione, redenzione e glorificazione, sono, sì, i misteri che contempliamo nel rosario, ma lo facciamo perché qualcosa di nuovo avvenga nella nostra vita. Il rosario è scuola di conversione. Ognuno di noi su questa terra è pellegrino e contemplare con il cuore di Maria mi costringe a un cammino di conversione. Pregare il rosario giorno dopo giorno, vuol dire lasciarsi conformare da Cristo e a Cristo, desiderare che sia fatta la sua volontà e non più la mia, avendo sempre come modello il fiat di Maria. La vera spiritualità non mette mai l’io al centro, ma sempre l’altro. È questo che ci insegna la preghiera contemplativa dei misteri del rosario. Il vero contemplativo non è colui che si ferma, nel chiuso di una stanza o una cappellina, a immaginare il volto di Gesù o della Madonna, ma colui che riesce a guardare ogni uomo e donna con gli occhi di Dio. In questo mondo, scriveva il teologo bizantino Nicola Cabasilas, “siamo tutti in gestazione per diventare creatura nuova. La vita futura non sarà più il tempo di plasmare l’occhio; dovremo arrivare con le orecchie già fatte… È l’esistenza presente l’officina di questa preparazione“. Per sollecitare questo processo, approfittiamo dell’anno giubilare che ci viene offerto come momento particolare di grazia.
Concludiamo con una frase di P. Gillet che fu Maestro dell’Ordine Domenicano. In una lettera del 1946 sul rosario scriveva: “Colui che troverà questo tesoro, questa perla nascosta che è il rosario, troverà la vita, e ciò che la renderà feconda“. È l’augurio più sincero che si possa fare.