Periodico di informazione religiosa

Perdono. Imparare dalla propria sofferenza

by | 27 Ago 2024 | Vita ecclesiale

L’Aquila. In occasione della 730a Perdonanza celestiniana, l’Azione Cattolica Italiana diocesana dell’Aquila, ha organizzato nel pomeriggio del 26 agosto una conferenza nella Chiesa di Santa Maria del Suffragio, dal titolo ‘Perdono. Imparare dalla propria sofferenza’, tenuta da Dom Michael Davide Semeraro, priore dell’abbazia benedettina sublacense cassinese di Novalesa.

L’evento, dall’alto spessore spirituale, ha visto la presenza dell’Arcivescovo di L’Aquila, mons. Antonio D’Angelo, del vice-sindaco della Città, Raffaele Daniele, dell’Assessore al turismo, Ersilia Lancia, del presidente diocesano di Azione Cattolica di L’Aquila Francesco Fazio, del rettore della chiesa del Suffragio, don Daniele Pinton, di numerosi sacerdoti e religiose, e delle autorità militari cittadine. Dom Semeraro è stato salutato inizialmente dal presidente di Azione Cattolica, e a chiusura della serata è intervenuto l’arcivescovo, ringraziando il priore per il suo profondo intervento – inserito, nei festeggiamenti in corso per la Perdonanza celestiniana. Mons. D’Angelo ha lodato la profondità delle parole del relatore, esortando tutti i presenti a far sì che la Perdonanza celestiniana non resti un evento annuale, ma sia vissuta quotidianamente come cammino di fede. Sulla stessa scia, l’iniziale intervento di saluto del Vice-sindaco ha sottolineato lo stretto connubio tra la vita di fede e le proposte civiche in questi giorni centrali di festa.

«Il perdono è una postura esistenziale». È stata questa una delle espressioni centrali dell’intervento che Fratel Michael Davide Semeraro ha offerto alle molte persone presenti presso la chiesa delle Anime Sante in piazza Duomo, ieri sera.

Semeraro ha trattato il tema: Perdono. Imparare dalla propria sofferenza; egli ha inquadrato la realtà del perdono come un «riposare», una «guarigione»; in un tempo in cui – e ne facciamo esperienza quotidianamente, nelle nostre relazioni, così come a livello internazionale – la violenza regna sovrana nel mondo. Tuttavia, quest’ultima è stata letta come «il frutto di una sofferenza»: cioè, come espressione di un disagio personale, che si manifesta in aggressività contro gli altri.

Il messaggio centrale che dom Michael Davide ha voluto consegnare all’assemblea riunita è stato questo: ciascuna persona umana è chiamata a compiere un cammino di perdono verso se stessa; solo in tal modo, sarà capace di perdonare gli altri, le ferite, la storia. Siamo tutti chiamati ad abbracciare i nostri limiti, a guardare con misericordia quelle tante imperfezioni che ci abitano, per essere poi misericordiosi verso la diversità dell’altro.

Il monaco benedettino ha citato – nel suo intervento – il pensiero di Dostoevskij; di numerosi Padri della Chiesa, cari alla tradizione monastica; della scrittrice Etty Hillesum. Tutto questo, al fine di presentare a ciascuno luminose testimonianze di perdono, riconciliazione, speranza e forza nella croce. Il fondamento della sua conferenza rimane radicato nelle Sacre Scritture: dai racconti della creazione e del peccato “originante”, alla missione del Figlio di Dio e Figlio dell’uomo – il quale – risorto da morte, chiama fratelli i suoi discepoli (cfr. Gv 20,17). Quest’ultima pagina evangelica ci invita, fortemente, a riflettere sul cuore della fede cristiana: il Signore chiama “fratelli” i discepoli, dopo aver subito il tradimento, il rinnegamento, l’abbandono e la passione. Conseguentemente, Semeraro ci ha fatto comprendere che il perdono è sempre frutto di un cammino.

I riferimenti del priore sono stati indirizzati all’esempio che ci offrono i tanti genitori, i quali, pur trovandosi di fronte agli errori dei propri figli, sono sempre capaci ci «comprendere», ben al di là del «semplice capire». Il nostro Dio – ha proseguito Semeraro – non conosce la realtà del male: Egli è puro bene; per questo usa sempre una misericordia smisurata verso tutti i suoi figli.

In prossimità dei giorni della Perdonanza celestiniana, la catechesi di ieri sera ci aiuta a entrare nelle profondità dell’amore trinitario, il quale infrange sempre le barriere del peccato, dell’ingiustizia, della violenza, dell’orrore.

 

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