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Mons. Orlando Antonini celebra la Santa Messa a Collemaggio in diretta su Rai1

by | 18 Ago 2024 | Vita ecclesiale

Il Nunzio Apostolico Mons. Orlando Antonini, Arcivescovo titolare di Formia, ha celebrato la Santa Messa della XX domenica del Tempo Ordinario nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, trasmessa in diretta su Rai1. Hanno concelebrato: il Can. Sergio Maggioni, Cancelliere Arcivescovile, il Can. Renzo D’Ascenzo, Penitenziere emerito dell’Aquila e Mons. Stefano De Paulis, Rettore della basilica di Collemaggio. Sia in questa domenica, come anche per la Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, sempre dalla basilica di S. Maria di Collemaggio, con la diretta su Rai1 della S. Messa presieduta dall’Arcivescovo dell’Aquila Mons. Antonio D’Angelo, la liturgia è stata preparata dall’Ufficio Liturgico diocesano, diretto da Don Martino Roberto Gajda.

Riportiamo il testo dell’omelia tenuta da Mons. Antonini: 

“Carissimi tutti e voi che ci state seguendo in trasmissione. La parola di Dio che abbiamo ascoltato è una catechesi sull’Eucarestia, sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù. È lui che l’ha voluta, perché desidera, come lui stesso ha detto, di “essere con noi tutti i giorni – anche fisicamente, benché sacramentalmente – fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Aveva profetizzato l’Eucarestia secoli prima il libro dei Proverbi della prima lettura: ‘La Sapienza ha imbandito la tavola… Essa dice: Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato’ (Pv 8,31). E poco prima nello stesso passo si legge che quando Dio creando il mondo aveva il Figlio con lui “come architetto”, questi agiva ponendo “le sue delizie tra i figli dell’uomo”. Gesù dunque si delizia a ‘stare coi figli dell’uomo’, con noi. Del resto, come osserva S. Giovanni della Croce, “se l’anima cristiana è alla ricerca di Dio, molto più Dio è alla ricerca di lei…” (Cantico Sp., Str. 27). Così, nel paradiso, dice S. Luca, per quelli che lo hanno ri-amato Gesù “si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc. 12,37).

È nel Giovedi Santo dell’Ultima Cena che il nostro Signore Gesù ha istituito questo sacramento sotto le specie del pane e del vino, che diede agli Apostoli in nutrimento spirituale e lavò loro i piedi in segno di umile servizio e di amore. Ebbene, carissimi, è proprio questo gesto di amore, il mistero più grande e più intimo per noi, e perciò nei primi secoli protetto dalla cosiddetta ‘disciplina dell’arcano’, che è stato vilmente parodiato all’inaugurazione dei Giochi Olimpici di quest’anno, in nome dell’inclusione. Atto codardo quella parodia da parte degli organizzatori, perché sanno che ne usciranno senza alcun danno e perché l’amore dei nemici è la carta d’identità del cristiano. È stato ben scritto che “la nobile difesa dell’inclusione maschera in realtà il desiderio tutt’altro che nobile di ripudiare l’eredità culturale che ci definisce come civiltà”. 

Chiediamo alla Madonna Assunta in cielo, Titolare di questa basilica, ed a S. Pietro Celestino che fece alla Chiesa il grande dono della Perdonanza, che ci aiutino, tra altre necessità, anche ad affrontare questo momento storico di inizio, diciamolo, di una nuova persecuzione. Sì, carissimi. Una persecuzione cruenta è tuttora in atto nel Medio Oriente, in Asia e in Africa, dove i cristiani, e soltanto i cristiani, vengono uccisi in quanto cristiani. Ma tempo fa papa Francesco ha detto che “esistono persecuzioni sanguinarie, come essere sbranati da belve per la gioia del pubblico sugli spalti o saltare in aria per una bomba all’uscita da Messa. E persecuzioni in guanti bianchi, ammantate di ‘cultura’, quelle che ti confinano in un angolo della società, che arrivano a toglierti il lavoro se non ti adegui a leggi che vanno contro Dio Creatore”. Appunto come nei nostri paesi occidentali: qui la persecuzione esiste in una forma sottile: noi cristiani siamo divenuti bersaglio di attacchi e di derisione a causa della nostra fede e dei nostri principi morali circa la famiglia, la vita, la sessualità, ecc. Protestare per tali attacchi è nostro democratico diritto. Al contempo, vediamo cosa dice la parola di Dio. S. Pietro, I lettera, capitolo quarto: “Carissimi, non siate sorpresi per l’incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano” (1 Pt. 4,12-16). Ciò significa che questi attacchi sono per noi la normalità, utili a provare la nostra fede. Ecco perché gli apostoli, fustigati per aver cominciato ad annunciare Cristo, “se ne andarono dal sinedrio – dice il testo – lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù”. Oltraggiati per il nome di Gesù naturalmente, non per altri motivi. Infatti lo stesso S. Pietro subito dopo soggiunge: “Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca: glorifichi anzi Dio per questo nome”. 

Ora certo, nel corso della loro bimillenaria storia i cristiani hanno offerto alla nostra civiltà, forgiandola, un innegabile contributo di santità, di carità, di cultura e di arte, ed hanno anche peccato e peccano, sia in capite che in membris, di gravi infedeltà, a volte con la loro condotta facendo ‘bestemmiare il nome di Dio tra le genti’. Sì, ma è anche certo che se i cristiani si comportassero sempre esemplarmente, l’opposizione a Cristo si produrrebbe lo stesso. Anzi sarebbe più virulenta. E in fondo, il nostro cattivo esempio varrà davanti al tribunale di Dio come attenuante per coloro che ora irridono Cristo e ci perseguitano. È il Vangelo stesso che provoca. Gesù Cristo è posto a ‘segno di contraddizione’. Lo esplicava bene nel secondo secolo l’autore della Lettera a Diogneto. “I Cristiani – scriveva – rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. La carne, anche se non ha ricevuto alcuna ingiuria, si accanisce con odio e fà la guerra all’anima, perché questa non le permette di godere dei piaceri sensuali; allo stesso modo il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto nessuna ingiuria, per il solo motivo che questi sono contrari ai piaceri. L’anima ama la carne e le membra pur essendone odiata; così pure i cristiani amano chi li odia.”. 

Carissimi, abbiamo sentito Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”. La Vergine Maria sostenga il nostro proposito di rimanere in Gesù Cristo, nutrendoci della sua Eucaristia e diventando, a nostra volta, pane spezzato per i fratelli. È proprio questo nostro rimanere in Gesù che ci capacita a perdonanarci vicendevolmente, come anche lo comporta la Perdonanza celestiniana. Amen”. 

Orlando Antonini

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